Il Brasile ha iniziato il nuovo anno con il mandato del neo eletto presidente Lula che ha già intrapreso alcune azioni che hanno attirato l’attenzione e il benestare internazionale. Alcuni decreti del suo predecessore Bolsonaro sono stati già revocati e si tratta anche del Fondo per l’Amazzonia che era stato ritenuto inutile dall’ex capo di stato.
Il presidente uscente Bolsonaro ha preferito non essere presente all’insediamento del presidente Lula. A causa della sua scelta, quindi, non è stato effettuata la classica cerimonia di passaggio del potere, con il passaggio simbolico della fascia dal predecessore al nuovo capo di stato. I mesi della campagna elettorale, che hanno preceduto le elezioni presidenziali, sono stati mesi davvero difficili per la popolazione che sia ritrovata a dover gestire una crisi sociale ed economica profondissima, dove anche lo stesso Bolsonaro aveva optato per una sorta di auto isolamento nei confronti delle altre Nazioni. La pandemia ha poi gettato ulteriore benzina sul fuoco e la condizione della popolazione è andata via via deteriorandosi.
Il Brasile ha partecipato in maniera importante durante queste elezioni presidenziali che hanno visto il popolo riversare in ambito politico, lo stress e la sofferenza, ormai insopportabile causata dalle carenze che sono sopraggiunte dopo il Covid-19 ma anche dopo la più recente invasione della Russia in Ucraina.
Le due diverse opposizioni politiche, quindi da un lato i pro Lula di sinistra e dall’altro i pro Bolsonaro di destra, sono arrivati a scontri armati e durante le proteste o manifestazioni la popolazione ha manifestato paura ad esporsi ai media per paura di ritorsioni successive.
I sondaggi davano come favorito Lula già al primo turno ma in realtà il Brasile ha assistito un testa a testa che ha costretto, quindi, gli elettori a recarsi alle urne per la fase finale ovvero il ballottaggio. A fine ottobre il popolo brasiliano ha votato il suo nuovo presidente e il risultato ha dato la vittoria all’ex sindacalista Lula, che ha quindi battuto l’ex capo di stato Bolsonaro.
Il popolo però è tutt’ora suddiviso a metà e la partenopeo Bolsonaro ha creato un queste ultime settimane.disagi alla circolazione con blocchi stradali e autostradali dislocati in tutto il Brasile. La situazione è poi via via peggiorata fino a quando i cittadini che non hanno accettato l’esito elettorale hanno anche accerchiati le caserme per evitare l’insediamento ufficiale del neo eletto presidente, cercando aiuto nelle forze dell’ordine.
Una settimana fa le autorità brasiliane hanno sventato un attacco bomba, che prevedeva l’ausilio di un camion caricato d’esplosivo, che è stato però notato dall’autista che ha allertato le forze militari. L’attentatore voleva creare disagio durante l’insediamento del presidente Lula ma fortunatamente è stato sventato. Anche ieri è stato arrestato un uomo armato che si è poi rivelato, così come il primo attentatore, un esponente di estrema destra pro Bolsonaro che non digerito il cambio di rotta del paese e il neo eletto presidente.
Luiz Inácio Lula da Silva ha 77 anni e si è insediato ieri, 1 gennaio, come nuovo presidente del Brasile, carica che ha già avuto modo di ricoprire tra il 2003 e il 2011. Dopo il giuramento ha preso la parole e ha iniziato il suo discorso di insediamento, toccando argomenti differenti. Lula si è impegnato a “ricostruire il paese con il popolo brasiliano, ma anche a proteggere la foresta amazzonica. Il nostro obiettivo è raggiungere zero deforestazione in Amazzonia. Il Brasile non ha bisogno di disboscare per mantenere ed espandere la sua frontiera agricola strategica”.
Il Brasile sembra andare in una direzione che ha a cuore la tutela e la preservazione dell’ambiente ma, soprattutto ha come prima regola quella di combattere la deforestazione, che nel paese è stata attuata selvaggiamente e ha danneggiato in questa maniera tutto il pianeta. Durante il mandato presidenziale di Bolsonaro la tutela ambientale e la deforestazione sono passate in secondo piano e il risultato è qualcosa che ha danneggiato irreparabilmente l’equilibrio ambientale perfetto, di cui godeva la foresta amazzonica prima.
La cerimonia si è tenuta davanti a decine di migliaia di cittadini radunati nella Spianata dei Ministeri a Brasilia, capitale del Paese. Per il nuovo inserimento è stata organizzata una lunga festa con cori, una lunga sfilata di auto e musica dal vivo. L’unico assente è stato l’ormai ex presidente Jair Bolsonaro, che ha disertato la cerimonia in quanto lontano dal Paese ha difatti raggiunto Orlando in Florida, dove rimarrà per alcuni mesi.
Lula ha puntato molto sul tema della tutela ambientale e sul fatto che si sarebbe battuto per far tornare in essere tutte quelle misure atte al controllo dell’ambiente ma anche quelle attività che vanno a creare beneficio alla sfera ambientale e anche allo sviluppo di nuove tecnologie. Punto focale l’Amazzonia con la sua popolazione da preservare, a cui Bolsonaro non ha mai dato attenzione, e la deforestazione da fermare.
Il nuovo capo di stato brasiliano ha creato il ministero per le Popolazioni indigene ela ministra sarà l’attivista indigena Sônia Guajajara. Ha poi dato alla politica e ambientalista Marina Silva l’incarico di ministra per l’Ambiente. Entrambe le esponenti politiche con una lunga carriera alle spalle. Entrambe provengono da famiglie originarie della foresta amazzonica. Il fatto che Lula le abbia scelte per ruoli così importanti è considerato indice della volontà di investire molto in questo lato e puntare a rafforzare le attività per la tutela dell’ambiente e delle comunità indigene.
Durante il precedente mandato il tasso di deforestazione dell’Amazzonia è aumentato del 60 per cento e sono stati soppressi quasi tutti i diritti delle popolazioni indigene. È stato inoltre permesso lo sfruttamento commerciale delle loro terre.
Ora il Brasile vede una nuova luce e anche le autorità internazionali vedono la cosa di buon occhio e, finalmente, possono riprendere contatti e progetti, messi da parte durante gli ultimi anni.
Il neo presidente brasiliano, appena insediatosi, ha revocato Immediatamente alcuni decreti dell’ex presidente Bolsonaro, tra cui quello che aveva reso inattivo il Fondo Amazzonia, finanziato da Norvegia e Germania. Un progetto di successo che aveva come scopo il bene globale ma che, a quanto pare, non ha suscitato interesse nell’ex capo di stato.
I soldi messi a disposizione servivano a promuovere progetti di sviluppo sostenibile e di monitoraggio delle aree, ormai devastate, dal disboscamento illegale ma dall’agricoltura intensiva promossa per aumentare l’economia, ma che ha provocato immensi danni dal lato ambientale.
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