Si è fermata prima di arrivare in aula, alla Camera, la proposta di legge del Partito democratico per le detenute madri. Dopo la bagarre scoppiata in commissione Giustizia, infatti, i deputati dem, una su tutti la prima firmataria e capogruppo proprio a Montecitorio, Debora Serracchiani, hanno ritirato la pdl perché, hanno detto, “la destra voleva stravolgerla”. Con il Pd si è schierato anche il frontman del terzo polo e leader di Azione, Carlo Calenda, che ha ritenuto “una battaglia giusta” quella fatta dal suo vecchio schieramento. Discorso diverso, invece, per la Lega, che ha attaccato i dem dicendo loro di vergognarsi e che stanno dalla parte delle borseggiatrici.
Proposta con l’intento di evitare che neonati e bambini vivano in carcere con le proprie madri (sono 24 i piccoli al 23 febbraio, secondo i dati del ministero della Giustizia), gli emendamenti proposti e passati per opera della meloniana Carolina Varchi snaturavano di fatto la proposta, prevedendo, invece, il carcere per le madri in caso di recidiva e cancellando il differimento della pena per le donne incinte o con un figlio che abbia meno di un anno.
La battaglia, neanche a troppo a distanza, tra maggioranza e opposizioni da ieri, ma soprattutto da oggi, si è combattuta non più sul tema dell’immigrazione, ma sulle carceri, nella fattispecie sui bambini, neonati per lo più, che sono costretti a vivere in stato di reclusione con le loro madri. Secondo i dati, aggiornati al 23 febbraio del 2023, del ministero della Giustizia, sono 24, al momento, i piccoli che vivono con le 21 mamme in cella, e l’intento del Partito democratico, che aveva presentato una proposta di legge con Debora Serracchiani come prima firmataria, e con il pieno appoggio anche di Enrico Costa di Azione, quindi del terzo polo, era proprio quello di evitare che ce ne fossero di nuovi, anzi che non ci stessero neanche loro.
Eppure qualcosa è andato storto, e poco prima che il testo arrivasse effettivamente in aula – l’esame era previsto per lunedì prossimo – perché venisse discusso da tutti i deputati e non solo da quelli della commissione Giustizia. È proprio là, in effetti, che il procedimento si è ingolfato, meglio che la proposta è stata snaturata rispetto all’intento originario, e quindi il Pd ha di fatto deciso di ritirarla.
Con un blitz di circa un mese fa della relatrice del provvedimento, la deputata di Fratelli d’Italia Carolina Varchi, infatti, si sono proposti e poi approvati degli emendamenti che andavano nel senso opposto, peggiorando anche la legge in vigore dal 2011 che, invece, prevede che le detenute madri scontino la pena con i loro figli negli Icam, ovvero gli istituti “a custodia attenuata”. Con il testo modificato, in presenza di una recidiva la donna incinta o con un figlio piccolo, che ha ottenuto di non andare in carcere, sarebbe dovuta andare a scontare la pena nuovamente negli istituti preposti, senza che un magistrato di sorveglianza decidesse, ma non solo, perché non ci sarebbe stata neanche la possibilità di differire la pena (come invece accade) oggi.
“Abbiamo deciso di ritirare la nostra proposta di legge sulle detenute madri dalla commissione Giustizia della Camera. Eravamo a un passo dall’introdurre nel nostro sistema una legge di civiltà per fare in modo di non vedere mai più bambine e bambini dietro le sbarre. Con la forzatura della destra di oggi il testo è stato stravolto e purtroppo con queste norme l’obiettivo della nostra proposta è stato cancellato“, hanno spiegato i membri del Pd della commissione Giustizia alla Camera, come già aveva detto anche Alessandro Zan, un altro deputato dei dem. “Se vogliono norme per più bambine e bambini in carcere si facciano da soli la legge. La destra ancora una volta mostra la sua totale insensibilità, una vergogna“.
