Il Salone di Parigi, giunto all’edizione 2016, fa discutere di se già dalla vigilia per la scelta di numerosi marchi dell’automotive di non partecipare alla manifestazione organizzata nella capitale francese. Scelte di mercato, ad esempio, quelle dei luxury brand, Aston Martin, Bentley, Bugatti, Lamborghini, Lotus e Rolls Royce, per il quale secondo il quotidiano “Le Figaro” non sono piaciute alcune notizie circolanti in rete. Blocchi auto una volta al mese imposti a Parigi lungo gli Champs-Elysées e la guerra ai motori diesel e alle auto dichiarati dal sindaco Ana María Hidalgo su tutti. Di fatto non sono stati digeriti dalle case automobilistiche dell’area lusso. Mentre per Ford, Volvo e Mazda, che non saranno presenti al Salone di Parigi, si presumono scelte maggiormente strategiche e di investimento sulla comunicazione. Che cosa sta cambiando nel panorama automotive? Scelte “politiche”? O semplicemente i saloni dell’auto non hanno più l’appeal di una volta. Di questo ne vogliamo parlare con lo storico giornalista Marcello Pirovano direttore di Japan Car Magazine, Europe Car Magazine, MotorPad TV e Motorpad.It.
Pirovano le case automobilistiche negli ultimi anni tendono a snobbare i saloni dell’auto. Cos’è cambiato nel mercato degli investimenti e quanto era importante un salone dell’automotive in passato rispetto ad ora?
Molte cose, nel mondo dell’automotive (e non solo) cambiano a velocità supersonica e i Saloni Classici di un tempo non si sottraggono certo a questi cambiamenti, ovviamente con modalità e caratteristiche proprie. Seguono in questo la dinamica di una informazione pur sempre molto attiva. Ma diversa. Restando ai Saloni quello di Parigi in arrivo vede la defezione di due marchi di grande importanza come Ford e Volvo che, pare, sono orientati a scegliere un Salone per continente.
Questo significa che le manifestazioni del genere devono tener presente altre realtà che si definivano emergenti e che sono emerse. Non si può più ignorare, ad esempio, Pechino e Shanghai o San Paolo. Ma nessuno trascurerà mai Ginevra, Detroit, Los Angeles. Il problema sta proprio negli investimenti che hanno cambiato rotta.
Dalla comunicazione in senso stretto e dall’esposizione “comparativa” di modelli nei Saloni si è va sempre più diffondendo la scelta di azioni di marketing, spesso tanto originali quanto costosissime, che dissanguano i budget.
Succede poi un fatto abbastanza curioso. Si snobbano i Saloni ma le novità vengono presentate quasi “a rate” con una serie di anticipazioni che una volta erano tenute gelosissimamente nascoste con rigidissimi “press release” che provocavano irose reazioni se non venivano rispettati. Resta pur sempre, il Salone, un importante momento di incontro e di confronto e non a caso è curioso assistere a uffici stampa che non invitano più la specializzata ma non mancano di sollecitarne la disponibilità per le conferenze stampa e, in particolare, per interviste.
In termini comunicativi com’è cambiato il mondo dell’auto?
E’ cambiata in relazione al cambiamento degli uomini che se occupano e dei mezzi di comunicazione oggi disponibili. Negli uffici stampa si cercano sempre meno comunicatori esperti anche di auto, ma sempre più preparati in altre discipline, quali moda, organizzazione di eventi. E’ solo da qualche anno, ad esempio che i cosidetti ”chef stellati” hanno assunto un’importanza spropositata nel lancio di un modello: non che questo maldisponga verso il modello in questione, ma è certo che la nouvelle cuisine poco c’entra con la guida autonoma o i sistemi di sicurezza.
E’ singolare notare che ci si accontenta quasi più del titolo della notizia che dei contenuti della stessa e, ancor più grave, che i comunicati stampa vengano ripresi con la tecnica del “taglia e cuci” senza nemmeno preoccuparsi di togliere di mezzo certe aggettivazioni ed affermazioni iperboliche da sconfinare nel ridicolo.
E’ la legge del marketing che sta prendendo il sopravvento nella comunicazione e non dico niente di nuovo affermando che non pochi addetti stampa, ridotti quasi ad agenti turistici o poco più se ne lamentino per primi. Mettersi al volante di una nuova auto non può essere “un’emozione indimenticabile” e ci sono troppi modelli che pretendono di essere “straordinariamente efficienti” , “di riferimento nel settore” o addirittura capaci di “cambiare la storia”, “segnare nuovi confini” e via esagerando.
L’Italia è patria di motori, l’EICMA funziona bene, perché facciamo fatica a creare un salone dell’auto che abbia una risonanza mediatica di livello internazionale
L’EICMA è sicuramente qualcosa di straordinario. E’ il regno della passione pura, quella che i motociclisti “eterni ragazzi” non smettono mai di manifestare. C’è meno concorrenza tra le manifestazioni del genere, in Europa contano soltanto EICMA e il Salone di Colonia in Germania. Segnalerei però che a fronte di un disamore crescente per il Salone Classico come Parigi, ma a riprova di un interesse che non cala mai per l’auto, vadano crescendo saloni e manifestazioni espositive sempre più interessanti e nuove. Fenomeno forse tipicamente italiano, ma è certo che una esposizione come quella del Valentino, il ritorno del Motor Show di Bologna e le affollatissime mostre di auto d’epoca che si tengono in tutta Italia (sostenute nell’entusiasmo dai mille raduni e rally storici) siano un ottimo surrogato e sicuramente meno costoso, ai Saloni del passato.
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