Carlo e Camilla arrivano in Ruanda per rappresentare la regina Elisabetta II: La coppia di reali parteciperà al vertice dei leader del Commonwealth.
Carlo d’Inghilterra e sua moglie Camilla Shand sono i primi reali britannici a visitare il Ruanda, uno dei pochi luoghi del mondo dove la regina Elisabetta non è mai stata nel corso dei suoi settant’anni di regno. I due sono atterrati a Kigali, capitale del paese, dove sono stati accolti dall’ambasciatore Johnston Busingye e dall’alto commissario Omar Daair.
Come prima cosa, i reali hanno incontrato il presidente del Ruanda Paul Kagame e sua moglie Jeannette. Dopodiché hanno visitato il memoriale che ricorda le 800 mila vittime del famoso genocidio che nel 1994 segnò il paese africano con uno dei più sanguinosi episodi del ventesimo secolo.
Il prossimo impegno sarà invece il vertice dei leader del Commonwealth (posticipato sia nel 2020 che nel 2021 a causa della pandemia), il quale durerà una settimana e ospiterà oltre 5.000 partecipanti provenienti da imprese, governi e società civili. Il principe Carlo lo scorso marzo aveva dichiarato:
“Mentre il mondo lavora per ripartire dopo il Covid, in questo anno del Giubileo è più importante che mai che i Paesi del Commonwealth
si riuniscano.”
Il futuro re farà dunque le veci della madre, Elisabetta II, la quale ha compiuto quasi 200 viaggi in occasione del Commonwealth.
Il viaggio ha avuto luogo qualche giorno dopo lo schieramento di Carlo contro il rimpatrio forzato dei migranti in Ruanda, organizzato dal governo di Boris Johnson, primo ministro del Regno Unito.
I reali sono rimasti da sempre politicamente neutrali, ma stavolta il futuro re avrebbe definito “decisamente spaventosa” la decisione della deportazione dei migranti. Non sarebbe la prima volta d’altronde che Carlo venga accusato di immischiarsi impropriamente negli affari del governo.
A metà giugno i sette richiedenti asilo erano a bordo del Boeing che li stava scortando in Africa, quando la Corte europea dei diritti dell’uomo ha fermato appena in tempo il volo. Fra i richiedenti preavvertiti del trasferimento vi erano 35 sudanesi, 18 siriani, 14 iraniani, 11 egiziani e 9 afghani, i quali erano immigrati illegalmente nel Regno Unito.
Il piano Johnson è stato definito come un metodo per frenare il traffico dei clandestini attraverso il canale della Manica nell’ambito della promessa stretta ai due confini prima della Brexit.
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