Gonzalo Montiel consegna la settima Europa League al Siviglia contro la Roma alla lotteria dei rigori, in cui contano troppo gli errori di Gianluca Mancini e Roger Ibanez. La rete di quello che non doveva neanche esserci, ovvero Paulo Dybala, apre i giochi ai giallorossi di José Mourinho nel primo tempo, ma nella seconda frazione una deviazione sfortunata del difensore centrale ex Atalanta regala il pareggio agli andalusi. Tanta sofferenza, tante polemiche da una parte e dell’altra per penalty non assegnati dal direttore di gara, anche tanti minuti di recupero tanto che è stata la partita più lunga di sempre, tanti falli, ammonizioni, e alla fine la gioia più grande, sempre per gli stessi, sempre per gli spagnoli che hanno fatto cadere per la prima volta in una finale anche lo Special One.
La storia di un allenatore contro la storia di un club. Cinque finali vinte su cinque raggiunte contro altre sei finali vinte su sei raggiunte. La Roma di José Mourinho contro il Siviglia di Jose Luis Mendilibar, che si giocano l’Europa League, un trofeo, una stagione da sogno, l’entrata nell’Olimpo dei grandi per l’anno prossimo, è questo, ma non solo.
Perché all’aeroporto di Budapest, per le strade della città e poi alla Puskas Arena che sarà il teatro di questo scontro, è tutto un tripudio di colori. Di bianco, e di giallo e di rosso soprattutto, perché i tifosi della Roma sono molti di più di quelli andalusi – e chi non è riuscito a essere in Ungheria è rimasto nella Capitale per colorare anche gli spalti dello stadio Olimpico, pieno come tutta la stagione anche se stavolta la squadra del tecnico portoghese non sarà in campo con loro.
Ma non è stato tutto semplice, anzi. Nel pomeriggio, infatti, i timori della vigilia si sono rivelati fondati: gli ultrà del Cracovia, ostili nei confronti di quelli del Siviglia, con cui già c’erano stati degli scontri a Manchester in occasione di una partita contro il City, si sono riversati a Budapest e hanno creato dei disordini, mandando in ospedale un tifoso spagnolo e uno svedese per ulteriori cure, e anche un altro è rimasto ferito. In seguito alla rissa, la polizia ungherese ha identificato e arrestato sette polacchi.
Episodio sgradevole a parte, questa è una partita sentita, da tutti, anche da chi la Roma ormai la vive solo da tifoso ma che un tempo è stato il capitano come Francesco Totti. L’ex numero 10, ai microfoni di Sky, ha detto che le sensazioni di oggi sono diverse rispetto a quelle di Tirana (della finale di Conference League vinta contro il Feyenoord dello scorso anno, ndr), ma anche quando giocava “erano le stesse ed era anche più difficile“, ha detto, rispetto all’Albania, ancora, è diverso perché, ha spiegato, “questa è più complicata perché il Siviglia è una squadra forte e abituata a questa partite“.
Se vincerla, però, è il modo per trattenere Mourinho, su cui circolano voci di addio che lo stesso Special One non ha confermato nella conferenza stampa prima della gara, non lo sa Totti, ma questa finale “è significativa soprattutto per la Roma. Quello che farà Mourinho si saprà a fine campionato“. L’ex capitano, poi, ha concluso mandando un messaggio a chi ha adesso ha la fascia al braccio, Lorenzo Pellegrini: “Non ho mai invidiato nessuno. Sono solo contento che c’è un altro romano che può alzare questo trofeo“, ha concluso.
Dopo i protagonisti del passato, tra cui si deve annoverare anche Monchi, ex direttore sportivo giallorosso, ma ora tornato alla base, ovvero al Siviglia, è arrivato il momento anche di quelli del presente e del futuro, con il general manager, Tiago Pinto, che sempre ai microfoni di Sky ha parlato del cuore che ci vuole in un progetto: “Quello che vogliamo veramente è dare gioia a queste persone. Fanno la differenza“, ha risposto il portoghese, che poi ha parlato anche di Paulo Dybala, che ha stretto i denti per esserci in questa finale, così come altri giocatori gli anni scorsi. Per lui questo significa “senso di appartenenza con il club e con l’allenatore ma anche con i compagni. Per me è un orgoglio. Smalling e Belotti hanno fatto tanto per giocare in altre partite. Ora tocca a Paulo e speriamo possa regalarci una gioia”.
Pinto ha parlato anche di Totti, che è l’uomo in più per questa partita speciale di Europa League. “A Roma parlare di lui è speciale. È il più grande nella storia del club ed è un onore che possa essere vicino alla squadra e portare energia positiva“, mentre sul ds andaluso, che aveva detto di non aver capito l’ambiente giallorosso, il gm ha concluso dicendo che quando anche lui andrà via “potrete dire che sono scarso ma non potete dire che non ho capito la piazza. Sono orgoglioso di aver fatto parte della Roma“.
Ai microfoni della Rai, il portoghese ha parlato, però e anche lui, del futuro di Mourinho, perché quella di oggi non è che una tappa di un percorso con lo Special One in panchina: “Oggi arrivare qua con due finali europee consecutive, sicuramente lui ha un ruolo importante ma come ho detto tante volte il ruolo suo è quotidiano, nelle cose piccole e in tutti i giorni che ci fa dare di più. Con 60 anni di esperienza sembra che ne ha 35“, ma sul fatto che continui neanche lui sa, e soprattutto questo non è il momento per parlarne, perché l’obiettivo è quello di “vincere e portare la coppa a Roma, questo è il nostro futuro“.
E della stessa opinione è anche Chris Smalling. Il centralone inglese a Sky ha detto che non vede l’ora che inizi questo ultimo atto: “Non possiamo deludere questi tifosi. Entriamo in campo per vincere dando tutto, senza avere rimpianti“, anche perché giocare a così tanti supporter giallorossi “è fantastico. Oggi lo stadio è piu grande rispetto a Tirana e i tifosi sono di più“. L’ex United ha puntato tutto su Dybala che “ha la qualità da star. È uno di quelli che salirà di livelli come fa in questi casi“, mentre neanche lui che ne sarà del tecnico dopo questa partita, sicuramente “è un allenatore di primissimo livello. Oggi però dobbiamo pensare alla partita e portare a casa la coppa“.
