Ha deciso di protestare così un professore di Bologna, Lucio Picci, titolare della cattedra di Politica economica, ricordando i recenti casi di plagio emersi proprio all’Alma Mater Studiorum, l’università felsinea, la più antica del mondo. ”Se siamo impuniti noi professori” per via di ”un sistema che garantisce l’impunità dal plagio, che lo stesso valga per voi studenti”, sono state le parole del docente che a inizio dei corsi 2016-2017 ha annunciato ai suoi studenti che non vigilerà per evitare che si copi agli esami, ”perché in coscienza non posso chiedere a voi il rispetto di regole che l’Università di Bologna permette a noi professori di violare”.
Picci chiede che si faccia luce sul fenomeno di chi copia nelle pubblicazioni scientifiche e che questo, se accertato, abbia conseguenze. “Dovrebbe contare la sostanza: le accuse di plagio sono vere o false? Perché ci si rifiuta di fare chiarezza“. “Da quello che noi pubblichiamo dipende la nostra carriera e la nostra reputazione. Da qui l’esigenza di avere chiara la paternità di ogni nostro scritto“.
E così il prof. Lucio Picci in una lettera-autodenuncia indirizzata a studenti e Rettore, domanda di essere sottoposto a procedimento disciplinare ricordando che una studentessa scoperta a copiare a un esame è stata sospesa per tre mesi: “Se siamo impuniti noi professori, lo siate anche voi. E su questo il rettore apra nei mie confronti un procedimento disciplinare“. Ma il Magnifico Francesco Ubertini, interpellato, non ha commentato.
La lettera, resa nota al Tg3 regionale e pubblicata sul web, cita tre casi di plagio. Ma Picci spiega, il problema è che ”a tutti noi interessa far carriera, molti di noi desiderano ottenere incarichi retribuiti come consulenze o partecipazioni a cda, e alcuni hanno ambizione politiche: per fare carriera sono necessarie pubblicazioni scientifiche e buoni rapporti coi superiori (i professori ordinari)”, mentre ”si richiede vicinanza col mondo della politica che distribuisce gran parte degli incarichi retribuiti”. Così ”la segretezza e una fitta rete di connivenze assicurano il mancato accertamento dei casi di plagio”: con l’aggiunta che, se ”il mancato accertamento costituisce uno degli elementi essenziali del sistema di impunità”, ciò ”indica che il potere sta dalla parte del reo. E che quindi egli è potente”.
“Uso la parola “sistema” con prudenza – precisa il professore – non vi è alcuna congiura, ma agiscono dei meccanismi, non previsti dalle leggi e dai regolamenti d’ateneo (anzi, malgrado le une e gli altri), che nei fatti garantiscono l’impunità. Essi si basano su una fitta rete di connivenze che, attraverso la segretezza, conduce al sistematico mancato accertamento dei casi di plagio e al loro occultamento“.
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