Con le modifiche della destra “non solo non riusciamo a far uscire dal carcere i bambini ma ce ne saranno di più. Per questo abbiamo dato un segnale alla maggioranza sorda alle istanze del Paese e della minoranza ritirando il testo perché non vogliamo avere nulla a che fare con queste posizioni di inciviltà e lo abbiamo fatto rinunciando a portare il testo in aula“, ha detto invece Serracchiani. Come lei, poi, sono in tanti che nel partito del Nazareno si sono scagliati contro la maggioranza di centrodestra, che ha trovato, però, anche l’appoggio di Carlo Calenda.
Il frontman del terzo polo, riprendendo un tweet di Elena Bonetti, infatti, ha sposato la definizione che l’ex ministra ha dato del comportamento della maggioranza definendolo immorale, spiegando anche che la battaglia del Pd è da considerarsi giusta. Ma dalla parte dello schieramento dem si sono schierati anche dall’alleanza Verdi e Sinistra, che con Devis Dori ha fatto sapere che la maggioranza si è comportata in maniera sleale.
A pensarla in maniera diversa, sono i parlamentari della Lega. Il sottosegretario alla Giustizia in quota Carroccio, Andrea Ostellari, è stato il primo a puntare il dito contro il Partito democratico, accusandolo di “rinunciare al confronto e non voler cambiare nulla per pura ideologia“. Non solo, però, perché per lui “ritirando le firme, il partito di Elly Schlein sceglie ancora una volta di stare dalla parte sbagliata e conferma di volere l’impunità per ladre e borseggiatrici incinte. Nessun problema: la Lega presenterà un nuovo testo e manterrà l’impegno preso con gli italiani“.
Ancora più duri, poi, sono stati i due capogruppo del partito di Matteo Salvini, Massimiliano Romeo, presidente dei senatori leghisti, e Riccardo Molinari, di Montecitorio. “Se c’è qualcuno che specula sui bambini e usa la gravidanza per bieca ideologia è proprio il Pd. È una vergogna che Schlein, Serracchiani e tutto il partito preferiscano salvare le borseggiatrici dal carcere usando i bambini come scudo. Obiettivo primario della Lega, invece, è salvare questi bimbi dall’isolamento e dal degrado sociale“, hanno fatto sapere i due.
Più o meno dello stesso avviso anche Tommaso Foti, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia: “Le parole con cui il Partito democratico sta strumentalizzando i bambini sono semplicemente vergognose. Non basta continuare ad attaccare il governo sulla tragedia di Cutro, dopo che i dati dimostrano come la percentuale di salvataggi con l’esecutivo Meloni sia molto più alta rispetto ai precedenti. Ora la strumentalizzazione dei più piccoli si sposta sulla vicenda delle donne detenute e i loro figli“.
“Le uniche modifiche apportate da Fratelli d’Italia al testo della legge sui bambini in prigione – ha spiegato – riguardano le donne recidive che sfruttano la maternità per eludere il regime carcerario. Non accettiamo lezioni di morale da chi ha avuto dieci anni per risolvere una questione così delicata e ora è capace solo di prendersela con una maggioranza parlamentare insediata da pochi mesi“.
Quanto a Forza Italia, che aveva proposto degli emendamenti che andavano, ancora una volta, nel senso opposto rispetto a quelli dei colleghi del centrodestra, e che poi sono stati ritirati, il vicepresidente dell’aula di Montecitorio in quota azzurra, Giorgio Mulè, ha spiegato a Tagadà su La7, che “i bambini nascono nella mangiatoia per stare al Vangelo, ma di certo non nascono in carcere: nascono in ospedale“. Per lui, infatti, non possono né nascere, né crescere in carcere, ma “ci possono essere e ci sono già soluzioni alternative al carcere, penso alle case famiglia cioè a luoghi controllati dalla Polizia Penitenziaria che non hanno le sbarre ma garantiscono ugualmente la sicurezza per la collettività. I bambini non devono iniziare a conoscere il mondo guardandolo da dietro alle grate, però è oggettivo che il problema ci sia e che la soluzione vada trovata. Ma sicurezza e diritti dei bambini possono andare di pari passo“, ha concluso.
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