Arrivati al momento della partita, Mourinho riesce ancora una volta a sorprendere tutti. Il tecnico portoghese, infatti, sceglie di giocarsi tutte le sue carte e, quindi, opta per Dybala dal primo minuto, nonostante fino a poche ore prima del fischio d’inizio si pensasse che la Joya avesse nelle gambe solo venti o trenta minuti, come annunciato dallo stesso allenatore. L’argentino ex Juventus, invece, ci sarà ed è una grossa novità per il gioco giallorosso, visto che da inizio stagione l’attaccante si è caricato sulle spalle la manovra della squadra e anche la sua finalizzazione, come dimostrano anche i numeri. La sua presenza è fondamentale, quindi, per sperare in una vittoria che sarebbe meravigliosa per tutto il mondo Roma e sarebbe la continuazione di un progetto straordinario che l’anno scorso ha portato in dote anche la Conference League, la prima della storia.
Tra la gioia di chi ce la fa, poi, c’è anche chi ne fa le spese. Stephan El Shaarawy, nonostante il grande momento di forma, finisce in panchina, pronto comunque a subentrare qualora ce ne fosse bisogno. Al fianco di Dybala, infatti, Mourinho sceglie Tammy Abraham, presente anche nella finale dello scorso anno e decisivo con la sua applicazione difensiva. L’ex Chelsea vince, infatti, il ballottaggio con Andrea Belotti e alle loro spalle tocca al capitano Pellegrini, forse quello che la partita la sente più di tutti e neppure lo nasconde, con quell’essere romanista, quella fascia a brillare sul braccio e la sensazione di dover fare sempre la differenza, sia dal punto di vista del gioco, sia nei calci piazzati. Nella cerniera di centrocampo non ci sono sorprese: Bryan Cristante e Nemanja Matic sono regolarmente in campo dal primo minuto, pronti a vincere contrasti, dare la fisicità che serve e cercare di mettere un freno alla qualità del Siviglia che proprio sulla trequarti e nell’uno contro uno ha i suoi punti di forza. Anche sugli esterni, non ci sono grosse novità rispetto alle attese della vigilia. Leonardo Spinazzola e Zeki Celik agiranno sulle due corsie esterne: la buona notizia, anche se nella giornata di oggi sembrava quasi scontato, è il recupero del laterale ex Atalanta, decisivo anche per la vittoria dell’Europeo con l’Italia di Roberto Mancini e che spera di vivere un’altra serata meravigliosa. Infine, la difesa: davanti a Rui Patricio, ci sono Gianluca Mancini, Smalling, il vero perno della retroguardia dello Special One e Roger Ibanez.
📋 Ecco la formazione scelta da José Mourinho per la #UELfinal 🐺
🟨 DAJE ROMA DAJE! 🟥#SevillaRoma #ASRoma pic.twitter.com/yjE0EjlyAB
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La risposta del Siviglia non si fa attendere e rispecchiano le volontà sotto il profilo del gioco di Mendilibar. Il tecnico continua l’alternanza dei portieri e stavolta sceglie Yassine Bounou, un estremo difensore para rigori e che già negli ultimi mesi ha dimostrato tutto il suo valore, quindi a cui prestare grande attenzione nel corso della partita. Davanti a lui, la coppia centrale è composta da Loic Badé e Nemanja Gudelj, esattamente come nella semifinale. Forse è proprio quello il punto debole che può essere identificato nella formazione spagnola e lo sappiamo anche dal doppio match contro la Juventus. Sui terzini, a dominare è la qualità, ma anche l’esperienza: sulla fascia destra c’è Jesus Navas che garantisce spinta, ma ormai anche fase difensiva, su quella opposta invece c’è Alex Telles, ex Inter e che ha mostrato durante tutto il corso della sua carriera di poter meritare i principali palcoscenici internazionali. I due mediani davanti la difesa, anche in questo caso, sono quelli titolari: Fernando garantisce qualità, ma anche fisicità, e al suo fianco c’è Ivan Rakitic, ormai non più nelle fasi più importanti della sua carriera, ma comunque in grado di dare i tempi di gioco e soluzioni dalla distanza.
I due calciatori che hanno fatto la differenza contro la Juventus, Suso ed Erik Lamela, partono dalla panchina. I titolari sono, invece, Lucas Ocampos, Oliver Torres e Bryan Gil, un calciatore che riesce a dare estro e talento in quella zona di campo. L’attaccante titolare, neanche a dirlo è Youssef En-Nesyri, il vero cannoniere del club spagnolo e la cifra in più per concretizzare tutta la manovra creata dalla squadra.
🚨 XI #UELfinal ⤵
Bono – Navas, Badé, Gudelj, Telles – Fernando, Rakitic, Óliver, Ocampos, Bryan Gil – En-Nesyri. #WeareSevilla #UEL pic.twitter.com/CfJ1rQaE0r
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Dopo la cerimonia di apertura, tra i teloni, il fuoco, lo spettacolo per chi è presente alla Puskas Arena, è il momento che tutti attendevano, quello di scendere in campo. Già dalle immagini con le squadre schierate negli spogliatoi, si vede la tensione negli occhi dei ventidue: per entrambe le compagini è il momento che può salvare tutta la stagione e dare un senso diverso all’intero anno. Le telecamere pescano l’emozione di Dybala, sicuramente il calciatore più atteso al match di questa sera e che vuole deciderla stavolta la finale, a differenza di quanto successo in Champions League con la Juventus. Il calcio d’inizio lo dà proprio l’attaccante argentino e il primo pallone della partita è proprio della Roma che parte subito bene sull’out di destra. Celik batte la prima rimessa laterale e sceglie di gettare la sfera in area di rigore: ne consegue un calcio d’angolo che calcia Pellegrini. Proprio in quest’occasione, avviene il primo scontro della partita tra le teste di Ibanez e Gudelj. I due, però, si rialzano dopo essere stati medicati e senza grosse conseguenze per entrambe, anche se la peggio sembra averla il centrale degli spagnoli. Il possesso successivo è del Siviglia che fa girare il pallone da una parte all’altra del campo e mette al centro un paio di cross pericolosi che la Roma controlla senza subire tiri in porta.
