L’Unione europea, meglio la Commissione europea, risponde all’sos lanciato dall’Italia e dal nuovo governo di Giorgia Meloni sulla questione della gestione dei migranti. Il piano ideato dall’organo esecutivo presieduto da Ursula von der Leyen è basato su venti punti e poggia su tre pilastri: ridurre la migrazione irregolare e non sicura, fornire soluzioni alle sfide emergenti nel settore della ricerca e del salvataggio, e rafforzare la solidarietà tra gli Stati membri, riequilibrando le responsabilità nell’accoglienza.
Soddisfazione da parte del nostro ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, che venerdì 25 novembre parteciperà al Consiglio straordinario Giustizia e Affari interni in cui si parlerà, appunto, della gestione dei flussi migratori lunga rotta del Mediterraneo centrale. “Sono convinto che si tratti di una valida traccia di lavoro comune“, ha detto il numero uno del Viminale.
Alla fine, il lungo braccio di ferro del governo italiano, presieduto da Giorgia Meloni, con le navi delle Ong, che è costato anche un incidente diplomatico di non poco conto con la Francia in merito alla Ocean Viking, ha avuto un senso. E proprio quello che si auspicavano dall’esecutivo e Matteo Piantedosi, ministro degli Interni, in particolare: richiamare l’attenzione dell’Unione europea sui flussi migratori nel Mediterraneo centrale.
Non solo perché è stato indetto un Consiglio straordinario dei 27 sul tema, ma anche perché la Commissione europea a venerdì 25 novembre non arriverà impreparata, anzi: il contrario. In un documento di 20 punti che verrà presentato ai membri, l’organo esecutivo di Ursula von der Leyen ha accelerato le cose puntando alla riduzione dell’immigrazione irregolare e non sicura, fornendo soluzioni alle sfide emergenti nel settore della ricerca e del salvataggio, e rafforzando la solidarietà tra gli Stati membri, riequilibrando le responsabilità.
Tra i punti di maggiore interesse, specialmente per l’Italia, c’è sicuramente quello che riguarda l’obbligo di soccorso in mare, anche se verranno disposte delle nuove regole per le navi delle organizzazione non governative che coinvolgano gli Stati di bandiera, ma pure un investimento nel Nord Africa di almeno 580 milioni di euro.
D’altronde, che proprio questa rotta stia tornando a essere un problema se ne sono accorti anche in Europa. Nel presentare il piano a Bruxelles, Ylva Johansson, la commissaria agli Affari interni, ha detto che “gli ultimi eventi confermano che la situazione è insostenibile. È una delle rotte con più ingressi irregolari di migranti e una delle più pericolose“.
A preoccupare sono soprattutto gli ingressi, raddoppiati rispetto all’anno scorso, e che obbligano, quindi, anche a un aumento degli sforzi congiunti. “È fondamentale che ci sia un maggiore coordinamento tra gli Stati costieri, gli Stati di bandiera, le Ong e altri attori del settore – ha detto ancora Johansson -. In questo aspetto, penso che sia importante continuare a esplorare le vie da seguire“.
Nel merito, invece, del piano, il primo pilastro prevede una maggiore collaborazione con i Paesi partner e con le Ong, quindi si rafforzeranno le capacità di Tunisia, Egitto e Libia in modo che ci sia una gestione migliore delle frontiere e della migrazione. Non solo ci sarà una lotta al traffico di persone, ma anche un impegno diplomatico per i rimpatri, intensificando anche “i percorsi legali verso l’Unione europea“.
Per quanto riguarda, poi, il salvataggio, verrà utilizzato “un approccio più coordinato alla ricerca“, ovvero proposte delle misure che serviranno a rafforzare la cooperazione e il coordinamento tra gli Stati dell’Ue e tutti gli altri attori in scena, siano essi privati come le organizzazioni non governative, o non lo siano. Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, dovrà valutare insieme ai Paesi membri quella che è la situazione nel Mediterraneo centrale, ma verrà garantito anche un coordinamento con l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, l’Unhcr, e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, l’Oim.
“Il piano suggerisce che debbano essere promosse delle discussioni da parte dell’Organizzazione marittima internazionale sulla necessità di un quadro specifico e sull’importanza di redigere alcune linee guida per le navi con particolare attenzione alle attività di ricerca e salvataggio, soprattutto alla luce degli sviluppi nel contesto europeo“, si legge ancora nel documento della Commissione europea.
Quanto al terzo e ultimo pilastro, quello che prevede l’attuazione di un meccanismo di solidarietà tra Stati, si fa riferimento alla dichiarazione firmata il 22 giugno scorso, ma si propone un’accelerazione nell’attuazione “anche per fornire un sostegno rapido agli Stati membri che ricevono gli arrivi via mare, migliorando la flessibilità, snellendo i processi e attuando il finanziamento di misure alternative di solidarietà“.
Uno dei primi a commentare il documento della Commissione europea è stato il ministro Piantedosi che, come abbiamo già detto, venerdì sarà impegnato a Bruxelles per il Consiglio straordinario di Giustizia e Affari Interni. “Sono soddisfatto per i contenuti del Piano di azione per il Mediterraneo centrale“, ha detto il titolare del Viminale.
A suscitare la soddisfazione è soprattutto il fatto che si metta “al centro della discussione alcune importanti questioni in tema di questione dei flussi migratori e lo fa nella prospettiva già auspicata dal governo italiano“. Insomma, si tratta di una vittoria che ha spinto il ministro a parlare di “una valida traccia di lavoro comune“.
Piantedosi ha sottolineato anche quali sono le tematiche che più interessano all’Italia, ovvero “la condivisione dell’esigenza di una più intensa cooperazione con i Paesi di origine e transito dei flussi migratori, anche attraverso la realizzazione di specifici programmi europei di investimenti su quei territori” e il “riferimento a una implementazione del meccanismo di solidarietà adottato nel giugno scorso, in considerazione del fatto che la sua applicazione concreta, fino a oggi, ha dato per l’Italia risultati assolutamente insufficienti“.
Non solo, però, perché per il numero uno del Viminale è importante anche l’attività di coordinamento delle attività di ricerca e soccorso nelle aree Sar, che così obbligherà anche gli Stati di bandiera ad avere un ruolo attivo. Da venerdì, ha concluso il successore di Luciana Lamorgese, si lavorerà “per ogni ulteriore arricchimento del piano di azione europeo“.
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