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Politica

Il Senato ha approvato la risoluzione sull’invio di armi all’Ucraina e il decreto rave

Con 143 favorevoli, 29 contrari e un astenuto, il Senato ha approvato la risoluzione presentata dalla maggioranza dopo le comunicazione del ministro della Difesa, Guido Crosetto, in merito all’invio di armi in Ucraina.

Guido Crosetto – Nanopress.it

Sono state approvate anche le risoluzioni presentate dal terzo polo e dal Partito democratico, su cui il governo aveva dato parere favorevole. Mentre non sono state discusse le risoluzioni del MoVimento 5 stelle e dell’alleanza Verdi e Sinistra Italiana. Dopo la ripresa dei lavori, i senatori hanno dato il via libera anche al decreto rave, che ora passerà alla Camera.

Il Senato ha approvato le risoluzioni della maggioranza, del Pd e del terzo polo sull’invio di armi in Ucraina

Mentre Giorgia Meloni, presidentessa del Consiglio, parlava alla Camera prima del suo intervento al Consiglio europeo di giovedì e venerdi, al Senato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, spiegava le ragioni per cui è ancora utile e necessario mandare armi all’Ucraina. Qualche giorno fa, dal governo si era appunto deciso che dovevano essere le due aule a ratificare anche per tutto il 2023 l’invio degli equipaggiamenti per il Paese di Volodymyr Zelensky, che ancora sta combattendo il suo conflitto contro la Russia, e così è stato.

Guido Crosetto – Nanopress.it

Perché con 143 voti favorevoli, Palazzo Madama ha dato il via libera alla risoluzione della maggioranza, firmata da Malan, Romeo, Ronzulli e De Poli (i capigruppo delle forze della coalizione che sostiene l’esecutivo) che impegna il governo a “proseguire e intensificare in tutte le sedi appropriate l’azione diplomatica volta a conseguire una pace giusta e sostenibile nel rispetto delle norme di diritto internazionale, della sovranità e della integrità territoriale, a vantaggio della stabilità e della sicurezza internazionale” e ad “assicurare con tutte le iniziative necessarie e possibili il supporto umanitario alla popolazione civile ucraina rimasta in Patria e ai profughi in fuga dalla guerra“.

Da Palazzo Chigi dovranno anche “sostenere, coerentemente con quanto concordato in ambito Nato e Unione europea nonché nei consessi internazionali di cui l’Italia fa parte, le autorità governative dell’Ucraina anche attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari, così come stabilito dall’articolo 1 del decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185” e “a proseguire un percorso volto a mantenere un costante dialogo con il Parlamento tramite comunicazioni alle Camere all’esito di sviluppi emersi in consessi internazionali, ovvero in aggiornamento rispetto alle future iniziative diplomatiche che verranno intraprese“.

A passare, però, sono state anche due risoluzioni delle opposizioni, quella del Partito democratico e quella del terzo polo di Azione e Italia Viva, votate entrambe da 144 senatori e con “solo” 28 voti contrari.

Con la risoluzione dei dem, firmata da Malpezzi, Alfieri, Mirabelli, Lorenzin, Misiani, Irto, Basso, D’Elia, Rossomando, Borghi, Casini, Del Rio, il governo, invece, si impegna a sostenere l’Italia nel percorso diplomatico avviato da Francia e Stati Uniti, in una più coesa collaborazione con i due paesi promotori e con gli altri partner europei e gli alleati Nato, anche con l’auspicio di poter ospitare una futura conferenza di pace a Roma e anche attraverso iniziative utili a una deescalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, anche in linea con gli orientamenti emersi in occasione dell’ultimo incontro G20“.

A questo si deve aggiungere anche l’impegno per “garantire pieno sostegno al popolo e alle istituzioni ucraine mediante tutte le forme di assistenza necessarie, anche al fine di assicurare quanto previsto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, che sancisce il diritto alla difesa individuale e collettiva, confermando tutti gli impegni assunti dall’Italia nel quadro dell’azione multilaterale, a partire dall’Ue e dall’Alleanza atlantica, rispetto alla grave, inammissibile ed ingiustificata aggressione russa dell’Ucraina“.

Per ultima, quella del terzo polo, firmata da Paita, Gelmini, Lombardo, Fregolent, Scalfarotto, Versace, Sbrollini, che mira a “proseguire nel programma di sostegno politico e militare dell’Ucraina, perché questa possa continuare a contrastare, fino a che sarà in corso, l’aggressione russ e determinare le condizioni per l’avvio di un negoziato effettivamente paritario” e “a promuovere ogni iniziativa diplomatica che possa portare in tempi rapidi al cessate il fuoco, senza pregiudicare il diritto alla libertà, alla sicurezza e alla sovranità politica e territoriale dell’Ucraina e a operare perché su questo tema si giunga con chiarezza a una posizione comune di istituzioni europee e stati membri“.

L’esecutivo, ancora, si impegna a “garantire in modo particolare e con assoluta urgenza, equipaggiamenti e mezzi militari in grado di garantire la protezione della popolazione civile e delle infrastrutture ucraine“, “a concentrare il programma di assistenza umanitaria in Ucraina sulle forniture essenziali per ridurre le gravose sofferenze cui è costretta la popolazione civile, in un Paese in cui le temperature sono adesso molto rigide e oltre il 30% delle infrastrutture energetiche è stato distrutto dai bombardamenti russi“.

Non sono, invece, state votate le risoluzioni del MoVimento 5 stelle e dell’alleanza Verdi e Sinistra Italiana. Nel merito, quella dei pentastellati avrebbe dovuto impegnare Meloni e i suoi ministri a presentarsi in Aula ogni qualvolta si dovevano finanziare nuovi equipaggiamenti da mandare in Ucraina, come tra l’altro richiesto più volte dal presidente Giuseppe Conte.

Giuseppe Conte – Nanopress.it

L’ex premier, nel suo intervento alla Camera dopo le parole di Meloni, ha poi ribadito la posizione del suo partito, dicendo che “ha espresso da subito totale vicinanza alla popolazione ucraina ingiustamente aggredita“, ma quello che si deve mettere in discussione è piuttosto “la strategia che l’Occidente sta perseguendo e chiediamo di poterla discutere in questa Aula. Da mesi chiediamo un’azione diplomatica che possa mettere in moto la macchina europea che dall’inizio della guerra non si è mai attivata. L’Italia dovrebbe diventare capofila di questa azione e non lasciare questo ruolo alla Turchia di Erdogan. La pace va costruita ma non scherzando con i quiz in questa sede“.

Per lui, la costruzione del percorso di pace è faticoso, e ne è consapevole, ma è anche l’unico modo per “rispondere a questioni di sicurezza e di tutela delle minoranze russofone. Non è con slogan e quiz che si costruisce un serio percorso di pace“. Anche perché, ha spiegato, non c’è alcun dubbio sull’appartenenza del nostro Paese alla Nato, più che altro il tema è sulla “postura dell’Italia in questi consessi“. “In passato aveva parlato di un’Italia libera, forte e sovrana ma quello che vediamo oggi è incoerente, a noi sembra ci sia una totale acquiescenza nei confronti di Washington e un’accettazione supina della strada dell’invio di armi“, ha concluso.

Il Senato approva anche il decreto rave: ora il testo passerà alla Camera

Con 92 voti a favore, 75 contrari e un solo astenuto, il Senato, che ha ripreso i lavori alle 14, ha anche approvato il disegno di legge di conversione del decreto legge 31 ottobre numero 162, il cosiddetto decreto rave, che ora passerà al vaglio della Camera.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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