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Cultura

Il Piccolo Principe festeggia 80 anni con una nuova edizione

Il Piccolo Principe spegne la sua ottantesima candelina e, in occasione di un compleanno così importante, è stata pubblicata una nuova edizione, edita da il castoro, illustrata da Chris Riddell e tradotta da Chiara Carminati. Ecco cosa dobbiamo aspettarci.

Il Piccolo Principe-Nanopress.it

Il Piccolo Principe ha commosso intere generazione, ha fatto sognare milioni di persone, ma anche riflettere tantissimi lettori. Sì, perché l’opera, a molte persone, ha aperto davvero gli occhi verso un nuovo mondo – pardon, un nuovo Pianeta – fatto di desideri realizzabili, di passioni ritrovate, di scelte impossibili che diventano possibili improvvisamente. La nuova riedizione, in questo senso, potrebbe aprire ulteriori porte.

Il Piccolo Principe: tutte le riedizioni

Chi non conosce il Piccolo Principe? Nessuno probabilmente. Ci troviamo davanti a un’opera letteraria – curata da Antoine de Saint-Exupéry, pubblicata il 6 aprile del 1943 e annoverata tra più celebri del XX secolo e tra le più vendute della storia – che in tanti hanno provato a imitare, da cui qualcuno ha tratto spunto e che qualcun altro ha voluto riproporre negli anni.

Possiamo provare a citare (solo) le edizioni italiane. La prima risale all’ormai lontanissimi ’49, a cura di Nini Bompiani Bregoli, che ne curò la tradizione e la seconda nel ’58. La terza affonda le sue radici negli anni ’90, in una letteratura decisamente più moderna: era il 1994 precisamente e Nico Orengo – compianto scrittore, giornalista e poeta – si occupò della sua prefazione. Cosa che fece, circa otto anni dopo, anche Isabella Bossi Fedrigotti (già finalista, tra le altre cose, del Premio Strega). Inutile dire che entrambe le riedizioni furono un vero successo, così come lo furono le edizioni successive: quella del 2005 (con prefazione a cura di Antonio Faeti, 2005 e quella del 2009, “Il grande libro del Piccolo Principe Pop-up”. L’ultima – in ordine cronologico, si intende – risale al 2014, quando Beatrici Masini decise di tradurre l’opera.

Arriviamo al 2023: il Piccolo Principe sta per tornare in una nuova forma, una nuova veste. Ma sia chiaro: avrà una nuova vita (l’ennesima, ma merita di viverne mille, quindi va benissimo così), una nuova immagine, ma il minimo comune denominatore sarà sempre lo stesso. Quale? Ovviamente lo stupore, insito nei bambini, un po’ meno nei ragazzi, pochissimo tra gli adulti.

Lo stupore, quello vero, capace di rendere un tramonto emozione pura, di tramutare un paesaggio immerso nel verde in un tripudio di buoni sentimenti, di trasformare una serata sotto le stelle in una poesia, diventa spesso un mero ricordo. La fanciullezza – con la sua spensieratezza – lascia il posto alle responsabilità, che spesso affievoliscono alcuni sentimenti e alcune sensazioni, tra cui lo stupore. Come direbbe qualcuno, solo i pazzi e i poeti riescono a preservarla nella sua interezza e a tramutarla in qualcosa di unico e geniale (la follia e la genialità, del resto, sono sempre andate di pari passo).

Sarà questo che ha reso il Piccolo Principe così celebre e gli ha permesso di raggirare il tempo e volare di generazione in generazione in vetta alle opere più commoventi? Probabilmente sì. Fatto sta che la storia del piccolo principe che se vive su un asteroide, solo con tre vulcani e una piccola rosa di cui si prende cura quotidianamente, che se ne va in giro nello spazio e che incontra personaggi diversissimi tra loro, riuscendo però a trarre da ognuno di loro il meglio (ma forse anche il peggio, perché no), è riuscita a entrare anche nei cuori più duri, scalfendoli poco a poco.

L’insegnamento forse più bello – da cui dovremmo prendere spunto tutti per vivere la nostra vita – forse resta sempre uno: a volte i sentimenti sembrano essere sopraffatti dalla realtà, che a volte allontana le persone. Riuscire a far combaciare perfettamente due caratteri troppo diversi tra loro può essere davvero complesso, ma a volte farlo può aprire la porta della felicità, quella vera. Così il piccolo principe, ferito troppo spesso dalla rosa e dalla sua vanità eccessiva, solo quando se ne allontana comprende quanto tra di loro ci fosse un affetto profondo: allo stesso modo, capita troppo spesso di dover salutare una persona per renderci conto di quanto l’abbiamo amata. Se solo riuscissimo a comprenderlo in tempo, quando possiamo ancora prendercene cura – oppure lasciare che lei lo faccia con noi – forse riusciremmo a vivere una vita davvero piena, ne vero senso della parola.

