Il quartiere Prati, uno tra i più eleganti della città, si è trasformato nella giornata di giovedì in una vera e propria scena del crimine.
Tre donne, tutte prostitute, due cinesi ed una colombiana, uccise a coltellate, a poche centinaia di metri l’una dall’altra e in un arco di tempo abbastanza ravvicinato. Una stessa mano assassina? Altamente probabile. Un cinquantenne italiano con precedenti penali sarebbe stato infatti rintracciato in un B&b in via Milazzo in zona stazione Termini. L’uomo è sotto interrogatorio, mentre la sua stanza viene perquisita con l’ausilio della polizia scientifica.
Il nostro Paese non è abituato, per fortuna, all’opera di assassini seriali. Ma, se come sembra, venisse confermato che dietro ai tre femminicidi c’è il medesimo soggetto, saremmo di fronte, utilizzando le classificazioni del FBI, ad un serial killer a sfondo sessuale di tipo disorganizzato.
L’identikit dell’assassino corrisponderebbe, come anticipato in apertura, a quella di un serial killer a sfondo sessuale di tipo disorganizzato. Una persona di sesso maschile che, se non fosse stato rintracciato, avrebbe potuto colpire ancora. Proprio in forza di uno stato psichico altamente compromesso.
I profiler in questi casi parlano di disorganizzazione anzitutto perché questo soggetto non ha evidentemente pianificato l’azione pluriomicidiaria, ma ha agito in conseguenza di un picco di frustrazione inarrestabile. Inoltre, è altresì ragionevole ritenere che la persona in questione conoscesse bene la zona, data l’agilità con la quale si è mosso nel concretizzare la furia sanguinaria.
In secondo luogo, si parla di disorganizzazione perché – come da manuale – non ha spostato le sue vittime dalla scena del crimine né si è preoccupato di ripulire le tracce che ha inevitabilmente lasciato. Un errore quest’ultimo che, oltre a confermare la disorganizzazione, non gli ha lasciato scampo in termini di cattura. Insieme, presumibilmente, all’analisi delle telecamere di video sorveglianza e all’analisi dei tabulati telefonici. Considerando che, se era un cliente abituale, deve aver chiamato almeno una delle sue prede nella mattinata di giovedì.
Il presunto serial killer, inoltre, ha verosimilmente una sessualità di tipo immaturo. Difatti, la volontà omicidiaria non è legata a pulsioni sessuali. Tanto è vero che una delle prostitute sembrerebbe essere stata uccisa durante la consumazione del rapporto sessuale. Confermando che il massimo picco di gratificazione lo ha raggiunto non conseguentemente all’atto in sé, ma sulla base della posizione di dominio e di controllo che stava esercitando sulla sua preda.
L’uomo si è scagliato nei confronti di una particolare categoria, le prostitute. Non è certamente un caso. In questo senso, i serial killer rientranti nella già menzionata categoria scelgono prede ben precise: o corrispondenti alla tipologia di ragazza che avrebbero voluto avere, o perché sono animati dal desiderio di ripulire il mondo dalle prostitute, come il presunto killer di Roma, oppure perché convinti che le donne incarnino il diavolo.
Questa tipologia di soggetti non è in grado di sperimentare il senso di colpa, non prova pietà per le sue vittime perché non riesce ad instaurare alcun tipo di contatto con le medesime. Difatti, non riuscendo ad instaurare una relazione empatica nei confronti dell’altro non solo non prova rimorso o sofferenza, ma è animato da un’idea profondamente distorta del male insito nella sua azione criminosa.
Erano anni che nel nostro Paese non aleggiava l’ombra di un serial killer. Negli ultimi giorni qualcosa sembra essere cambiato.
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