Il match si configura subito come una sfida molto fisica e dalla grande cattiveria agonistica, ma anche dall’alto livello di tensione. Arrivati al quinto minuto, nessuna delle due squadre riesce a prevalere sull’altra e si verificano solo una serie di contrasti che vanno un po’ all’una e un po’ all’altra compagine. Il Siviglia chiude soprattutto sulle corsie laterali e dando diverse rimesse che la Roma in questa fase non riesce a sfruttare. La prima vera occasione arriva al sesto minuto con Abraham che scappa via sul lato sinistro dell’area di rigore, ma il suo suggerimento al centro per Dybala viene intercettato e chiuso dalla difesa avversaria. Gli andalusi non vogliono farsi schiacciare e prendono in mano la partita, alzando immediatamente il loro baricentro. Fernando si mette in evidenza con una bella percussione e ne esce un’azione importante sulla fascia sinistra che termina con un calcio d’angolo. Rakitic, dopo essersi presentato alla bandierina, lamenta qualche gesto da parte del pubblico e dopo aver discusso con l’arbitro, trova una soluzione che viene facilmente intercettata dalla retroguardia, di testa. Il primo strappo di Dybala arriva intorno all’ottavo minuto: appena la Joya va via a un paio di avversari, però, viene steso con un intervento da dietro che fa tanto male, ma non ha conseguenze sulle condizioni del calciatore.
Il copione della partita ora inizia a essere chiaro con il Siviglia che imposta la manovra e cerca di schiacciare i capitolini all’interno della loro metà campo. Viceversa, i giallorossi si fanno vedere soprattutto in contropiede dalle parti della difesa degli spagnoli, ma creando comunque i maggiori pericoli. La prima vera occasione da gol, infatti, arriva per la Roma all’11esimo minuto con un cambio di gioco di Dybala che arriva a Celik. Il terzino mette il pallone dietro per Spinazzola che calcia di prima intenzione, ma trova la risposta attenta di Bounou. A dire il vero, il tiro non era molto angolato. Pochi istanti dopo, la Roma si rende ancora una volta pericolosa con un lancio profondo per Pellegrini che, però, la difesa riesce ad assorbire senza problemi. Nei primi 15 minuti di gara, si segnala subito la grande prova di Matic: il centrocampista ex Manchester United, un fedelissimo di Mourinho, è bravo a raddoppiare sempre, trovare delle chiusure profonde e anche a lanciare la prima manovra.
Il Siviglia, in questa fase, inizia a temere le qualità della Roma e, quindi, evita di andare a prendere gli avversari troppo alti e cerca di occupare al meglio il campo nelle zone centrali, in maniera tale da non soffrire la superiorità numerica in questo frangente. Gli andalusi cercano di portare avanti la manovra soprattutto con dei cambi di gioco laterali che, in realtà, non fanno troppo male ai ragazzi di Mourinho. Al 17esimo, c’è un contrasto aereo tra Telles e Celik, in cui il terzino giallorosso ha la peggio. Si sincera delle sue condizioni anche Rui Patricio e, alla fine, entra anche lo staff medico per dargli supporto. Dopo un minuto di gioco fermo, si capisce che il colpo subito al costato non è nulla di importante e, alla fine, le ostilità riprendono con un calcio di punizione del portiere portoghese. In questa fase, è Pellegrini ad andare a prendere alto Fernando nel primo pressing, mentre Abraham e Dybala salgono sui centrali avversari, costretti spesso al lancio lungo, facilmente controllato dai difensori del club italiano.
Nel cuore del primo tempo, la partita è piuttosto bloccata e a dominare sono delle palle aeree che non possono far male a nessuna delle due squadre. Il primo cartellino giallo della partita arriva al 22esimo in un duello aereo tra Matic e Ocampos: il braccio del mediano è largo e merita l’ammonizione. Il laterale ex Milan, in realtà, si rialza senza troppi problemi. È un giallo che condiziona inevitabilmente la gara del centrocampista che fa della fisicità e dei contrasti il pezzo forte del suo repertorio. Sul pallone, praticamente da metà campo, si presenta Rakitic che butta al centro dell’area un pallone senza troppe speranze e che non fa male. La pressione del Siviglia, però, non si attenua, perché gli uomini di Mendilibar riescono a riconquistare diversi possessi in marcatura preventiva che alimentano le loro azioni. La Roma, però, regge in difesa e chiude tutte le possibili occasioni avversarie. Al 25esimo arriva il primo vero tiro degli spagnoli: Jesus Navas scende sulla fascia destra e crossa cercando il colpo aereo di En-Nesyri. La punta, però, viene chiusa e nella caduta colpisce Ibanez che protesta, ma poi si rialza senza troppi problemi.
Al 26esimo, il punteggio è fermo sullo 0-0 e l’unica vera occasione della partita è stata del club della capitale con Spinazzola. Gli andalusi riprendono ad alzare il pressing e il livello di aggressività, ma i ragazzi di Mourinho rispondono con palle addosso di Dybala, sempre molto bravo a proteggerle e a conquistare falli o uscire palla al piede, nonostante il Siviglia permetta poco quest’ultima soluzione. Al 28esimo, gli spagnoli continuano a sviluppare bene la manovra in mezzo al campo, soprattutto grazie alla qualità di Oliver Torres che esce bene anche dalle situazioni più difficili e fa correre il pallone per vie orizzontali. La Roma, in questa fase, cerca soprattutto la palla lunga per Abraham che, però, spesso perde i duelli individuali e viene ben coperto. Al 29esimo Spinazzola cerca di seminare avversari, poi serve Dybala, ma la Joya viene chiusa bene già al primo stop. Il pallone, però, è sempre della Roma che lo fa circolare tra i suoi centrali per eludere la pressione del Siviglia. I ragazzi di Mendilibar sono molto attenti alle verticalizzazioni dei giocatori di Mourinho che puntano all’uno contro uno tra i due difensori e gli attaccanti giallorossi. Intorno al 31esimo minuto di gioco, la Roma protesta per un intervento nell’area di rigore di Bounou. Abraham viene colpito alla testa e tutti i giocatori dello Special One vanno intorno all’arbitro a protestare: inizia anche un check del Var che si conclude senza l’assegnazione del penalty. In realtà, l’intervento di Gudelj, dopo il colpo di testa di Fernando, è imprudente, ma è comunque Abraham ad abbassare la testa, e quindi il direttore di gara decide di lasciar continuare. La Roma, però, cresce non poco in questa fase e cerca di schiacciare il Siviglia, ora più in difficoltà nel creare gioco.
