La Juventus è in allerta per il futuro, sul campo sicuramente, ma soprattutto per quanto riguarda le vicende giudiziarie che ormai da più mesi stanno catturando l’attenzione mediatica e hanno portato a un totale stravolgimento del Cda bianconero. Le prossime settimane saranno decisive, in un senso o nell’altro, ma intanto qualcosa si muove anche ai piani alti, e non strettamente legati al calcio. Il pm della procura di Torino, infatti ha deciso di fare un passo indietro e non ci sarà alla prossima udienza preliminare. Era finito al centro della bufera per dichiarazioni risalenti al 2019 quando a un convegno aveva detto di essere un grande tifoso del Napoli e di odiare la Vecchia Signora.
Il web non lascia scampo e soprattutto lascia talmente tante tracce che è praticamente possibile restare indenni. Ma più che di internet e di tutta la rete sociale che gli gira attorno, è soprattutto un discorso di media e di scandali, bufere e filmati, o meglio dichiarazioni, ripescate ad hoc – senza volersi schierare dall’una o dall’altra parte -. Sta di fatto che Ciro Santoriello, nome salito alla ribalta per le indagini sui conti e sull’operato nella Juventus negli ultimi anni, ha deciso di chiamarsi fuori dal processo dopo le polemiche che da più di un mese lo vedono protagonista e non sarà in prima persona all’udienza preliminare di lunedì, schierato in prima linea contro i vertici della società bianconera.
Il campo sta emettendo le sue sentenze e ha lasciato la Juventus tranquilla almeno nella pausa per le Nazionali. Dopo un inizio di stagione scuro e un autunno più chiaro, seguito da un inverno di ansia e rimonta, ora la primavera bianconera potrebbe lasciar fiorire comunque delle soddisfazioni interessanti per i ragazzi di Massimiliano Allegri, in piena risalita verso i posti europei della Serie A e in corsa per vincere l’Europa League, che non sarà la Champions, ma comunque non è affatto da scartare ai priori, anche perché, in caso di trionfo, dà l’accesso diretto alla massima competizione europea, per l’anno dopo ovviamente.
Il problema è lo sfondo, quel sottofondo che è un puzzle costruito tassello dopo tassello dalla procura di Torino e che ha dipinto un mosaico fatto di conti in rosso, falsati, plusvalenze fittizie, manovre per gli stipendi e soprattutto un vero e proprio sistema, messo in atto dalla società bianconera – insieme ad altri club, per carità -, almeno secondo l’accusa, per operare sul calciomercato differentemente da tutti gli altri, a dispetto delle difficoltà finanziarie.
Finora le cose sono andate male per il club più titolato della Serie A, almeno in Italia, vista la penalizzazione da 15 punti decisa per la società bianconera e che ha portato a un riassetto totale della classifica. La Juventus sarebbe seconda in classifica, ben lontana dal Napoli dei marziani, ma sicuramente in una posizione sportiva diversa. La Vecchia Signora e la stragrande maggioranza dei suoi tifosi considerano il procedimento un’ingiustizia, un peso e due misure e mirano al cancellamento totale della sentenza, essenzialmente per un vizio di forma, una modalità per cui la Juventus è stata condannata che sarebbe attaccabile dal punto di vista giudiziario, tanto da invalidare l’intero procedimento. Almeno questo è ciò a cui mira la difesa.
Dall’altra parte, però, non può essere smantellato il castello che ha portato alla penalizzazione e ancora ci sono altri filoni che meritano grande attenzione. Sicuramente quello chiamato “manovra stipendi” e che potrebbe portare a misure pesanti anche per i diretti interessati, i calciatori in questo caso, oltre che per il club – all’epoca – di appartenenza. E poi c’è la scure dell’Uefa che potrebbe arrivare secca e violenta ed escludere la Juventus dalle prossime manifestazioni europee e non si sa per quante stagioni, secondo quanto sostengono in molti. Tutto, però, passa dall’udienza preliminare di lunedì e poi dal 19 aprile, data cerchiata in rosso da tutta l’Italia, dato che sarà il CONI a decidere se mantenere o cancellare la penalizzazione con tutto quello che ne seguirebbe. Intanto, anche gli ultimi giorni sono caldi in tal senso, tra pareri contrastanti, fiducia, sfiducia e la ricerca di accuse per la difesa, ma anche un vero e proprio polverone mediatico che ovviamente si è subito scatenato, soprattutto dopo le dimissioni in blocco del Cda bianconero e del presidente Andrea Agnelli, e non si è più fermato. Tra i vari protagonisti è spuntato anche un certo Ciro Santoriello, un magistrato specializzato in reati economici e che, secondo tanti, ha un difetto insuperabile: tifa Napoli.
Santoriello fa parte dei gruppi di lavoro Diritto Penale dell’Economia e Tutela del consumatore ed infortuni sul lavoro. Per lui la vita cambia il 1 agosto del 2016 quando diventa coordinatore, nella procura di Torino, del Gruppo di Diritto Penale dell’Economia. Un altro tassello essenziale, però, nella sua storia si verifica nel 2019 quando a un convegno dice pubblicamente, e con quel velo di scherzo di chi parla con orgoglio della sua fede: “Ammetto di seguire e di essere tifosissimo del Napoli. Odio la Juventus. Come pubblico ministero sono anti-juventino, contro i ladrocini in campo”.
