In questo 2023 metteremo da parte definitivamente il Reddito di cittadinanza che cambierà e prenderà nome di Misura di inclusione, a partire dal prossimo settembre.
Il ministero del Lavoro ha abbozzato i primi testi e da qualche giorno sono in valutazione al ministero del Tesoro, per attuare le riforme e i cambiamenti previsti sarà necessario quasi un miliardo di euro. Il decreto legge sulla riforma del Reddito di Cittadinanza dovrebbe essere presentato entro un paio di settimane al consiglio dei ministri.
Nei giorni scorsi il ministero del Lavoro ha presentato i primi testi abbozzati per farli valutare al ministero del Tesoro.
Tanti i cambiamenti che sono sul tavolo, tra questi, oltre all’ampliamento della platea di lavoratrici che possono essere ammesse a Opzione donna e al rafforzamento delle politiche attive, c’è anche la riformula del Reddito di Cittadinanza.
Lo strumento prenderà nome di Misura di inclusione attiva (Mia), dovrebbe essere richiedibile a partire da fine agosto e inizio settembre 2023. Il decreto legge dovrebbe essere presentato al consiglio dei ministri entro un paio di settimane dalla Ministra del Lavoro, Elvira Calderone.
Elvira Calderone ha più volte rassicurato tutte le parti sociali che il sussidio non sparirà ma cambierà e includerà anche le persone ritenute “occupabili” cioè coloro che potrebbero lavorare ma non lavorano.
La misura entrerà in vigore già da quest’anno, dopo i sette mesi previsti per la proroga che è stata accordata ai beneficiari del Reddito di Cittadinanza grazie alla legge di Bilancio 2023.
I richiedenti verranno divisi in due grandi categorie, da un parte le famiglie povere senza persone occupabili e dall’altra famiglie con persone occupabili. Le prime saranno quelle dove c’è almeno un minore oppure un anziano con più di 60 anni, o un disabile.
Le altre invece saranno quelle dove non è presente nessuna delle situazioni sopra elencate, ma c’è almeno una persona tra i 18 e i 60 anni che rientra nella categoria di occupabili, e che già ora beneficiano del Reddito di Cittadinanza.
Per questi ultimi l’importo erogato sarà più basso rispetto a quello classico previsto da questo nuovo strumento.
A loro Mia, dovrebbe infatti dare un assegno da 375 euro e avere una durata inferiore rispetto al Reddito di Cittadinanza che dovrebbe essere di un anno.
Anche per la prima platea di famiglie interessate e rientranti nella categoria di “non occupabili” ci saranno diversi cambiamenti.
Queste famiglie continueranno a percepire un fisso mensile che sarà di base per un single di 500 euro al mese. La durata del sussidio sarà di 18 mesi.
È ancora al vaglio la possibilità di aggiungere alla quota base delle quote aggiuntive se il beneficiario ha necessità di pagare un affitto.
Con il Reddito la cifra ammontava a 280 euro al mese ma con la Mia si potrebbe alleggerire e potrebbe essere modulata in base alla grandezza del nucleo familiare.
La Mia inoltre potrebbe essere realizzata con l’idea del decalage proposta da Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro. Il nuovo reddito non potrà essere richiesto a ripetizione come avviene per il reddito di cittadinanza ma sarà usufruibile seguendo queste modalità.
Per le famiglie senza persone occupabili dopo i primi 18 mesi, si potrà effettuare una nuova domanda per la Mia.
Questa volta però l’assegno verrà elargito per 12 mesi e dovrà passare un mese dalla scadenza della prima richiesta prima di poter chiedere nuovamente la prestazione. E così a seguire negli anni successivi.
Mentre per chi ha persone occupabili nel nucleo famigliare, come abbiamo visto, la prima domanda avrà una durata di un anno, dopo di che sarà possibile richiederlo una seconda volta ma avrà una durata di sei mesi.
Potrebbe esserci la possibilità di richiederlo anche una terza volta ma si dovrà fare almeno una pausa di un anno e mezzo. Ciò dovrebbe spingere le persone beneficiare che possono lavorare a cercare comunque un impiego.
Secondo alcune indiscrezioni trapelate dai tecnici del ministero che seguono più da vicino la riforma, a cambiare saranno anche i requisiti Isee. Per poter ottenere la Misura di inclusione attiva l’isee non potrà essere superiore ai 7200 euro.
Ciò dovrebbe tagliare circa un terzo degli attuali richiedenti del Reddito di Cittadinanza. Il fattore positivo in questo caso è che l’attuale misura verrà regolata e elargita in base all’importo dell’Isee, quindi sarà possibile dare una reale assistenza ai nuclei familiari più in difficoltà.
Cambierà anche il requisito della residenza in Italia che non sarà più da 10 anni ma dovrebbe scendere a 5 anni, questo per non incorrere nelle censure previste dalla Consulta e di Bruxelles. Questo cambiamento aumenterà la platea dei potenziali beneficiari ma di poco.
La domanda per la Mia verrà accolta dopo che saranno stati eseguiti tutti i controlli necessari. I nuclei familiari senza occupabili verranno indirizzati ai Comuni di appartenenza per seguire i percorsi di inclusione sociale.
Mentre gli altri verranno indirizzati ai centri per l’impiego dove dovranno sottoscrivere un patto personalizzato, condizione necessaria se si vuole ottenere la Mia.
Saranno coinvolte anche le agenzie private del lavoro, che incasseranno un incentivo per ogni contratto che riusciranno ad ottenere per una persona occupabile.
Verrà inoltre realizzata una nuova piattaforma nazionale seguita dal Ministero del Lavoro, dove tutti gli occupabili dovranno iscriversi per ricevere le offerte di lavoro. Basterà rifiutare una singola offerta di lavoro per far sì che la Mia decada.
Le offerte di lavoro saranno ritenute congrue se in linea con il profilo della persona occupabile e se la sede di lavoro si trova nella provincia di residenza del beneficiario o in quelle confinanti. In queste offerte sono incluse anche quelle a contratto breve termine purché superiori di 30 giorni.
Sarà possibile per i beneficiari cumulare anche gli assegni per i lavori stagionali, a intermittenza e come lavoratori dipendenti in ogni settore purché si rientri nella soglia dei 3mila euro. Qualora si superi la soglia la Mia verrà sospesa e riattivata al termine della prestazione lavorativa.
Saranno maggiori anche i controlli generali, quelli sulla decadenza, e anche per chi non rispetta gli impegni previsti dai patti sottoscritti, nonché quelli sui reati per chi dichiara il falso oppure lavora in nero.
Queste norme serviranno ad evitare di sprecare le risorse, già dai controlli realizzati sia sotto il governo Draghi che sotto il governo Meloni c’è stato un importante calo delle domande del Reddito di Cittadinanza.
Grazie a questa riforma il governo dovrebbe risparmiare circa 2 o 3 miliardi l’anno, rispetto invece ai 7/8 l’anno che venivano spesi con il Reddito di Cittadinanza.
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