Al 34esimo minuto, la partita si sblocca: dopo un intervento di Cristante, i giallorossi recuperano un pallone e Mancini verticalizza per Dybala che tutto solo davanti al portiere incrocia con il mancino e non sbaglia. Proprio lui, l’uomo più importante, si fa trovare pronto in finale e segna il gol del vantaggio. Le proteste del Siviglia sono furiose per quell’intervento del mediano ex Atalanta e l’arbitro Taylor provvede ad ammonire un paio di elementi della panchina di Mourinho. I festeggiamenti dei giallorossi sono enormi, ma negli elementi più esperti del gruppo campeggia la voglia di mantenere la testa ben salda sul collo, perché il match è ancora lungo.
GOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOL! DYBALAAAAAAAAAAA!#SevillaRoma 0-1 #UELfinal pic.twitter.com/crSJ0hdtCg
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Nella panchina del Siviglia, intanto, uno degli ammoniti è l’attaccante Rafa Mir. La partita ora diventa più cattiva e iniziano a piovere cross laterali da parte degli andalusi: Telles crossa dalla corsia mancina per En-Nesyri che stacca e colpisce il pallone in maniera sporca, senza dare problemi a Rui Patricio. Pochi istanti dopo, si vede ancora in attacco la Roma e ancora con Dybala che viene toccato duro e conquista un importante calcio di punizione. Siamo al 40esimo e il punteggio e sull’1-0 per i giallorossi, questa è la notizia più pesante. Sul calcio di punizione conseguente, i capitolini hanno un’altra grande chance per raddoppiare: il cross di Pellegrini è tagliato alla perfezione e sul secondo tempo, ma Ibanez nello stacco commette fallo vanificando l’azione.
I contrasti continuano a essere particolarmente duri e il gioco viene indirizzato su entrambe le fasce, dove però la squadra della Capitale sembra avere gioco più facile. A questo punto, come è facilmente intuibile, la squadra dello Special One tende a fare maggiore intensità all’interno della sua metà campo e arretra ancora il suo baricentro per difendere il risultato. Il Siviglia, quindi, è costretto a dei lanci lunghi che non sono affatto semplici per gli attaccanti andalusi. Al 43esimo, c’è probabilmente l’occasione migliore del primo tempo degli spagnoli: Telles scende bene sulla fascia sinistra e crossa, ma è molto bravo Ibanez ad anticipare Ibanez in calcio d’angolo. Sul corner successivo, battuto da Rakitic, ci provano ancora gli uomini di Mendilibar: Fernando si smarca bene, ma arriva male sul pallone di testa, indirizzando la sfera sopra la traversa. Sul rilancio di Rui Patricio, lavorano bene Abraham e Dybala e alla fine sfonda la Joya praticamente sulla linea di fondo. Il pallone arretrato arriva a Pellegrini che si tuffa e viene ammonito per simulazione: un vero peccato perché l’azione della Roma sembrava particolarmente promettente.
Taylor indica sette minuti di recupero, ma i giallorossi non si fanno intimorire e continuano a far male agli avversari con lanci profondi su Abraham, che oggi sembra in grande spolvero. I capitolini ora si preoccupano di bloccare le fonti di gioco degli andalusi, soprattutto Fernando e Rakitic: tutto sembra essere dalla parte dei campioni della scorsa Conference League, complessivamente molto più in palla per tutto il primo tempo. Al 47esimo, Ocampos tenta di mettere al centro un cross senza troppe speranze e che, infatti, la difesa avversaria controlla facilmente, lasciandolo sfilare in fallo laterale dall’altra parte del campo. Il Siviglia aumenta la sua pressione e la squadra in vantaggio si abbassa ulteriormente, permettendo agli andalusi solo dei cross laterali che vengono controllati senza troppi patemi. Al 50esimo la squadra di Mourinho rischia tantissimo: Bryan Gil dribbla un paio di avversari e il pallone arriva a Rakitic che calcia con grande potenza con il mancino di collo pieno. La sfera va via dritta e colpisce il palo interno, poi torna verso il campo e sfiora anche la schiena di Rui Patricio. La Roma tira un sospiro di sollievo, ma termina il primo tempo in vantaggio di un gol – preziosissimo -, grazie al suo gioiello più importante, tornato per la partita più importante.
I quindici minuti di fine primo tempo servono ad allentare un po’ la tensione, ma in una partita del genere e con questo peso è veramente difficile farlo. Il Siviglia, invece, deve riordinare le idee dopo un primo tempo che li vede a sfavore, ma in cui comunque sono andati a un passo dal pareggio proprio a un passo dal fischio finale. Nel tunnel prima del fischio del secondo tempo, Pellegrini cerca di caricare i suoi compagni, soprattutto Abraham che è chiamato a una prova di grande sacrificio per far salire la squadra e per far rifiatare i suoi. Al rientro in campo, il primo possesso è degli andalusi. La ripresa inizia com’era finita la prima parte di match con la circolazione di palla a partire da centrale e poi subito sugli esterni. Mendilibar ha anche operato due sostituzioni, entrambe sulla trequarti: Suso è entrato al posto di Oliver Torres e Lamela al posto di Bryan Gil, oggi molto più spento del solito.
Al 48esimo, Mancini perde un brutto pallone e poi è costretto al fallo tattico, rimediando un cartellino giallo proprio all’inizio del secondo tempo. La trattenuta in questione è su Lamela che in precedenza aveva perso un brutto pallone, appena entrato in campo. Il difensore, in seguito a una trattenuta, ha anche rotto la maglia che viene prontamente sostituita. Al 50esimo, il Siviglia si fa vedere per la prima volta nel secondo tempo dalle parti della difesa avversaria: Lamela ispira per Telles che mette al centro un bel pallone. La retroguardia della Roma chiude, ma la squadra in svantaggio lamenta un fallo di mano che non c’è. Un minuto dopo Ocampos tenta un’improbabile sforbiciata che finisce molto lontana dalla porta avversaria. I giallorossi ora sono molto più bassi di prima e ogni tanto si fanno trovare un po’ impreparati sulla fascia sinistra: al 52esimo, dopo una buona combinazione, Telles arriva al tiro, ma finisce di tanto alto sopra la traversa di Rui Patricio.
Siamo solo nei primi minuti della ripresa, eppure la pressione è già altissima per la squadra in vantaggio che, però, sembra poterla reggere, esattamente come un anno fa contro il Feyenoord. Il Siviglia ci prova anche con dei cambi di gioco profondi, ma i giallorossi sono sempre molto larghi e coprono bene anche quelle zone di campo.
