I consensi sempre più in salita, la nuova segretaria, Elly Schlein, la prima donna, ma non primadonna, l’Assemblea in cui lo sconfitto alle primarie (nei gazebo) è stato eletto presidente dello schieramento, eppure i problemi, nel Partito democratico. Niente di irreparabile, almeno secondo Stefano Bonaccini, che ieri ha chiesto calma e pazienza ai suoi in una videocall. Ci sono, infatti, da trovare i nuovi capigruppo a Camera e Senato da eleggere, e la leader ha già deciso chi saranno, e li ha proposti: al posto di Debora Serracchiani Chiara Braga, a Simona Malpezzi potrebbe succedere Francesco Boccia, ma per l’ex ministro del governo Conte II c’è stato qualche problema.
Non c’è, però, solo questa partita da giocare all’interno del Nazareno. L’idea della deputata italo americana, infatti, è quella di creare un governo ombra, come succede, per esempio, in Gran Bretagna, per colmare le lacune di quello che è il vero esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Non ci saranno, dicono da Repubblica, solo parlamentari, ma anche tecnici che possano studiare meglio i dossier caldi, uno su tutti quello che riguarda la transizione ecologica e l’emergenza climatica, due temi collegati che stanno molto a cuore a Schlein.
Lo scoglio dell’Assemblea, quella in cui ci sono state le nomine, specialmente della Direzione e del presidente dello schieramento – che è diventato Stefano Bonaccini, eletto per acclamazione e dopo che si è arrivati a una sintesi con la neo segretaria, Elly Schlein, che proprio il presidente dell’Emilia Romagna ha battuto alle primarie, nei gazebo -, è stato superato senza fatica e con un monito ben chiaro: stop alle correnti, serve unione nel Partito democratico.
Qualcosa, però, ora che i sondaggi danno lo schieramento del Nazareno in rapida ascesa, e lontano di soli dieci punti percentuali da Fratelli d’Italia della premier Giorgia Meloni, pare essere cambiato. Con il nuovo corso, e non se n’è mai fatto un mistero, servono anche due nuovi capigruppo a Camera e Senato, un tema che non metterebbe del tutto d’accordo i parlamentari più vicini al governatore emiliano (non proprio lui, quindi) e la deputata italo americana.
Una sorta di sotto-corrente, capeggiata dall’attuale presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, non vedrebbe di buon occhio la scelta di Schlein di non arretrare su quelli che saranno i sostituti di Debora Serracchiani a Montecitorio e Simona Malpezzi a Palazzo Madama, e nonostante i patti fossero chiari fin da subito tra i due sfidanti.
Al centro della riunione di ieri, in videocall, partendo proprio da questo presupposto, Bonaccini è stato sincero con i suoi (non era presente neanche colei che lo ha appoggiato più di tutti, Pina Picierno) da Modena prima di volare per il Texas: oltre alla calma e alla pazienza, ma anche all’unità e alla collaborazione a cui ha fatto appello, lo sconfitto nei gazebo ha detto che sarebbe stato necessario attendere fino a quando la partita sarebbe stata giocata fino alla fine, e, infatti, secondo ambienti parlamentari, la segretaria ha proposto proprio Chiara Braga come numero uno dei deputati dem, e Francesco Boccia dei senatori, così come era nei suoi piani prima di questi mal di pancia, che il suo sfidante, a cui ha fatto anche da vice prima di candidarsi per il Parlamento, c’erano.
Proprio l’ex ministro per gli Affari regionali e le Autonomie del secondo governo guidato da Giuseppe Conte è stato uno dei più in bilico, perché di fatto c’era anche Cecilia D’Elia, zingarettiana ma anche molto vicina all’ex pasionaria di Occupy Pd, in lizza per il ruolo che è (ancora per poco) di Malpezzi. È sempre sembrato davvero inverosimile che riuscisse a spuntarla contro il coordinatore della mozione Schlein alle primarie, che gode dell’appoggio dei gruppi al Senato, e quindi la neo segretaria non è tornata indietro rispetto alla sua decisione.
Quindi, forse, una faida interna è stata anche ridimensionato, perché Bonaccini ha chiesto pazienza ai suoi anche perché Schlein, secondo quanto ha raccontato Repubblica, sta preparando una sorta di governo ombra che possa calmare le lacune di quello effettivamente in carica, guidato da Giorgia Meloni, in cui potrebbero avere un peso importante anche le donne e gli uomini che hanno appoggiato il numero uno dell’Emilia Romagna.
Dei dodici posti a disposizione, divisi per aree tematiche, tre o quattro potrebbero andare all’ala riformista del Partito democratico, e quindi proprio a quegli esponenti che hanno sposato la linea dello sconfitto alle primarie, mentre altri dovrebbero essere di spettanza di tecnici, come in un governo vero e proprio. Uno dei più caldi, e dei più cari alla neo segretaria, per esempio, ovvero quello riguardante la transizione ecologica e l’emergenza climatica potrebbe essere affidato a un esperto di tutto rispetto, o per lo meno così si augurano dal Nazareno, che sta continuando a preparare la partita in vista, sì, delle europee del prossimo anno, ma anche delle politiche, che probabilmente si faranno tra quattro anni e mezzo.
L’idea, ripresa dalla politica della Gran Bretagna, in realtà, non è nuova neanche all’interno del Pd. Già Walter Veltroni, dopo aver perso contro Silvio Berlusconi e il Popolo delle Libertà nel 2008, aveva formato una cabina di regia divisa per temi, ma il suo successore, Dario Franceschini, aveva poi abbandonato il progetto che, ancora, era stato proposto in primis da Achille Occhetto nel 1989 quando il governo di Ciriaco De Mita era in crisi e si stava per avvicendare con l’ennesimo guidato da Giulio Andreotti.
L’esecutivo ombra, come si può intuire e non dal nome, non ha solo luci, anzi. Si tratta sicuramente di un progetto ambizioso che più volte è tramontato, ma che Schlein vuole rimettere in piedi per tenersi pronta, e soprattutto per far capire che il nuovo corso dello schieramento dem non lo è solo a parole, ma conta molto anche sui fatti.
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