Il prete dei soldati a Nassiriya, padre Mariano Asunis, si scaglia contro i vescovi ultra-pacifisti con una lettera provocatoria in cui, tra le righe, li invita ad andare in guerra per capire di cosa si tratta veramente. Al centro della querelle la figura di papa Giovanni XXIII, patrono dell’esercito.
Mercoledì è stata celebrata una messa a Roma in onore di Giovanni XXIII, santo protettore dei soldati, con la presenza delle alte cariche militari.
Papa Giovanni XXIII, al secolo Giuseppe Angelo Roncalli, è stato proclamato patrono dei soldati perché ha vissuto come cappellano militare la prima guerra mondiale.
Conoscendo gli orrori della guerra, si è sempre battuto per la pace, anche attraverso l’enciclica Pacem in terris. Enciclica in cui si dichiara per la pace, ma non per il pacifismo.
E proprio questo è il punto. Un conto è la pace, un conto il pacifismo.
E così, dopo che monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, ha chiesto la rimozione della proclamazione di patrono dell’esercito di papa Roncalli, («siamo infatti convinti che la vita e le opere del santo papa non possano essere associate alle forze armate»), è scoppiata la polemica.
Padre Mariano Asunis, il prete di Nassiriya, uno che gli orrori della guerra li conosce bene, proprio come Roncalli, ha scritto una lettera al vetriolo contro i vescovi pacifisti. A difesa del suo patrono.
Padre Mariano ai vescovi: «Andate voi in guerra»
Ecco il contenuti della lettera, riportata dal Giornale, inviata, tra gli altri, al cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei.
«Signor Vescovo, ero a Nassiriya, cappellano degli italiani in operazione di peacekeeping, quando ci fu l’attentato in cui rimasero vittime ben 19 militari. Raccolsi le salme, le composi come si poteva. Chi erano questi caduti? Il Concilio li ha definiti ministri della sicurezza e della libertà dei popoli, che se rettamente compiono il proprio dovere concorrono veramente alla stabilità della pace».
«Nella Sua lettera dichiara che è roba da matti pensare che Papa Giovanni possa essere patrono, cioè protettore di questi uomini. A Sarajevo fummo noi e io c’ero, con le truppe dell’Onu a fermare il conflitto tra i fratelli che si uccidevano. Portammo la pace con la forza, che col tempo si è stabilizzata sotto la nostra attenta vigilanza».
«La guerra è una cosa seria, nessuno più dei soldati sa cosa sia. La pace è una cosa cara e ogni militare sa quanto costi, sa come certe persone vengono torturate a suon di telefonate perché sottoscrivano lettere insignificanti come la Sua».
«Perché l’Eccellenza Vostra Reverendissima non ha organizzato una carovana della pace (…) per recarsi in Siria, a Palmira ad Homs, nella periferia di Aleppo a fermare l’Isis. Io andai a Sarajevo, andai a Nassiriya, andai in Afghanistan (…) Dov’era Vostra Eccellenza? La carovana della pace in Siria potrebbe essere composta da tutti quegli eccellentissimi vescovi che hanno firmato la sua lettera contro la nomina di Roncalli a patrono dell’esercito. Andate voi in guerra».