Al 53esimo, Spinazzola commette un fallo su Ocampos dopo essere stato saltato secco. Gli andalusi non se lo fanno ripetere due volte e crossano il pallone in area di rigore con Suso dalla destra: Ibanez svetta di testa e libera l’area di rigore. Al 55esimo, l’atteggiamento della Roma non paga: Rakitic apre alla grande per Jesus Navas che mette al centro un pallone perfetto e tagliato con il destro. Gli attaccanti del Siviglia non centrano il pallone che, in maniera sfortunata, termina sulla gamba di Mancini che batte Rui Patricio. L’autogol del difensore ex Atalanta decreta l’1-1 e ora l’inerzia della partita deve cambiare per forza per i capitolini che dopo la rete di Dybala si sono abbassati troppo all’interno della loro area di rigore e soffrendo troppo le iniziative degli andalusi.
¡¡¡GOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOL!!!
¡GOOOOOOOOOOL!
¡Mancini marca en propia puerta! 👏🏻
🤍 1️⃣-1️⃣ 🔴 (55′) #UELfinal pic.twitter.com/9NjNbuxJIQ
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Il Siviglia, sulle ali della rete del pareggio, continua ad attaccare con grande intensità. Ci prova Lamela con una grande giocata personale, ma Smalling è molto bravo a svettare e a liberare l’area di rigore. Al 60esimo, la Roma riesce finalmente a farsi rivedere nella metà campo avversaria, questa volta con una bella giocata di Matic che passa su Ocampos con una bella percussione centrale: il laterale d’attacco ex Milan lo stende, ma gli uomini di Mourinho protestano per il mancato cartellino giallo. Il direttore di gara sembra anche parecchio infastidito per quelle che, a suo avviso, sono proteste eccessive da parte della Roma. I giallorossi comunque vogliono sfruttare al meglio l’occasione e sul pallone si presenta Pellegrini: il tentativo finisce dritto sulla barriera, ma sulla seconda palla Dybala sforna un gran cross che Smalling colpisce con troppa lentezza e finisce tra le mani di Bounou. I capitolini ora stanno cercando di reagire, ma sempre attraverso una serie di lanci lunghi che gli spagnoli intercettano. Gli uomini di Mendilibar, invece, cercano di rifiatare e di non subire i tentativi degli italiani.
Continuano le proteste da parte dei giallorossi e, nel parapiglia che ne consegue, Rakitic e Cristante vengono ammoniti. Al 67esimo, la Roma ha la grande occasione per passare in vantaggio: su un calcio di punizione di Pellegrini i giallorossi svettano di testa, ma Bounou si oppone con un grande intervento sulla linea di porta. Nell’azione successiva Ibanez svirgola sprecando un’opportunità molto ghiotta per passare in vantaggio. Il Siviglia ha assorbito lo spavento con la solita cattiveria e si fa rivedere immediatamente in attacco ancora con Suso sul centrodestra: il cross dell’ex Milan trova un compagno, ma il pallone finisce ampiamente sul fondo. Per Mourinho è il momento di sostituire Dybala che non ha più energie: entra, invece, Georginio Wijnaldum, un calciatore che con i suoi strappi e la sua fisicità può veramente mettere in difficoltà i capitolini.
Il Siviglia tenta di dominare il pallone con qualità e soprattutto senza sprecare il possesso del pallone. Lamela blocca l’azione, ma permette anche ai suoi terzini di salire, e quindi Jesus Navas trova un gran pallone dal fondo con il destro che Celik svirgola. Telles stoppa il pallone e calcia al volo, ma il terzino rinviene e devia il pallone in calcio d’angolo. Il corner è un’altra azione pericolosa per la Roma, ma il muro giallorosso tiene e spazza la sfera. I capitolini tentano soprattutto dei lanci lunghi per Abraham che, però, non sortiscono l’effetto sperato. Dopo lo sfogo dei campioni in carica della Conference League, ora il Siviglia domina di nuovo il gioco: Lamela salta secco Celik che lo stende e viene subito ammonito. Abraham non ce la fa più: Mourinho sostituisce l’inglese con Andrea Belotti al 74esimo. Un minuto dopo, Suso ispira l’azione per Ocampos che entra in area di rigore e viene toccato alle spalle da Ibanez. L’intervento del difensore centrale viene rivisto al Var: in realtà, il brasiliano sfiora il pallone che cambia traiettoria e questo porta Taylor a levare il rigore.
La Roma tira un sospiro di sollievo per l’occasione sventata, ma ora c’è bisogno del massimo sforzo per tentare di portare a casa questa finale e, quindi, la coppa. Dopo le proteste, il Siviglia torna a far girare il pallone, ma stavolta a dominare sono i contrasti dei centrali italiani, soprattutto a centrocampo. La partita si incattivisce ulteriormente, soprattutto dalle parti di Lamela e Mancini che vanno spesso in rotta di collisione. Il difensore della Roma, già ammonito, deve stare particolarmente attento. Al 79esimo, Ocampos sfonda ancora sulla destra, ma Smalling è particolarmente attento al centro dell’area di rigore a chiudere ogni tipo di pallone. I capitolini, invece, buttano la sfera in profondità per Belotti che, però, non riesce a farsi vedere con grande continuità. La Roma, però, mette al centro un pallone interessante con Matic che finisce sul braccio di Fernando: i giallorossi protestano con grande veemenza anche dalla panchina, tanto che Foti viene anche ammonito, ma Taylor non dà rigore dopo controllo Var.
Sulla punizione successiva, Pellegrini scodella una grande palla per Belotti che va sulla sfera in spacca: Bounou, però, esce alla grande in uscita e devia il pallone in calcio d’angolo. In realtà, l’attaccante ex Torino si trovava anche in posizione di fuorigioco, ma resta la grande chance per gli italiani. Dopo il momento di rabbia e sofferenza, gli andalusi si fanno rivedere in avanti con un ottimo tentativo di Suso dalla grande distanza che viene deviato in angolo. Alla Roma ora tocco di nuovo soffrire, con l’ex Milan e Lamela che cercano di salire in cattedra per comandare la manovra. Smalling, tra i migliori in campo della Roma, è praticamente insuperabile. Ora le due squadre si equivalgono sotto il profilo del gioco, dato che, un’azione a testa, entrambe cercano di fare la partita e di schiacciare gli avversari. Alle porte del 90esimo, Spinazzola opera una grande copertura su Ocampos e conquista la rimessa dal fondo.
