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Il programma politico della Lega Nord, guidata dal segretario federale Matteo Salvini, coniuga temi storici della politica leghista, come quello della sicurezza, ad alcune novità importanti. Una di queste è la visione nazionale, che abbraccia tutta l’Italia ben oltre i confini della Padania, suo territorio d’elezione. Abbandonati i toni secessionisti e lo slogan “Roma ladrona”, trasformati in una battaglia per l’autonomia del Nord, Salvini ha aperto al Sud con il movimento “Noi con Salvini“, che va a sostituire il nome storico del Carroccio, difficile da proporre nelle regioni a sud del Po. La segreteria di Salvini ha poi cancellato la patina di provincialismo del movimento fondato dal Senatur Umberto Bossi e si è aperta alle alleanze con altri movimenti populisti della destra (spesso estrema) in Europa, come il Front National di Marine Le Pen in Francia. Vediamo quali sono i temi centrali del programma elettorale della Lega Nord di Salvini.
Sicurezza e immigrazione sono le voci intorno alle quali si sviluppa il programma elettorale di Salvini che usa toni populisti, spesso tacciati di razzismo. Il processo di ringiovanimento della Lega Nord passa anche dall’uso sapiente dei social da parte del segretario federale e da una campagna mediatica semplice ma di effetto (pensiamo alle felpe con ogni volta il nome della località prescelta), aiutata anche da una pervasiva presenza in tv. Con la sua segreteria la Lega è salita nei sondaggi e si candida ad essere la prima forza di un possibile centro-destra, con Matteo Salvini premier. Vediamo quali sono i punti più importanti del programma elettorale della Lega Nord.
Nel programma politico della Lega Nord il tema del lavoro è centrale. Fin dalla sua elezione a segretario nazionale, Matteo Salvini ha fatte sue le preoccupazioni dei disoccupati ma soprattutto della piccole e medie imprese. Il cuore del programma elettorale del Carroccio per quanto riguarda le attività produttive è proprio il sostegno alle PMI e di tutte le piccole attività del tessuto economico, come commercianti e artigiani, pilastro delle politiche del lavoro della Lega in quanto autori di un “tessuto sociale vivace e democratico che eroicamente resiste all’appiattimento economico e culturale”, come si legge nel programma elettorale di Matteo Salvini.
Da qui, la proposta di una tassazione flat (cioè uguale per tutti) con aliquota al 15% sul reddito di aziende e persone, con sistema di deduzione per le fasce più deboli della popolazione.
La difesa del lavoro per il Carroccio passa anche dalla difesa dei prodotti del Made in Italy: la lotta alla concorrenza sleale di prodotti stranieri ne diventa un passaggio fondamentale, così come il contrasto alla delocalizzazione della produzione industriale.
Anche la contrattazione sindacale, nel programma elettorale della Lega Nord, passa da nazionale a regionale.
Altro tema caldissimo per la Lega Nord di Matteo Salvini è la battaglia sulle pensioni e, in particolare, contro la riforma Fornero. Risolto il problema degli esodati, il Carroccio ha mantenuto la sua assoluta contrarietà all’innalzamento dell’età pensionistica, proponendo un sistema contributivo “libero”, cioè senza obblighi d’età e con assegni corrispondenti ai contributi versati e attualizzati all’aspettativa di vita.
Come già accennato, il programma elettorale della Lega Nord, alla voce tasse prevede un’imposta flat al 15%, sia per le persone fisiche che per le aziende, e con un sistema di deduzione unico a favore delle famiglie o delle persone più deboli. Altro punto chiave, come dichiarato dallo stesso Salvini in una lettera a Libero, è il legame tra tassazione e reddito, per cui “non può esserci tassa in assenza di reddito”. Ciò si traduce nella volontà di superare tutte le imposte, tranne quelle sul consumo, per chi non ha redditi. La tassazione, nel programma leghista, dovrebbe essere legata alla capacità contributiva di ciascuno.
Per la lotta all’evasione, la Lega Nord propone controlli semplificati e pene più severe: con il recupero dei soldi evasi, si propone di dare maggiori sgravi ai più deboli e alle famiglie.
