Mario Roggero, il gioielliere di Grinzane, un piccolo comune della provincia di Cuneo, in Piemonte, racconta gli istanti drammatici dell’aprile del 2021, in seguito ad un furto avvenuto nella sua attività commerciale quando sparò ai rapinatori, uccidendone due.
L’orafo è sotto processo e rischia una condanna a 30 anni di carcere per le accuse di omicidio doloso plurimo ai danni di due rapinatori e di tentato omicidio per la terza persona coinvolta.
Il racconto di Mario Roggero
Durante l’ultima udienza davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Asti, Mario Roggero racconta gli istanti drammatici dove uccise i due rapinatori che avevano tentato di svaligiare la sua gioielleria.
Secondo i consulenti psichiatrici incaricati dal pm di analizzare le sue condizioni di salute mentale, il gioielliere era in grado di intendere ma non di volere, in quanto quest’ultima azione fortemente turbata e condizionata dal ricordo di una precedente rapina avvenuta nel 2015, dove lo stesso Roggero è stato massacrato violentemente, preso a calci per 10 minuti, provocandogli la frattura delle costole.
“Non volevo che la facessero franca, per questo motivo ho inseguito i rapinatori. Quando uno di loro era a terra, mi ha supplicato di non ucciderlo e io l’ho lasciato andare”.
Questo è un estratto del racconto del commerciante derubato il 28 aprile del 2021, poco prima che uno dei rapinatori esalasse l’ultimo respiro.
La controperizia
È iniziato da poco il processo a Mario Roggero, titolare di una gioielleria, dove quasi due anni fa una rapina è finita in tragedia. Lo stesso orafo, al momento, rischia 30 anni di carcere per le accuse di omicidio doloso plurimo ai danni di due rapinatori e di tentato omicidio per la terza persona coinvolta.
Al momento, i suoi legali stanno cercando di concentrarsi sul suo profilo psichico per dimostrare che il titolare dell’attività non fosse lucido e cosciente, sia perché in lui erano affiorati ricordi di una precedente rapina e anche per aver visto la moglie e la figlia legate e immobilizzate dai ladri.
La controperizia, invece, rappresentata dalle famiglie dei due rapinatori deceduti, pensa che Roggero si trovasse in uno stato emotivo intenso ma non al punto tale di non possedere le capacità di intendere e di volere.
La Corte d’Assise presieduta da Alberto Giannone, dati i pareri contrapposti delle due perizie, ha deciso di incaricare una superperizia psichiatrica ad un perito superpartes per poter stabilire se il 28 aprile di due anni fa, il gioielliere del cunese fosse lucido al momento della rapina finita a sangue.