Per il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida il Reddito di Cittadinanza dovrà essere sostanzialmente abolito per essere sostituito con altri tipi di sostegni rivolti a fasce di popolazione più circoscritte e definite.
Altro tema importanti toccato dal deputato meloniano concerne l’assetto del probabile futuro governo a guida Centrodestra, dove fondamentale sarà la ripartizione dei ruoli tra i vari partiti di coalizione.
Non usa mezzi termini il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida riguardo uno dei temi più dibattuti della campagna elettorale: il Reddito di Cittadinanza.
Il sostegno pubblico al reddito introdotto dal Movimento 5 Stelle sembrerebbe aver fatto la fortuna di chi lo ha difeso, attirando a sé il favore di percettori in primis, ma anche di chi ritiene necessaria una misura di aiuto ai più indigenti quale forma base di welfare statale.
Pochi quindi nelle settimane pre-elettorali si sono apertamente espressi contro la misura, proponendo più cautamente una sua revisione, anche profonda e sistemica, preservandone però l’obiettivo di ammortizzatore sociale.
Fratelli d’Italia si ritrova in questo secondo gruppo, poiché a favore di una ricalibrazione dello strumento a protezione solamente di coloro che non possono lavorare (per motivi fisici, di salute, di cura, ecc.).
Eppure le parole di Lollobrigida tuonano preoccupanti per molti percettori dell’RdC: seppur poi declinate nella formula di un aiuto che in realtà si trasferisce ai soli inoccupabili, per la prima volta si parla esplicitamente di abolizione.
Naturalmente, precisa il capogruppo, in tempi abbastanza lunghi e calibrati per non impattare troppo negativamente su quelle sacche di povertà assoluta che hanno nel RdC il loro unico sostentamento.
Intanto però c’è il nuovo esecutivo da mettere in piedi e la cui prima preoccupazione, prosegue il deputato di Fratelli d’Italia, sarà inevitabilmente il caro energia e la legge di bilancio.
Quest’ultima si prevede sarà redatta in collaborazione con il governo uscente di Mario Draghi, con il quale il confronto sarà comunque d’obbligo visto che la nuova finanziaria si fonderà sulla Nota di aggiornamento al DEF presentata dall’attuale ministro dell’Economia Franco.
Meno focale secondo l’esponente FdI sarà la provenienza partitica (o tecnica) dei membri del nuovo esecutivo: ciò che conterà sarà la professionalità e competenza della figura scelta, non il tesserino di partito.
Consapevole della instabilità interna degli altri partiti in coalizione, Meloni sembra pronta a rinunciare a qualche tassello ministeriale per affidarlo a valide personalità tra i suoi alleati in cambio di una navigazione pacifica e collaborativa. Anche perché di problemi da affrontare il nuovo esecutivo ne avrà parecchi, beghe di coalizione interne o meno.
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