Il cuore del programma politico della Lega Nord è la lotta all’immigrazione. Chiusura delle frontiere, niente più sbarchi, controlli anche militari se necessari per bloccare il flusso di migranti dal Mediterraneo e una politica migratoria di permessi legati solo al lavoro. Citando il Papa emerito Benedetto XVI, Salvini rivendica il “diritto dei popoli a non emigrare”, che si traduce nello slogan “aiutarli a casa loro”, con politiche migratorie basate sulla cooperazione internazionale con i paesi africani al fine di eliminare alla radice le cause economiche delle migrazioni.
Matteo Salvini ha usato l’espressione “invasione” di fronte al fenomeno migratorio, al centro di una manifestazione molto discussa e ha sempre tacciato altre politiche migratorie come “buoniste”. In risposta alle accuse di razzismo, il segretario ha scelto Toni Iwobi, nigeriano in Italia da 38 anni, come responsabile sicurezza e immigrazione della Lega.
Oltre a ciò, la Lega promuove un severo controllo dei territori da lei amministrati e promette una capillare rete di monitoraggio della gestione dei richiedenti asilo politico con commissioni consiliari e regionali dalle prerogative ispettive.
Collegato al tema dell’immigrazione c’è anche la netta opposizione del Carroccio allo ius soli, la proposta di legge per la cittadinanza per i figli degli immigrati.
Sui diritti civili, la Lega Nord ha posizioni molto nette, in linea con la difesa della famiglia tradizionale. Dopo la strenua opposizione alla legge Cirinnà sulle unioni civili, Matteo Salvini invitò i sindaci “a prescindere dal colore politico, a non applicarla perché anticamera delle adozioni gay”.
Anche sul tema del fine vita, esploso con potenza dopo il caso di Dj Fabo, la Lega ha avuto una posizione tradizionale, in netta opposizione dentro e fuori dall’Aula contro il disegno di legge sul testamento biologico. Unica voce fuori dal coro il governatore del Veneto Luca Zaia che, da ministro del governo Berlusconi, seguì il caso Englaro e che all’Espresso dichiarò di essere a favore al testamento biologico.
La difesa della famiglia tradizionale è il fulcro delle politiche sociali della Lega Nord che propone sostegni alla genitorialità e alle giovani coppie ma anche ai genitori separati o single, asili nidi gratuiti e aiuti agli anziani.
Nel progetto di “ricostruzione sociale”, come si legge nel programma elettorale della Lega Nord, c’è anche la proposta di sei mesi di servizio civile o militare obbligatorio, da integrare al percorso scolastico.
Regionalismo, tagli agli sprechi e sostegno alla famiglia. Sono questi i pilastri del welfare secondo il programma politico della Lega Nord che si riferisce in particolare ai modelli delle Regioni del Nord da tempo amministrate dal Carroccio come la Lombardia o il Veneto.
Uno dei primi punti per quanto riguarda la sanità è l’esigenza “dell’economicità nell’impiego delle risorse economiche e il principio della qualità e dell’appropriatezza delle prestazioni sanitarie”, come si legge nel documento programmatico. Per coniugare risparmio e qualità nelle prestazioni, la Lega punta a inserire costi standard in tutto il settore sanitario, prendendo come riferimento il costo dei servizi della Regione più virtuosa.
Anziani e disabili sono un argomento molto sentito dal Carroccio: in entrambi i casi, il programma della Lega Nord prevede la valorizzazione della famiglia con interventi.
Parità tra pubblico e privato, Federalismo fiscale in ambito sanitario, libertà di scelta nel soggetto erogatore delle prestazioni sono altri cardini del welfare leghista.
Sempre nell’ambito della difesa della famiglia tradizionale, rientra il progetto di asili gratuiti e di aiuti alla genitorialità.
Per quanto riguarda la scuola, la Lega sostiene la fine del monopolio statale nel sistema educativo e la completa parificazione tra pubblico e privato.
Le aspirazioni governative hanno moderato i toni della Lega riguardo l’euro. Per anni, il movimento fondato da Umberto Bossi è stato il paladino della battaglia “No euro” e dell’uscita dell’Italia dall’eurozona.
Anche Matteo Salvini è stato un alfiere del ritorno alla lira, tanto che all’epoca delle elezioni europee del 2014, organizzò il “Basta euro tour”, coalizzandosi con i movimenti anti-UE d’oltralpe, a partire dal Front National di Marine Le Pen.