Nessuno all’epoca si è scandalizzato per il tono e i modi di dichiarazioni reputate, a posteriori, infelici e soprattutto di polveroni non ce n’era neanche l’ombra. Un professionista stimato e bravo nel suo lavoro come Santoriello, però, non aveva la macchina del tempo per sapere quello che sarebbe successo da lì a due-tre anni dopo. L’inchiesta Prisma ha visto luce, come i reati per cui è stata prima imputata e poi condannata la Juventus. Essere napoletano doc, in un quadro del genere, è considerata una macchia da cui non si può sfuggire.
E qui arriviamo al punto precedente, al web, quello che rispolvera, non cancella, non concede soffitte e non perdona. Il filmato delle dichiarazioni di Santoriello inizia a spopolare, provoca una vera e proprio tempesta di tweet dei tifosi bianconeri, quasi come fosse una prova per rievocare la malafede in una sentenza attesa e discussa, da molti sicuramente avversata.
Ora il pm ha preso una decisione che pare irrevocabile: ha deciso, dopo tutto quello che è successo, di fare un passo indietro e di astenersi nel procedimento contro il club bianconero. E poco conta se in passato, proprio lui aveva archiviato un’altra inchiesta contro la Juventus, se il ruolo che occupa e che occupano i suoi colleghi risponde alla logica del “la legge è uguale per tutti”, molto più che alle pulsioni del tifo sportivo. La squalifica personale è arrivata e se ne infischia della professionalità e dei meriti.
Il dado comunque è tratto, comunque la si pensi, e all’udienza preliminare lui non ci sarà. Al suo posto, saranno in prima linea gli altri due magistrati titolari per l’inchiesta: il pm Mario Bendoni e il procuratore aggiunto Marco Gianoglio. Chissà da dove provengono, per che squadra parteggiano e quale sia il loro privato. Sinceramente non ci interessa, se non nella misura in cui il loro ruolo gli impone di difendere gli interessi della collettività, la giustizia che serve a condannare i soprusi e soprattutto i reati, a prescindere da chi subisce le condanne per i propri errori.
La decisione di Santoriello è stata già comunicata dal diretto interessato alla procuratrice capo Annamaria Loreto quando manca ormai sempre meno al 27 marzo, giorno in cui Agnelli e i componenti del vecchio Cda, dimissionario a fine novembre, sono imputati con le accuse di falso in bilancio, aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza della Consob. Proprio Loreto ha commentato la scelta del pm nato a Latina: “Ho preso atto della sua astensione apprezzando grandemente il suo alto senso istituzionale, la sua lealtà e il suo attaccamento all’ufficio, che l’hanno portato ad assumere questa decisione”.
Belle parole per un collega e che, a prescindere da chi si sostiene la domenica, dovremmo fare tutti un po’ nostre. L’espulsione mediatica a convenienza non è una novità e non lo è in inchieste così grandi, ma non può fermare la macchina istituzionale che sia in caso di assoluzione, sia di condanna, dovrebbe garantirci quel senso di risoluzione e di serietà che prescinde da tutto, se non dai suoi stessi procedimento. La Giustizia con la G maiuscola che spesso dimentichiamo possa esistere davvero nel nostro paese, ma di cui c’è sempre bisogno. E ce n’è bisogno nella direzione che il calcio ha preso ormai da anni.
In molti comunque non si sono astenuti dal commentare la scelta di Santoriello sui social e l’hanno fatto con le stesse modalità con cui è stato squalificato, di fatto, pubblicamente dall’inchiesta e cioè con una serie di tweet che vanno ancora contro le dichiarazioni, risalenti a quattro anni fa – lo ricordiamo – da parte del pm.
Altri, invece, hanno deciso di fare altro, di opporsi a questo sistema di accuse pubbliche e fango personale. Di condannare a priori una figura professionale stimata in nome della sua fede calcistica che comunque non hanno così tanto valore in un processo giudiziario, o meglio non dovrebbero averlo. È vero che si tratta molto di più di tweet della controparte e, quindi, di bandiere sventolate, non di giurisprudenza, colpe, reati e punizioni. Ma giudicate voi stessi.
Non potendo riportare la voce di chi ha scritto sul tema, con più o meno aggressività, vi assicuriamo comunque che in Italia sono stati tantissimi a dire la loro su un argomento che è comunque caldissimo, ancora di più per la sosta del campionato e delle competizioni europee per club. La maggior parte sono quelli che continuano ad accusare, insultare e mettere spalle al muro Santoriello per le parole spese contro la Juventus. Vedremo come andrà a finire la vicenda per il club bianconero, soprattutto se la condanna sarà confermata e come se la caveranno gli imputati, ma di certo la giustizia farà il suo corso e sarà lei a stabilire chi avrà avuto ragione o torto, a prescindere da tifo di parte e personalismi.
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