Il presidente dell’Iran Ebrahim Raisi ha iniziato il suo viaggio in Africa, che aveva subito un ritardo non giustificato e che fa seguito a precedenti visite diplomatiche in America Latina. Durante la sua visita in Kenya, Raisi ha firmato diversi accordi bilaterali con il presidente keniota Uhuru Kenyatta, tra cui un memorandum d’intesa per la cooperazione economica e commerciale, un accordo sulla cultura e un altro sulla scienza e la tecnologia.
L’Iran sta cercando di intensificare la propria presenza diplomatica nei paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa e Sud America, in un momento in cui elevare la propria posizione internazionale, dopo anni di sanzioni economiche, è essenziale tanto quanto la volontà dimostrare un’immagine della nazione intransigente verso le proprie idee ma anche unita e compatta, nonostante non corrisponda alla realtà dei fatti. La Repubblica islamica iraniana è attraversata da una profondissima crisi sociale e da una preoccupante crisi economica che si stanno abbattendo sul Paese senza pietà.
Nel suo percorso diplomatico Raisi ha scelto di farsi spazio tra le nazioni asiatiche orientali, ma si è innanzitutto avvicinato allo storico alleato Putin, al quale ha fornito e continua a fornire droni per il conflitto in Ucraina, ma anche alla Cina, che è riuscita mediare anche all’interno dei rapporti tra Iran e Arabia Saudita che erano logorati da oltre sette anni.
Il viaggio di Raisi in Africa segue la visita del suo predecessore, Hassan Rouhani, nel 2016, che ha portato alla firma di diversi accordi commerciali tra i due Paesi. Un lungo periodo di assenza che il regime iraniano vuole colmare.
L’Iran ha anche cercato di rafforzare le proprie relazioni con altri paesi africani, tra cui Uganda, Tanzania e Sudafrica.
Tuttavia, l’Iran continua ad affrontare pressione internazionale a causa del programma nucleare e delle vioiente attività intere al Paese, che sono state oggetto di sanzioni da parte degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali. Ciò potrebbe limitare la capacità dell’Iran di espandere la propria presenza diplomatica in Africa e altrove.
Il presidente iraniano Raisi è stato accolto dal suo omologo keniota William Ruto con un benvenuto sul tappeto rosso durante il suo tour in tre paesi in Africa, che include anche Uganda e Zimbabwe.
La Repubblica islamica dell’Iran ha pubblicizzato il tour come un “nuovo inizio” intrapreso con il continente e ciò rappresenta un modo per poter di diversificare i legami economici per contrastare le sanzioni paralizzanti degli Stati Uniti.
Raisi è il primo presidente che dopo un decennio ha deciso di intraprendere un viaggio ritenuto molto importante per l’Iran in Africa.
Il viaggio è stato ritardato di un giorno per poter completare e finalizzare i memorandum d’intesa che i due presidenti anno puoi firmato nella giornata odierna, stando a quanto riferito dal ministro degli Esteri del Kenya.
L’Iran sta quindi iniziando cercando di intensificare la sua presenza in Africa, in particolare in paesi già noti e conosciuti come il Kenya, Uganda e Zimbabwe, con cui ha già intrattenuto relazioni in passato.
L’obiettivo del percorso intrapreso dal presidente raisi è quello di creare nuove opportunità commerciali e anche di poter investire in nuove operazioni per poter ridurre la dipendenza iraniana dal petrolio e soprattutto riuscire a diversificare i fornitori e a dipendere così il meno possibile dall’occidente.
L’Iran però continua a dover far fronte a pressioni internazionali dovute dalla dura repressione attuata dalle forze governative e militari nei confronti dei manifestanti che dopo la morte di Mahsa Amini il 16 settembre 2022, hanno cominciato una rivolta che è presto diventata una sorta di rivoluzione popolare e che ha mostrato la crudeltà del governo che ha placato gli animi dei cittadini infuriati contro i soprusi della polizia morale e soprattutto gli avuti nei confronti delle donne e per le loro estreme limitazioni quotidiane, con ferocia. Sono stati arrestati oltre 20.000 persone e 500 giovanissimi hanno perso la vita alcuni soltanto per il semplice fatto di avere parte alla manifestazione.
Oltre alla delicatissima questione della repressione, le forze iraniane hanno intrapreso un’escalation di violenza che, nonostante in primo luogo sia stata provocata da Israele ha visto attacchi nei confronti del territorio israeliano da parte delle milizie sostenute dall’Iran come Hezbollah in Libano e la Jihad islamica palestinese nella Striscia di Gaza.
Senza tralasciare la delicata questione del programma nucleare del 2015 abbandonato nel 2018, dopo che Trump ha preferito rescindere l’accordo e elargire sanzioni nei confronti delle autorità di Teheran.
