Il caro bollette è il primo problema nell’agenda del governo di Giorgia Meloni, la “priorità”, come lei stessa l’ha definita fin dai tempi della campagna elettorale. Carlo Calenda e il terzo polo si sono fatti avanti con una proposta da 40 miliardi di euro per risolvere il problema, rivolta sia alla leader di Fratelli d’Italia sia a Enrico Letta e al Partito Democratico.
Le elezioni sono finite, la squadra di governo è in via di composizione, con tutte le incertezze del caso, ma l’Italia, come tutta l’Europa, si trova a dover risolvere un problema che più che un elefante nella stanza è il mostro nella cassetta delle lettere degli italiani. Sì, perché il caro bollette ci riguarda tutti, anche i vertici dello Stato e Meloni sa di non poter fallire. Mentre le contrattazioni e i dialoghi a livello europeo vanno avanti, Calenda ha portato avanti la proposta del terzo polo per risolvere una situazione sempre più intricata.
Il peso del potere probabilmente si sta già facendo sentire sulle spalle e la scrivania di Meloni, ma lo sapeva già in partenza e l’ha anche accettato. Tra scartoffie, telefonate, ipotesi e numeri, la prima questione spinosa da risolvere è sicuramente quella relativa il caro bollette, derivante dalla crisi energetica e quindi dalla guerra tra Russia e Ucraina.
L’Europa si sta muovendo comunque, perché è necessario dare una risposta unitaria e che arrivi direttamente a casa delle famiglie nelle loro comprensibili difficoltà di fine mese. E soprattutto Meloni sta passando al vaglio una serie di soluzioni interne ed esterne per dipanare la matassa, anche mandando in prima linea Mario Draghi, nemico giurato di governo fino all’altro ieri. Il tetto al prezzo del gas e il disaccoppiamento proprio tra il gas e l’energia elettrica sarebbero i provvedimenti più efficaci, ma non è così facile mettere d’accordo esigenze, visioni, linee differenti tra gli Stati dell’Ue. E senza lasciare indietro nessuno.
Proprio per questo, Calenda ha deciso di farsi sentire e di non restare al calduccio dell’opposizione, a cui è stato confinato dai risultati delle urne. Il frontman del terzo polo ha presentato, infatti, la proposta del suo sodalizio politico. Si tratta di un piano da 40 miliardi che è stato avanzato alla Camera con Mara Carfagna, Matteo Richetti e Luigi Marattin, inviata direttamente anche a Meloni e Letta.
Il numero uno di Azione ha anche detto senza peli sulla lingua: “Non c’è più tempo. Meloni chiarisca se è whatever it takes per un intervento sulle bollette”. Non gratis l’intervento di Calenda. Infatti, non ha fatto mancare un attacco diretto alla flat tax e alle proposte che la coalizione di centro-destra ha in cantiere, bollandole come “amenità” e chiedendo di accantonarle, perché “farebbero saltare in aria il Paese”.
Le riforme che per tutta la campagna elettorale ha portato avanti la destra avrebbero un costo di 60 miliardi circa, mentre la strategia di Calenda per la crisi energetica richiederebbe di sborsarne ‘solamente’ 40.
Semplificando ai massimi livelli, si tratta di un taglio radicale delle bollette che avverrebbe tramite l’imposizione di diversi tetti al costo dell’energia. In particolare, quello della bolletta elettrica sarebbe fissato a 150 euro/MWh, e avrebbe un costo di 15,7 miliardi di euro. Invece, quello relativo la bolletta del gas si fermerebbe a 100 euro/MWh, e necessiterebbe di 23 miliardi. Il piano avanzato da Calenda mirerebbe a coprire l’intero inverno fino a marzo 2023.
Sicuramente il tema delle coperture finanziare è un po’ più complicato, ma intanto già 10 milioni si troverebbero con il tesoretto lasciato in eredità a Meloni, menzionato in diverse occasioni e che arriverebbe in mano alla presidentessa del Consiglio in pectore direttamente dal governo Draghi. Altri 5 miliardi tornerebbero, inoltre, dalla crescita economico che la misura porterebbe in dote.
Un piano ambizioso, sicuramente, che comunque Calenda ha accompagnato con progetti strutturali riguardanti le infrastrutture. Si tratta di capisaldi della sua campagna elettorale, come il completamento dei rigassificatori di Ravenna e Piombino, la costruzione dell’impianto di compressione a Sulmona, o anche l’aumento dei siti di stoccaggio. Altro tema caro al leader di Azione è portare a termine il gas release.
Insomma, il frontman del terzo polo ci ha messo la faccia con una proposta concreta e vedremo se verrà ascoltato dal governo nascente e ben accolto dalle altre forze di opposizione, a partire dal Partito Democratico. Di certo, il caro bollette dovrà trovare una soluzione nei prossimi giorni e in queste ore l’Europa sta ragionando in maniera sempre più fitta sul problema. Andare avanti come cani sciolti non può essere la soluzione, e neanche lasciare sole le famiglie italiane in questo triste e delicato momento storico.
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