E lo fa ripartendo dai temi della guerra e del sostegno al popolo ucraino, in quella che appare una sfida a distanza con Conte e M5S su pacifismo e strategia per giungere alla fine del conflitto.
Enrico Letta ha deciso di far scendere in piazza il Partito Democratico nell’iniziativa “Non c’è vera pace senza verità. Non c’è verità senza libertà”, che si riunirà giovedì 13 alle 18.30 di fronte alla sede romana dell’ambasciata russa in Italia.
Ridurre il distacco tra partito e popolazione è uno dei punti cruciali sui quali dovrà lavorare il nuovo corso del PD se vuole tornare a catturare il consenso degli elettori di sinistra. Intanto il segretario Letta avvia il nuovo corso Dem avvallando la partecipazione del partito alla manifestazione per la pace di giovedì sera a Roma.
Sembra chiara la volontà di gareggiare con il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte per definire quale gruppo rappresenti il popolo della sinistra. L’ex presidente del Consiglio sarà presente al corteo per la pace indetto per novembre da Europe for peace, senza tuttavia simboli di partito al fine di depoliticizzare e allargare il più possibile l’evento.
La manifestazione di giovedì invece eviterà quella equivalenza tra aggredito e aggressore in nome di una generica e astratta pace, posizione in cui è inseribile proprio Conte, bensì riproporrà con forza l’assunto per cui il ritiro delle armate russe dal suolo controllato da Kiev e la cessazione di ogni forma di ostilità sia l’unica via per una vera, giusta e duratura pace. La responsabilità russa sarà evidenziata anche dal luogo scelto per il raduno: l’ambasciata russa in Italia.
D’altronde l’occasione può essere un ottimo momento di rilancio per il partito di centrosinistra in quanto le istanze portate avanti dal corteo si sovrappongono alla perfezione con quanto fatto dal PD in questi mesi di conflitto. Come detto, si esige l’immediato cessate il fuoco con annesso ritiro delle truppe moscovite dal teatro ucraino, la de-escalation bellica, la ripresa del percorso di disarmo e non proliferazione degli ordigni atomici, la piena autonomia e sovranità dell’Ucraina secondo i suoi confini antecedenti il 2014 (anno della conquista russa della Crimea).
La scelta di Letta permette anche al partito di ricompattarsi, viste le molte frange che la debacle elettorale ha portato a galla, evidenziando le numerose fratture interne di un partito forse dalle anime troppo plurime per poter esprimere una identità unica e condivisa.
Soprattutto la decisione frena le spinte centrifughe dell’ala sinistra della formazione, quella più incline a trovare un nuovo accomodamento con Conte per proseguire l’esperienza del campo largo progressista avviata nel governo Conte II.
In una paradossale lotta per la pace tra partiti, Marco Furfaro, responsabile PD dei rapporti con il mondo associazionista e movimentista, rivendica la presenza del Partito Democratico in ogni piazza riunita per chiedere la pace in Ucraina.
Rincalza Lia Quartapelle, responsabile Esteri, che ribadisce come la pace, in questo frangente storico, significhi solidarietà con il popolo aggredito di Kiev, altrimenti si fa solo polemica e si ridimensiona il sopruso dell’aggressore.
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