Queste azioni ben note alla comunità internazionale potrebbero però portare l’Iran a non raggiungere l’obiettivo prefissato da Raisi ovvero nuovi contatti e alleanze in Africa.
I ministri iraniani e kenioti hanno firmato cinque memorandum d’intesa durante il tour in Africa del presidente iraniano Raisi. I memorandum riguardano tecnologia dell’informazione, pesca, prodotti del bestiame e promozione degli investimenti.
Nella conferenza stampa dopo l’incontro con il presidente keniota William Ruto, Raisi ha dichiarato di voler rafforzare i legami commerciali con i paesi africani, definendo l’Africa come un “continente di opportunità”. Raisi ha anche affermato che l’attuale volume degli scambi commerciali tra i Paesi non è sufficiente e che si impegnerà per aumentarlo.
L’Iran sta cercando di diversificare la propria economia e di ridurre la dipendenza dalle esportazioni di petrolio, cercando nuove opportunità commerciali e di investimento in Africa e nelle alleanze geopolitiche già
Il ministero degli Esteri iraniano si aspetta un aumento del commercio con i paesi africani a oltre 2 miliardi di dollari quest’anno, ma non ha fornito una cifra comparativa per il 2022. Raisi e il presidente keniota Ruto hanno mostrato impegno per facilitare l’esportazione di più tè keniota, carne e altri prodotti agricoli verso l’Iran e attraverso l’Iran verso i paesi dell’Asia centrale.
Il Kenya sta affrontando problemi interni come il debito e l’aumento del costo della vita, che hanno portato a proteste nella capitale Nairobi e altrove.
L’Iran ha intensificato il suo raggio d’azione diplomatico dopo che gli Usa hanno abbandonato il patto nucleare nel 2018 e hanno ripristinato le sanzioni. In giugno, Raisi ha visitato Venezuela, Cuba e Nicaragua per rafforzare il sostegno degli alleati che sono anche gravati dalle sanzioni statunitensi.
Dopo la visita in Kenya, il presidente iraniano dovrebbe volare in Uganda per discutere di commercio e relazioni bilaterali con il presidente Yoweri Museveni, e successivamente in Zimbabwe.
È considerato un passo significativo che Raisi stia cercando di rafforzare la presenza dell’Iran nel continente.
Emerge anche una notizia differente che riguarda non avvicinamento diplomatico ma questa volta si tratta di Mosca.
Il ministero degli Esteri iraniano ha convocato l’ambasciatore russo a Teheran per esprimere la sua preoccupazione in merito al sostegno di Mosca alla rivendicazione degli Emirati Arabi Uniti su tre isole contese nel Golfo Persico.
In una dichiarazione congiunta con il Gulf Cooperation Council, gli Emirati Arabi Uniti hanno ribadito la loro sovranità sulle isole di Abu Musa, Greater e Lesser Tunb, che sono state contese tra l’Iran e gli Emirati Arabi Uniti per decenni.
L’Iran ha protestato contro la contestazione della sua proprietà sulle isole e ha chiesto alla Russia di “correggere la sua posizione” sulla questione. Questo potrebbe rappresentare uno scossone nelle relazioni tra l’Iran e la Russia, che hanno cercato di mantenere un rapporto di cooperazione e sostegno reciproco in campo economico e politico.
La questione delle isole del Golfo Persico è stata una fonte di tensione tra l’Iran e gli Emirati Arabi Uniti per molti anni e ha portato ad alcuni incidenti militari tra i due Paesi. La dichiarazione congiunta degli Emirati Arabi Uniti e del GCC ha attirato l’attenzione internazionale sulla questione e potrebbe portare a un aumento delle tensioni nella regione.
Teheran ha affermato che l’ambasciatore russo ha sottolineato il rispetto della Russia per l’integrità territoriale dell’Iran e ha promesso di trasmettere il messaggio di protesta a Mosca riguardo alla dichiarazione congiunta con il GCC che contesta la proprietà iraniana delle isole del Golfo Persico.
Il regime in Iran ha respinto la dichiarazione rilasciata dalla Russia e dal GCC e ha precisato immediatamente che le isole appartengono perennemente all’Iran e che la dichiarazione è in contraddizione con le relazioni amichevoli di Teheran con i suoi vicini.
Le tre isole del Golfo Persico sono state governate dall’Iran dal 1971, ma sono rivendicate dagli Emirati Arabi Uniti come parte del loro territorio.
La dichiarazione rilasciata da mosca ha sollevato l’attenzione internazionale sulla questione delle isole del Golfo Persico e potrebbe portare ad un aumento del nervosismo già presente.
Tuttavia, la dichiarazione ha anche sottolineato la necessità di una soluzione pacifica attraverso negoziati bilaterali o la Corte internazionale di giustizia, in conformità con le norme del diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite.
Potrebbe bastare una scintilla per provocare rovinose dispute e scontri in un momento storico che mostra nervosismo e problematiche diplomatiche sempre più profonde.
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