I giallorossi continuano a protestare per qualsiasi minima decisione a loro sfavore e Mourinho entra addirittura in campo per recriminare dopo un fallo laterale che, secondo lui, è stato invertito. Al 91esimo, il più pericoloso resta comunque Suso che se ne va con un ottimo uno-due sulla fascia di destra e mette al centro un gran pallone per la testa di En-Nesyri: il colpo di testa del centravanti, però, è impreciso e termina alto sopra la traversa. L’arbitro intanto assegna sei minuti di recupero e i primi tre sono sotto il segno del Siviglia. Gli andalusi, però, perdono un paio di contrasti importanti sugli esterni e, quindi, riescono contenere l’impeto degli uomini di Mendilibar. La Roma, invece, si fa vedere davanti soprattutto con le giocate di Spinazzola, ma anche lui non riesce a fare la differenza. Lamela, invece, tenta di passare in un paio di occasioni per vie centrali creando qualche difficoltà ai capitolini. La più grande chance per il Siviglia arriva al 95esimo quando Suso scarta con troppa facilità Wijnaldum e tenta una conclusione dalla distanza che Rui Patricio respinge con qualche problema. Sul proseguo dell’azione, la sfera arriva a Lamela che, però, non riesce a segnare. È, di fatto, l’ultima vera chance dei tempi regolamentari: entrambe le squadre sono costrette a giocarsi la finale ai supplementari.
Mourinho si circonda dei suoi giocatori cercando di trasmettere i concetti giusti per motivare i suoi, ma anche per sistemare le situazioni tattiche che non sono piaciute all’allenatore portoghese. Al centro del campo si ripresentano i due capitani Pellegrini e Jesus Navas, pronti a ricominciare le ostilità. Lo Special One ha cercato anche di scuotere Wijnaldum che è entrato decisamente male in partita, soprattutto a livello di applicazione. Mourinho opera anche una sostituzione, scegliendo dalla panchina Zalewski al posto di Celik, stanco e ammonito. L’inizio di primo tempo supplementare è all’insegna della Roma che sfonda sull’out di sinistra con Spinazzola che mette al centro un cross piuttosto pericoloso. Il Siviglia, però, si salva e fa partire un contropiede con Lamela e Suso che viene prontamente abortito dai giallorossi. La squadra di Mourinho punta soprattutto a non subire in questa fase cercando di abbassare il baricentro per non lasciare spazi a centrocampo agli spagnoli. Telles si getta a terra per crampi ed entra il campione del mondo Montiel al posto di Jesus Navas e Rekik proprio al posto del laterale ex Inter. Mendilibar punta ad aumentare velocità e inserire forze fresche sugli esterni, ma ora la Roma fa meglio.
Zalewski, anche lui un nuovo entrato, salta un paio di avversari e poi va al tiro, ma la sua conclusione viene ribattuta. Dallo stesso lato, ma un minuto dopo, si fa vedere Cristante che viene chiuso in scivolata da Rakitic in calcio d’angolo. Il Siviglia deve soffrire in questo momento della partita e la Roma ne approfitta da entrambi i lati del campo, con gli andalusi totalmente rinchiusi all’interno della loro area di rigore. Al 97esimo, le parti però si invertono e ancora grazie a un’ottima giocata di Lamela che fa andare a vuoto il centrocampo e fa salire i terzini. In questa maniera, la Roma è costretta a ricompattarsi dietro la linea del pallone. Al 99esimo, i ritmi della partita di abbassano un po’ e il Siviglia cerca in un certo senso di addormentarla per poi trovare il varco giusto con cui far male alla retroguardia giallorossa. Un minuto dopo riemerge ancora la squadra di Mourinho, ma una bella sponda di Belotti, dopo un lancio lungo, viene ammortizzata dalla difesa avversaria. Al 101esimo si fa vedere bene ancora Suso tra le linee, ma il trequartista rallenta la giocata, viene chiuso e deve concedere un calcio di punizione all’onnipresente Matic. Mourinho continua a incitare i suoi a mantenere i ritmi alti, soprattutto ora che la partita sta entrando nella sua fase più calda. Smalling, intanto, continua a chiudere con la solita cattiveria su En-Nesyri che, proprio per questo, raramente è entrato in partita. Lo Special One, intanto, inizia a pensare a un paio di sostituzioni che potrebbero essere fondamentali per il successo finale. Al 103esimo, infatti, Mourinho serra i ranghi con Llorente e El Shaarawy che, a questo punto, sembrano pronti a entrare in campo.
In questo tratto, la partita si spegne senza troppe occasioni da gol da una parte e dell’altra e con sempre più aggressività sul pallone. Al 105esimo, Zalewski stende Rekik e viene ammonito. Un minuto dopo, Matic chiude sulla destra, ma regala un calcio d’angolo al Siviglia. Il corner lo batte Rakitic, ma è molto lungo per tutti e si spegne sul fondo. Il minuto che resta dei due di recupero assegnati non porta a nulla: il tempo di un brevissimo riposo e di un dialogo con il proprio allenatore e si riparte. La Roma è tutta intorno al suo leader, lo Special One, per fare gruppo. E in serate del genere serve soprattutto questo. Ora, dopo i tanti dialoghi di qualche minuto prima, entrano El Shaarawy e Llorente: escono Pellegrini e Spinazzola.
L’inizio del secondo tempo supplementare è ancora una volta all’insegna delle palle lunghe. La grande fisicità che mostrano entrambe non permette a nessuna delle due di prevalere, poi però prende il sopravvento la manovra del Siviglia e Montiel conquista un calcio d’angolo. L’azione successiva si spegne con un tiro di Gudelj dalla distanza che finisce di tanto lontano dalla porta. Al 109esimo, tornano le proteste, ma stavolta da parte del Siviglia che sfonda nelle zone centrali del campo, ma poi Lamela viene bloccato dall’arbitro che decide di formare il gioco. Intanto, prendono il sopravvento gli infortuni: Ibanez è rimasto a terra dopo un contrasto di gioco e ha un labbro spaccato. L’ex trequartista del Tottenham viene ammonito proprio per il braccio largo sul centrale avversario. Intanto che il difensore viene medicato, le due squadre possono recuperare le forze per un finale di partita che sarà al cardiopalma. Appena riprende il gioco, la Roma ci prova con un altro lancio lungo e Belotti fa carambolare il pallone addosso a un avversario conquistando il calcio d’angolo. La battuta di Zalewski è ottima ma Gudelj svetta e chiude alla grande, mentre i capitolini rischiano il contropiede: il tacco di Lamela, però, non arriva a destinazione.
