Un arresto che si sentiva già nell’aria quando, dopo la sua scarcerazione nel 2019, qualcosa stava cambiando negli assetti camorristici. A finire in carcere, nuovamente è Nicola Schiavone, nipote di “Sandokan”.
Era stato lo stesso Schiavone ad annunciare la sua uscita dal carcere nel 2019, con una telefonata anonima agli organi di stampa.
Era riuscito a far sapere a tutti che stava per uscire di galera, persino ai giornali che, quando fu arrestato, misero le sue foto e la notizia in prima pagina. Nicola Schiavone, nipote del boss dei Casalesi conosciuto ai più come “Sandokan”, dopo il 2019 era tornato in libertà.
Tale ritorno alla vita normale lo aveva portato immediatamente a convocare tutti gli imprenditori che erano in un beneficiario accordo economico con il clan dei Casalesi, ma aveva anche convocato altri privati soggetti che, con il clan stesso avevano avuto rapporti economici, in particolare per il prestito di somme di denaro, chiedendone, quindi, la loro restituzione.
Le indagini partite, in particolare per quel che riguardava gli appalti pubblici e la loro definitiva gestione, ha portato gli uomini della DDA ad arrestare proprio Nicola Schiavone, 42enne, nipote del boss “Sandokan” (nome con il quale Francesco Schiavone era, a tutti, conosciuto). Ma l’ordinanza di arresto emessa non è stata soltanto per il nipote di Schiavone.
Anche per Alessandro Ucciero, 52enne ritenuto uno dei principali prestanome degli Schiavone, al quale era stata intestata una società fittizia proprio per gestire al meglio i ricavati e gli stessi appalti pubblici che il clan riusciva ad accaparrarsi.
Secondo le indagini, la società intesta fittiziamente ad Ucciero, aveva come compito quello di interessarsi, in particolare di lavori edili con la pubblica amministrazione, non avendo però ancora attestazioni Soa, visto che la stessa società era di nuova costituzione.
Sia il nipote del boss che lo stesso Ucciero sono, ora, indagati a vario titolo e con varie accuse che vanno dall’associazione di tipo mafioso, al riciclaggio di denaro e anche alla fittizia intestazione di beni, il tutto aggravato da modalità di tipo mafioso.
Una società, quella di Ucciero, nata per pura volontà degli stessi boss al solo scopo di coprire i metodi e le finalità con le quali il denaro sporco veniva riciclato, attraverso l’aggiudicarsi degli appalti pubblici, in particolare quelli dei lavori edili che avevano a che fare con la pubblica amministrazione, non solo comunale ma anche di altro genere.
La DDA di Napoli ha emesso, quindi, un’ordinanza di custodia cautelare che, dopo la scarcerazione tanto sbandierata nel 2019, porta nuovamente in carcere Nicola Schiavone. Nel 2019, quella telefonata anonima arrivata alla stampa di Caserta, annunciava a tutti la sua scarcerazione.
Oggi, dopo 4 anni, il nipote del boss torna in carcere con nuovi capi di accusa che si affiancano a quelli che, precedentemente, aveva già scontato. Dopo il suo ritorno in libertà, lo stesso Nicola Schiavone si era messo in moto per far sì che i proventi economici che il clan aveva prestato a vari soggetti tornassero indietro. Ma le indagini lo hanno fermato.
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