Si fa chiamare C1R0 e probabilmente il suo vero nome e la sua vera identità non la conosceremo mai, vive a Napoli ed è il barbiere dei senzatetto. Gira per le strade del capoluogo campano ormai da circa sette mesi per donare le sue competenze, ma soprattutto il suo tempo e il suo cuore a chi è bisognoso. La sua storia, che ha raccontato di recente in un’intervista, è un vero esempio per moltissime persone.
“Non focalizzarti su chi è C1R0 ma concentrati sul messaggio, su quello che stiamo facendo, perché potresti essere C1R0 anche tu. Non dobbiamo soffermarci sulle apparenze, sulla mascherina, ma guardare cosa sta facendo C1R0, deve essere il gesto che parla e convince gli altri a mettersi in moto”: con queste parole il barbiere dal volto coperto che sta spopolando sui social ha riassunto il messaggio di cui si fa portatore in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Lui, che nel periodo natalizio potrà tagliare i capelli alle persone della Comunità di Sant’Egidio, cosa che lo rende molto fiero, ha raccontato la sua storia e lanciato un appello alla popolazione napoletana (e non solo): insieme possiamo fare davvero tanto.
Si chiama C1R0, perché l’1 e lo 0 fanno il numero 10, quello di Diego Armando Maradona. Ha scelto questo nome e questo riferimento perché il Dios per Napoli è sempre stato sinonimo di riscatto, lo stesso che cerca di concedere, nel suo piccolo, a chi ha solo bisogno ancora di riuscire a “sognare, sperare, realizzare il proprio riscatto sociale”. Gira con la maglia del Napoli – rigorosamente con il numero 10 sulle spalle, sembra quasi inutile dirlo – un cappuccio sulla testa e una sciarpa non intorno al collo per il freddo, ma intorno al volto, per non far scoprire la sua vera identità. Questo è l’identikit dell’eroe “nascosto”, che gira per il capoluogo campano e taglia i capelli dei senzatetto.
La sua è una storia di rivincita, ma non personale: quello che cerca di fare è concedere una vittoria – piccola, ma significativa – a chi ormai ha perso ogni speranza di poter vivere una vita migliore. Il suo scopo è concedere dignità a chi non ce l’ha, sensibilizzare la popolazione verso i più “fragili”, i bisognosi di un gesto di solidarietà.
La sua è una storia incredibile, degna davvero di un eroe moderno, uno di quelli però che magari di giorno vediamo passeggiare per le strade della città e ci sembra apparentemente una persona come tante, mentre di notte si trasforma, indossa la sua maschera – che per lui è quasi un’armatura – e salva chi ne ha bisogno dal suo dolore e dalla sua solitudine.
Com’è iniziato tutto lo ha raccontato lo stesso C1R0 al Corriere della Sera e le sue parole in un certo senso racchiudono la parte migliore di Napoli, quella in cui è il cuore della gente al primo posto, in cui nessuno rimane indietro, in cui la solidarietà la fa da padrona.
Tutto ha avuto inizio circa sette mesi fa. Era primavera, quindi, e i senzatetto napoletani ancora non avevano dovuto fare i conti con il duro freddo invernale che avrebbe reso loro ancora più complesso vivere in strada. C1R0, complice un amico che da circa dieci anni consegna loro pasti caldi, ha avuto un’intuizione: chi non ha una casa, con annessi servizi, tende ad avere sempre i capelli sporchi e non ha nessuno che se ne prenda cura.
Così lui – che a quanto pare fa il barbiere già da tempo – ha deciso di scendere sul campo letteralmente in prima persona. Ha pensato di donare tutto quello che sa a chi ne ha bisogno, di mettere a completa disposizione di “chi è meno fortunato” le sue competenze. Ma ha deciso di farlo senza mostrare il suo volto, perché solo così il suo gesto può avere senso: C1R0 non vuole che alla sua immagine venga accostata qualsiasi idea di trovata pubblicitaria, non vuole far girare il suo vero nome. Per lui la beneficenza si fa senza chiedere nulla in cambio.
Ma il suo progetto ha un obiettivo assai più ampio: coinvolgere altre persone e creare una sorte di rete di solidarietà che non abbia confini. C1R0, insomma, vorrebbe fare semplicemente fare da capofila a questo progetto, renderlo una sorta di formato che possa quindi “creare un movimento pubblicitario o senza scopo di lucro”, in cui “chi vuole collaborare può entrare portando la propria passione, la propria competenza e il proprio tempo”.
“Sogno tanti piccoli Diego con la maglia numero 10 del Napoli, come C1R0, in giro per il mondo che si mettono a disposizione degli altri, degli ultimi. Tutti senza volto, nel simbolo di Diego Armando Maradona, per aiutare chi sta peggio. Ho messo a disposizione le mie mani e la mia passione, altri possono fare lo stesso ma in modo diverso. Alla fine, basterebbero un paio d’ore alla settimana o anche un mese per far stare meglio gli altri”: con queste parole C1R0 ha riassunto il suo grande desiderio, che potrebbe presto diventare realtà. Pare, infatti, che qualcosa si stia già muovendo: i social – considerando che i suoi video sono diventati ben presto virali – e i media hanno acceso i riflettori su di lui e sul suo progetto e così in poco tempo tante persone lo hanno contattato per poterne fare parte.
Del resto esperienze del genere arricchiscono entrambe le parti, sia quella che si trova a ricevere che quella che si trova a donare (che sia il suo tempo, la sua competenza, il suo cuore). C1R0 ha ammesso senza mezzi termini parlando con il Corriere che quello che ha vissuto è stato letteralmente impagabile: “Ho visto uomini emozionarsi dopo il taglio di barba e capelli e quelle sono emozioni molto forti che non riesco nemmeno a descrivere. Ci è capitato anche di essere quasi presi a pugni, perché non tutti vivono situazioni semplici per strada e quindi spesso non riescono a capire cosa se ne vuole fare. Per questo c’è bisogno di usare molta dolcezza, molta serenità e comprensione”.
Del resto – stando sempre alle parole del diretto interessato – spesso i senzatetto non hanno bisogno di grandi cose materiali, ma necessitano di un gesto, di sentirsi ascoltati, considerati. Hanno bisogno di qualcuno che dedichi loro anche solo pochi minuti, che spazzi via almeno un po’ del freddo che sentono ogni giorno – e non parliamo di certo delle basse temperature – e che possa far sentire loro meno soli, meno invisibili. Sì, perché invisibili è come appaiono agli occhi della società (senza voler generalizzare, ma per la stragrande maggioranza è così purtroppo): viviamo in un mondo in cui molte persone non si accorgono di chi sta male davvero e, anche quando la sua sofferenza è evidente, la vedono e si girano semplicemente dall’altro lato.
Ecco perché l’appello di C1R0 resta sempre questo: dobbiamo tutti fare qualcosa per far stare meglio chi vive nel disagio. Basta davvero poco, perché quello che per noi appare poco per loro potrebbe essere tantissimo.
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