Oggi i toni sono più moderati e, nel programma elettorale della Lega Nord, la voce “no euro” è stata cambiata. È stato lo stesso Salvini a chiarirlo, partecipando all’economia Forum di Cernobbio del 2017: la sovranità monetaria rimane l’obiettivo, da raggiungere però senza più uscire dall’euro o almeno non nell’immediato.
La conferma è arrivata dal responsabile economico nazionale della Lega, Claudio Borghi, che, intervistato a Cernobbio dalla Reuters, ha sottolineato la necessità di “fare i conti con una situazione dove ci sono meno possibilità di un‘uscita coordinata”, per cui “bisogna lavorare con un‘ottica più di lungo periodo”.
Sulla questione della moneta unica e della politica monetaria europea, la Lega si conferma uno dei partiti più contrari e scettici, anche perché legato al progetto autonomista, cuore della politica leghista.
Da Mosca a Washington, la politica estera della Lega Nord ha trovato in Vladimir Putin e Donald Trump due punti di riferimento. La vicinanza con la Russia viene spiegata con l’interventismo del Paese nella guerra in Siria che Matteo Salvini, nel programma elettorale della Lega, definisce un’azione necessaria per “cauterizzare l’emorragia siriana da cui scaturisce la tragedia di parte delle migrazioni che interessano l’Europa e l’Italia”. Anche le sanzioni contro la Russia per la vicenda ucraina hanno trovato la netta opposizione del Carroccio che sottolinea il danno economico causato alle esportazioni italiane.
Le affinità con il 45esimo Presidente degli Stati Uniti sono state evidenziate più volte dallo stesso segretario leghista che ne ha sostenuto la campagna elettorale e condiviso alcuni progetti, a partire dal cosiddetto “muslim ban” al muro al confine col Messico e la stretta migratoria.
A dividerli è invece la posizione sulla Corea del Nord e su Kim Jong-un. Salvini nel 2014 fece un viaggio nel Paese accompagnato dal senatore Antonio Razzi: al rientro, la definì “pulita come la Svizzera” e propose la necessità del dialogo al posto delle sanzioni.
Per quello che riguarda l’Unione Europea, come già accennato, la posizione della Lega Nord è vicina ai movimenti anti-UE che si sono formati in quasi tutti i maggiori paesi europei: il Carroccio ha festeggiato la Brexit, si è schierato con Marine Le Pen durante le elezioni francesi, ha sostenuto il muro anti migranti di Viktor Orban in Ungheria e ha celebrato la recente vittoria della destra in Austria e l’avanzata della destra in Germania.
La tutela dell’ambiente fa parte del programma politico della Lega Nord soprattutto perché intesa come difesa del territorio, con particolare attenzione alle comunità montane e alla campagna. Nel programma elettorale di Matteo Salvini c’è la proposta di “detassare tutto il detassabile ai centri di montagna e a chi decide di dedicarsi all’agricoltura, senza badare alle regole demenziali di Bruxelles” e la proposta di sostegno per la ripopolazione dei territori montani e boschivi, anche come prevenzione del dissesto idrogeologico.
La riforma della giustizia è una delle battaglie storiche della Lega Nord, presente nel programma elettorale di Matteo Salvini. Processi civili e penali più rapidi, maggiori strumenti investigativi alle forze di polizia, la riforma della giustizia ordinaria, l’elezione popolare del giudice di pace, castrazione chimica per stupratori e pedofili sono solo alcuni degli elementi presenti nel programma del Carroccio.
Tra le battaglie più note c’è quella per l’estensione del diritto alla legittima difesa, portato avanti con lo slogan “la difesa è sempre legittima”: secondo la Lega, sarebbe necessario cancellare il reato di eccesso colposo di legittima difesa, previsto dal codice.
Il tema della giustizia è legato a quello della sicurezza. La possibilità di difendersi, sempre e comunque, con le armi si accompagna alla richiesta pressante di una maggior presenza di forze dell’ordine in città, più campo libero alle forze di polizia e ordine nelle strade: celebre la battaglia di Salvini contro i campi nomadi, da abbattere “con le ruspe”.
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