Al 113esimo, Smalling anticipa ancora una volta En Nesyri e poi conquista un fallo laterale molto prezioso in questo momento della partita. Due minuti dopo il centrale inglese dimostra ancora una volta il suo stato di forma chiudendo Lamela nell’uno contro uno e in un’occasione che si stava facendo molto difficile da risolvere. Al 118esimo è ancora il Siviglia a manovrare l’azione, ma non passa, grazie a una bella copertura di Zalewski. Matic, intanto, sembra aver totalmente finito le energie: nonostante Mourinho voglia tenerlo in campo, probabilmente per i calci di rigore, alla fine l’ex Manchester si butta a terra stremato e allora lo Special One comanda il cambio con Edoardo Bove. Quest’occasione fa arrivare le due panchine a uno scontro veemente in cui entrano addirittura in contatto per perdite di tempo. Mourinho viene anche ammonito. La Roma affida, quindi, le sue speranze a un autentico mattatore di questa Europa League che ha anche deciso le semifinali contro il Bayer Leverkusen. La partita è infinita: l’arbitro Taylor assegna sei minuti di recupero, perché nel secondo tempo supplementare si è giocato veramente poco.
Ora in attacco c’è il Siviglia e gli andalusi cercano di passare soprattutto sulla fascia destra: alla fine passa Montiel, ma il suo cross basso viene chiuso alla grande proprio da Bove in spaccata. Bravo anche Cristante a non commettere fallo da rigore sul terzino argentino. Al 122esimo, la Roma conquista un’ottima occasione sull’out di destra (intanto Jordan viene ammonito per proteste dalla panchina, probabilmente per l’alterco precedente con Mourinho) con un calcio di punizione che Zalewski batte alla grande. La difesa del Siviglia, però, difende bene la propria area e c’è anche uno scontro aereo tra Ibanez e Gudelj che vanno aiutati dallo staff medico. Montiel, intanto, si unisce al coro degli ammoniti per proteste. Il gioco si ferma ancora e la sensazione è che il recupero verrà ulteriormente aumentato: i due calciatori, infatti, hanno riportato un problema al ginocchio e fanno grande fatica a rialzarsi. Fino a questo momento, sono stati concessi addirittura 21 minuti di recupero: una maratona vera e propria, visto che si parla di 141 minuti di gioco in totale, e sicuramente si andrà ulteriormente avanti. Ad avere la peggio è il centrale del Siviglia che lascia il campo per Marcao. Anche Fernando, intanto, non è in perfetta condizione, ma in questo caso per crampi. Intanto, siamo arrivati al 127esimo minuto di gioco per una partita che sembra non voler finire mai. Intanto, anche Fernando è costretto a lasciare il campo e al suo posto Mendilibar sceglie Jordan.
Il gioco riprende ormai nel 129esimo minuto e con un calcio di punizione pericoloso in favore della Roma. La battuta di Zalewski viene respinta da Bounou, ma sull’altro out di gioco Lamela compie un brutto fallo su Ibanez e, quindi, i giallorossi hanno un’altra punizione importante, ma dall’altro lato del campo. Tutti, intanto, protestano perché l’intervento del trequartista è dritto sull’uomo e anche abbastanza brutto: il doppio giallo non sembrava affatto generoso, invece viene ammonito Ocampos probabilmente per proteste. Sulla punizione successiva, Matic va vicinissimo al gol ma viene murato alla fine. Sul calcio d’angolo Smalling colpisce di testa e sembra un tiro lento, ma che si spegne sulla traversa. Dopo dodici minuti di recupero, l’arbitro decreta la fine del match: si va ai calci di rigore. Intanto, un dato è certo: stiamo parlando della partita più lunga di sempre.
Tutta la Roma si stringe in gruppo attorno al suo totem, a Mourinho, che cerca di caricare tutti i suoi rigoristi alla ricerca di un altro trofeo europeo, l’ennesimo della sua carriera. Ora il capitano è Mancini, dopo l’uscita dal campo di Pellegrini. Si presenta anche il capitano dalla parte del Siviglia che ora è Rakitic. Al sorteggio emerge un dato importante: i penalty si batteranno sotto la curva degli andalusi. Mourinho, intanto, rientra per un attimo negli spogliatoi pensando a un nuovo colpo di teatro, ma lo Special One torna immediatamente in campo. Il primo a battere è Ocampos, il rigorista principe della squadra: l’argentino spiazza Rui Patricio e firma il primo rigore. Deve rispondere Cristante: il tiro dell’ex Atalanta è molto angolato e, nonostante Bounou intuisca l’angolo, il pallone finisce in porta. Il computo ora è di 1-1. Ora tocca a Lamela, ma anche l’argentino, pur rischiando, insacca la sfera in rete. Il secondo rigorista della Roma è Mancini: la conclusione del difensore è troppo centrale e Bounou para con i piedi. Ora i giallorossi hanno un errore all’attivo. Rakitic batte, poi, un rigore perfetto, spiazzando totalmente il portiere avversario e centrando l’angolino. Il prossimo a battere è Ibanez: la rincorsa del difensore è incerta e alla fine colpisce il palo.
Gonzalo Montiel può già chiudere i giochi, ma sbaglia. Il rigore, però, poi deve essere ripetuto perché il portiere si è mosso prima. Il terzino, ancora lui, dopo quanto fatto con l’Argentina, non sbaglia incrociando. Il Siviglia ha vinto l’Europa League, la Roma deve accontentarsi del secondo posto. Finisce tra le lacrime inconsolabili di Dybala, il simbolo tecnico di questa strada che stasera non era affatto al meglio, ma che è riuscito comunque a segnare. Ma poi ha perso un’altra finale, stavolta con la maglia della Roma.
Otra vez 🤍❤#UELfinal pic.twitter.com/YlgnaNzijm
— UEFA Europa League (@EuropaLeague) May 31, 2023
Mourinho perde la sua prima finale e non dà certezze di restare anche il prossimo anno
È una sconfitta che brucia per la Roma, costretta a vedere ancora gli avversari festeggiare al posto suo, è una sconfitta che brucia per quello che rappresenta, perché preclude ai giallorossi la possibilità di andare in Champions League, ed è una sconfitta che brucia perché potrebbe rappresentare la fine della storia dell’amore con il tecnico portoghese che, in realtà, non aveva mai perso una finale prima d’ora. Mourinho, però, ai microfoni di Sky, non annuncia nessun addio ai giallorossi, anzi espone di voler cambiare le cose per far sì che il progetto sia vincente.
