Lionel Messi, il campione del mondo argentino, uno dei giocatori più forti di sempre, secondo quanto scritto dal quotidiano sportivo francese l’Equipe, è stato punito dal suo club, il Paris Saint-Germain, con due settimane di stop in cui non potrà né giocare, né allenarsi con i suoi compagni di squadra (né riceverà lo stipendio) per un volo non autorizzato in Arabia Saudita. La Pulce, testimonial del Paese, infatti, è mancato all’appuntamento di ieri, sempre punitivo, deciso da Christophe Galtier dopo lo sconfitta dei parigini per 1-3 contro il Lorient, a cui è seguita anche una contestazione da parte dei tifosi.
La storia d’amore tra Lionel Messi e il Paris Saint-Germain potrebbe essere già arrivata ai titoli di coda. Con un contratto in scadenza a giugno di quest’anno, infatti, stanno continuando ad aumentare i rumors che danno la Pulce sempre più vicina a un ritorno a casa, non in Argentina, ma al Barcellona, dove di fatto negli anni ha vinto tutto e da cui, due estati fa, non voleva andarsene, ma per i problemi economici del club catalano è stato costretto ad andare via. Non che le cose, ora, per i blaugrana vadano tanto meglio – considerato soprattutto lo scandalo degli arbitri -, ma se rimane uno scenario complicato da realizzarsi, ancora più complicato, a oggi, sarebbe un rinnovo di contratto con il club francese, che oggi ha punito, secondo l’Equipe, il campione del mondo argentino per un viaggio non autorizzato in Arabia Saudita.
Subito dopo la partita di domenica persa al Parco dei Principi dalla squadra di Christophe Galtier contro il Lorente per 1-3, oltre a essere iniziate le contestazioni dei tifosi nei confronti della società, il tecnico francese ha deciso di aggiungere un impegno a quelli che saranno (forse e a meno di cataclismi) i prossimi campioni della Ligue 1 – la distanza con il Marsiglia è di cinque punti a vantaggio del Psg a cinque giornate dal termine del campionato – con un allenamento per il primo maggio extra. Allenamento in cui Messi non ha timbrato il cartellino per volare appunto nel Paese mediorientale di cui è testimonial per l’ente del turismo, specialmente per pubblicizzare i Mondiali del 2030 a Ryad, e senza avere il via libera del club.
E quindi, per due settimane, l’attaccante rimarrà fermo ai box: senza la possibilità di giocare – salterà la sfida di domenica alle 20:45 contro il Troyes e quella di sabato 13 maggio contro l’Ajaccio in casa – di allenarsi con i suoi compagni, e anche di ricevere lo stipendio faraonico che, poco prima che l’eterno rivale Cristiano Ronaldo si accasasse con l’As Nassr, era il più alto di sempre.
Tornando al futuro di Messi e a quel ritorno a Barcellona di cui si sta parlando sempre di più, ci sono delle cose da risolvere, ed è per questo che i contatti tra il padre, che è anche il suo procuratore, e il club catalano si sarebbero intensificati. Non solo, perché a lavorare per un approdo alla corte del suo ex compagno ai tempi del triplete Xavi Hernandez ci sarebbe anche il presidente, Joan Laporta, che dal canto suo sta provando a convincere i vertici della Liga spagnola che anche con lui i conti possono tornare.
Innanzitutto ci deve essere uno sforzo della società – per contro anche di un Paris Saint-Germain che invece vorrebbe puntare tutto su Kylian Mbappé per rimanere dentro i paletti del fair play finanziario imposto dalla Uefa -, con lo sfoltimento della rosa e la rinuncia a dei contratti troppo onerosi, ma anche e soprattutto del giocatore, che di certo non potrebbe chiedere quanto prende ora per tornare a vestire la sua seconda pelle, ovvero la maglia dei blaugrana.
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