Giuseppe Sala, sindaco di Milano in area centrosinistra, commenta le alterne fortune di alcuni dei partiti coinvolti nella campagna elettorale per le elezioni politiche nazionali del 25 settembre.
Sala è stato rieletto sindaco del capoluogo lombardo nel 2021 andando a ricoprire il suo secondo mandato da primo cittadino, dopo essere arrivato nel seggio più alto del comune nell’elezione precedente del 2016.
Sala vede traballare la sedia di Salvini
Giuseppe Sala tenta un’analisi di che cosa potrebbe succede ad alcuni dei principali partiti italiani nelle urne e nell’immediato post-voto.
La formazione a cui dedica più attenzione è sicuramente la Lega di Matteo Salvini, forse inevitabilmente, dato che da sindaco di Milano il suo rapporto con esponenti leghisti ed in generale il confronto con un sentire storicamente vicino al Carroccio è praticamente quotidiano.
Ed infatti è proprio dalle indiscrezioni private di alcuni leghisti che prendono le mosse le previsioni di Sala. Secondo quanto riferito dal primo cittadino meneghino molti rappresentanti o simpatizzanti della Lega non avrebbero giudizi troppo positivi o lusinghieri sull’attuale segretario e sul suo operato.
Nonostante la presa di Salvini sul partito sia ancora forte, in più di uno scommette che una debacle elettorale (che i sondaggi in qualche modo non escludono, visto il forte calo in preferenze) potrebbe far traballare la sedia del Capitano e portare ad un cambio alla regia nazionale.
Importante per il futuro di Salvini potrebbe essere anche conoscere l’esito di Fratelli d’Italia nel Nord del Paese, storica roccaforte leghista ora seriamente insidiata dall’alleata di governo.
La condizione delle altre forze politiche vista da Milano
Caustici sono i commenti rivolti alle forze sedicenti centriste del panorama elettorale italiano: Azione/Italia Viva e Forza Italia.
La seconda è destinata al tracollo per Sala: il partito non ha più di fatto figure attrattive, è la stanca rappresentazione politica dell’ormai stanco e anziano suo leader. Del resto nessuna altra fine poteva prospettarsi per un partito personalistico come quello di Berlusconi, unico e insostituibile padre-padrone degli azzurri.
Sul terzo polo di Calenda il sindaco di Milano afferma di notare maggior interesse nell’elettorato e di avere per l’appunto amici intenzionati a votare la nuova lista il 25 settembre anche perché il Partito Democratico avrebbe assunto posizioni troppo sinistrorse. Un errore di valutazione questo che avrebbe spinto Sala a cercare di dissuadere i suoi interlocutori.
Ed infine proprio al PD si giunge. Sala avanza una interpretazione diversa da quella del segretario Letta, secondo il quale la rimonta Dem è possibile se si riuscirà a convincere quel 40% di elettorato indeciso ad affidarsi alla guida del Partito Democratico. Secondo il sindaco lombardo più che di indecisi bisognerebbe parlare di delusi, di persone il cui problema non è chi votare, bensì se andare a votare. Il PD dovrebbe dunque essere capace di conquistare i disillusi dalla politica, indicando una via nuova e coinvolgente, attrattiva anche per costoro.