Perché lo sport è anche questo, ci sono momenti di delusione, ma al gruppo, per quello che ha fatto, per come c’è arrivato, non si può dire nulla: “Usciamo con la coppa o morti e siamo morti a livello fisico e mentale e anche perché pensiamo che è un risultato ingiusto. Non viene la coppa e arriviamo noi stanchi morti e orgogliosi. Dico sempre che possiamo perdere una partita ma non la dignità e la professionalità. Ne ho vinte cinque e ho perso questo ma torno a casa orgoglioso. I ragazzi hanno dato tutto“, ha iniziato l’allenatore di Setubal.
Sulle lacrime di Dybala, uno dei più tristi a fine partita, lo Special One ha spiegato che sono “attaccati alla maglia e alla nostra natura. Prendiamo le cose con serietà e umiltà. Lavoriamo tanto e diamo tutto quello che abbiamo. Ognuno reagisce in modo diverso, uno piange e l’altro no, ma siamo tutti tristissimi. Andiamo a casa morti di stanchezza e perché sentiamo che è ingiusto. Grande partita e grande finale“. Poi la polemica immancabile sugli arbitri con Taylor che, per lui, “sembrava spagnolo. Ci hanno ammonito tutti. Lamela doveva prendere il secondo giallo e poi invece era un rigorista“.
Ma è il suo futuro quello che più interessa: “Vado in vacanza lunedì – ha cominciato Mourinho -. Se fino a lunedì abbiamo tempo di parlare sì, altrimenti si vedrà dopo. Devo lottare per questi ragazzi e questo significa anche non dirti che rimango“. Per progettare ciò che sarà, dopo tutto, c’è già stato tempo: “Ci ho parlato mesi fa, ho detto che se avessi avuto un contatto con un altro club sarebbero stati i primo a saperlo. Non avrei fatto nulla di nascosto. A dicembre ci ho parlato per il discorso con la nazionale portoghese, ma da allora non ho avuto niente altro. In questo momento ho un altro anno di contratto e la situazione è questa“. E forse è questo che più conta in una serata triste come questa, durata tantissimo e finita nel peggiore dei modi.
Concetti che poi il tecnico portoghese ha anche ribadito in conferenza stampa, e probabilmente con ancora più forza: “Se resto o no, è la risposta meno importante ora. Ho sempre detto che la squadra è importante e continuo a dire che la squadra è importante. Io ho detto o coppa o morte. È morte, fisicamente, mentalmente. È stata una partita durissima, di un livello altissimo di competitività, dubbi nel risultato, intensità. Una partita dove si sente la pressione contro una squadra che ha più talento di noi e più soluzione. Ci assomiglia sotto alcuni aspetti. Poi… Devo essere equilibrato. Ma devo difendere i miei ragazzi“.
E non mancano neppure grosse polemiche sull’arbitraggio di questa sera: “Siamo abituati a questo, ma in una finale europea prendere un arbitraggio così è veramente, veramente dura. Perché se parliamo adesso delle situazioni arbitrali non è una, due o tre, ma sono tante. Aldilà delle grandi decisioni, noi che siamo nel calcio e lavoriamo nel calcio o abbiamo giocato a calcio. E capiamo subito cosa abbiamo dentro. Parlo delle piccole cose. Pellegrini caduto in area, giallo. Su Ocampos ha fatto uno scandalo in area e dà rigore, perché voleva darlo. Il Var lo chiama e lo toglie perché aveva vergogna anche lui. Lamela che poi ha tirato il rigore non ha avuto il secondo giallo. Non parliamo delle grandi decisioni. Si possono perdere le partite, ma mai la dignità. I ragazzi e io abbiamo perso una partita, ma non la dignità. Anzi. Ho vinto cinque finali e non sono mai andato a casa più orgoglioso di oggi. Più felice, ma non più orgoglioso”.
Le stoccate per il direttore di gara, però, non sono finite: “Taylor e il Var poi hanno avuto paura che potesse succedere qualcosa alla fine e hanno fatto in modo che finisse tutto presto. Complimenti al Siviglia che ha vinto, complimenti ai miei. E penso che i ragazzi devono tornare a casa con la tranquillità e l’orgoglio per quello che hanno fatto. Come ho detto ai miei ragazzi di Madrid, di Tirana, di Stoccolma, di Gelsenkirchen, questi sono i miei ragazzi di Budapest”.
I discorsi sul futuro, però, non sono affatto finiti e le critiche, a questo punto, si rivolgono direttamente sulla società e su quello che manca: “Lunedì vado in vacanza e durante le vacanze faccio le vacanze. Voglio rimanere, però i miei giocatori meritano di più. E anche io merito di più. E voglio lottare per di più. Sono un po’ stanco di essere allenatore, uomo della comunicazione, di essere la faccia che dice siamo stati derubati. Sono un po’ stanco di essere tanto. Ma io voglio rimanere con le condizioni per dare di più. La prossima stagione non giochiamo la Champions ed è una buona notizia. Può sembrare paradossale ma è una buona notizia perché non siamo ancora squadra da Champions. Dobbiamo vincere domenica per giocare l’Europa League e vogliamo tornare in competizioni europee. E come Taylor è un grandissimo arbitro speriamo facciamo solo Champions. Che faccia cagate come oggi solo in Champions e non in Europa League”.
Le impressioni di addio non sono poi così poche e, anzi, il destino dello Special One sembra indirizzato in una certa maniera e lontano da Roma. In chiusura, glissa ancora sul futuro, però, senza dare alcuna certezza: “Io penso che ci sono più possibilità che dopo lunedì tu mi veda. Lunedì vado via, ma le mie cose restano a Trigoria. Sapete che ho lasciato la mia casa, che è di Aquilani, ma ho tutte le mie cose a Trigoria. Vado in vacanza, ma torno sicuramente. È il momento che parli con la proprietà, o che la proprietà parli con me”. Questa, quindi, è l’esigenza dell’allenatore e vedremo se il tecnico avrà dei segnali chiarissimi già entro lunedì, altrimenti le porte dell’addio potrebbero spalancarsi. E sarebbe un’altra pessima notizia dopo questa sconfitta.