Il Piccolo Principe – Nanopress.it

Fatto sta che, tornando all’opera, la nuova edizione potrà farci scoprire nuovi aspetti del Piccolo Principe: questa volta la traduzione è stata affidata a Chiara Carminati e le illustrazioni a Chris Riddell.

La nuova edizione

La nuova edizione del Piccolo Principe, edita da il castoro, è stata affidata a Chiara Carminati e le illustrazioni a Chris Riddell (a cui circa 15 anni fa era stata affidata anche una riedizione del Don Chisciotte), dicevamo. Forse grazie a loro riusciremo a scoprire ulteriori aspetti della storia che non avevamo considerato, oppure potremmo semplicemente dare un’enfasi diversa, più profonda, ma anche fresca e originale, a quelle che già conoscevamo.
Questa edizione, lo sappiamo già, riserverà delle sorprese. Sì, perché poter vedere – nel vero senso della parola – le stesse immagini, rinnovate, poter dare loro un’altra forma, letteralmente, potersi lasciar sorprendere (quello di cui parlavamo sopra) ancora una volta, ma magari in modo diverso sarà di certo un lusso.
Del resto, ormai nell’immaginario comune il Piccolo Principe ha un volto e pensare di vederlo stravolto (ma forse non accadrà) potrebbe incuriosire da un lato, ma deludere dall’altro. Ecco perché quella che ha accettato Riddell è davvero un’ardua sfida, che non è detto che vincerà a mani bassi, ma che ci piace pensare abbia già (almeno in parte) vinto già nel momento stesso in cui l’ha accettata.
Gli ingredienti per una ricetta perfetta comunque ci sono già: c’è il protagonista, dal viso un po’ imbronciato, ma sempre curioso verso il mondo, ci sono un re austero, la rosa vanitosa all’ennesima potenza, ma soprattutto vi è un universo fatto da Pianeti grandi quanto una casa, uno dei quali ospita un solo inquilino, come sappiamo.
Quello che rende la sfida ancora più complessa comunque è l’importanza che hanno le illustrazioni per questo racconto: questo è il tipico caso in cui non sono assolutamente accessorie, sono le protagoniste indiscusse della storia e sono importanti tanto quanto le parole (forse anche di più, ci permettiamo di dirlo).
E quello che rende Riddell in questo senso un eroe è che è riuscito a inserire, nel mare magnum delle immagini, anche un pezzettino di sé, della sua arte, della sua storia. Non a caso, l’aviatore, all’inizio del racconto, ricorda che quando era piccolo i suoi disegni non era compresi dagli adulti, perché considerati poco realistici, cosa che lo impressionò tanto da spingerlo a mettere le matite al chiodo.
Sarà il Piccolo Principe a spingerlo a comprendere che credere è un atto di coraggio, non di ingenuità assolutamente: il suo (giovane) amico lo aiuterà quindi a ritrovare la sua vecchia passione e a dipingere un boa che ingoia un elegante, una pecora, una museruola.
Volendo fare un parallelismo con la vita di ognuno, potremmo pensare che è esattamente come quando qualcuno ha un sogno da bambino e decide di accantonarlo perché crede fermamente sia irrealizzabile (oppure qualcun altro glielo fa credere) e poi da adulto lo ritrova e capisce che forse non si erano mai persi del tutto di vista e che non può fare assolutamente altro che seguirlo senza farsi né fare domande. A volte per farlo, per arrivare a questa consapevolezza, è necessario che qualcuno arrivi e che funga da spinta, da booster di energia, da carica. In questo caso, la grinta è il bambino.
Chiudiamo con la postfazione dello stesso Riddell, che ci ha tenuto a scrivere, dopo aver a lungo disegnato: “Non posso essere sicuro, ma ho l’impressione che ogni cosa stia andando per il meglio. Dopotutto, come dice la volpe, si vede bene solo con il cuore”. In effetti anche per seguire un sogno è necessario guardarlo con il cuore: è l’unico modo per essere sicuri di aver fatto la scelta giusta nel seguirlo.
Anna Gaia Cavallo

Mi chiamo Anna Gaia Cavallo, ho 30 anni, sono nata a Salerno e lì ho vissuto fino ai miei 18 anni. Poi il viaggio verso Siena per l'università, la laurea in economia e gestione d'impresa e poi il ritorno nella mia città natale. Qui, dopo un anno di lavoro nel settore economico, ho capito che non era questa la strada giusta per me e ho deciso di seguire quella che era sempre stata la mia più grande passione fin da piccola: la scrittura. A quel punto ho lasciato tutto quello che avevo costruito nei sei anni precedenti e ho intrapreso un altro percorso, quello che mi ha portato a diventare giornalista. Iscritta all'albo dei pubblicisti della Campania dal 2019, dopo aver attraversato diversi mondi, sono approdata sul pianeta Nanopress nel 2022 come editor e qui amo occuparmi di cronaca e attualità, ma quando mi capita di scrivere di musica raggiungo il massimo del piacere.

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