Secondo quanto rivelano i sondaggi di YouTrend/Quorum per Sky Tg24, secondo gli italiani il social network più pericoloso, anche al netto di quello che è successo a Roma, a Casal Palocco, nell’incidente in cui ha perso la vita il piccolo Manuel, è TikTok, seguito da Facebook. YouTube, ovvero il social in cui postavano i video i ragazzi che guidavano la Lamborghini coinvolta nel sinistro e probabilmente anche colpevoli della morte del bambino di cinque anni, è sesto, subito dopo Telegram e Instagram, e a pari merito con Whatsapp.
Ma non c’è solo questo nelle risposte ricevute dall’istituto di ricerca, perché il mese di giugno, quello del Pride, è stato chiesto agli intervistati quanto per loro è discriminata la comunità Lgtbqia+, e per quasi due italiani su tre lo è, come per il 57% di loro sarebbe necessaria anche una legislazione che li tuteli. Nel merito, invece, della gestazione per altri, o maternità surrogata come volgarmente viene chiamata, ancora una volta gli intervistati sembrano pensarla in maniera opposta rispetto al governo di centrodestra, con quasi il 50% che non è favorevole a renderla reato universale.
L’incidente di 14 giugno a Casal Palocco, a Roma, quello in cui ha perso la vita di Manuel, di soli cinque anni, ha sollevato diverse polemiche per quanto l’utilizzo dei social da parte dei ragazzi. A essere coinvolti nel sinistro, infatti, sono stati degli youtuber, precisamente i TheBorderline, che, a bordo della Lamborghini presa a noleggio per una challenge (una sfida) che li avrebbe dovuti tenere al volante per 50 ore di fila, si sono scontrati con la Smart della madre del piccolo. Con la dinamica vera e propria che deve essere ancora chiarita, dicevamo, in molti hanno già deciso da che parte schierarsi, specialmente contro YouTube, il social che permette di condividere video e monetizzare (parecchio).
Non tutti, però, almeno secondo quanto evidenziato dal sondaggio di Quorum/YouTrend per Sky Tg24, la pensa alla stessa maniera su quale sia il social più pericoloso per i ragazzi, perché a conquistare la maglia nera è invece TikTok con il 43% delle preferenze. A seguire la piattaforma cinese, ma molto più staccati, ci sono Facebook, con il 13%, e Telegram, con il 7%. Subito dopo, poi, nella classifica troviamo Instagram, con il 6%, e a pari merito proprio il social dei video e Whatsapp, con il 5%. Il meno pericoloso, secondo gli intervistati, è Twitter, che si ferma al 2%, ma per il 6% nessuno lo è per davvero, e ancora il 12% non sa di fatto dare una risposta.
La percezione della pericolosità, però, dipende molto dalla fascia d’età. Tra i giovani, quindi le persone tra i 18 e i 34 anni, in effetti, TikTok è sempre il peggiore, è vero, ma dal 43, scende al 29%, mentre per gli over 55 arriva addirittura al 51%. La differenza abissale è un’altra: per la generazione post Facebook, che poi è quella che utilizza di più il social cinese, Telegram e Instagram sono ritenuti più pericolosi della piattaforma creata da Mark Zuckerberg, e Whatsapp, con il 9%, supera di gran lunga YouTube, che si ferma a malapena al 2% ed è dietro persino a Twitter, quello con cui si corrono meno rischi per i “boomer”.
Nel merito, però, di quello che è successo nel quartiere romano, è stato chiesto anche se è giusto che lo Stato intervento in caso di illegalità, e per il 59% degli italiani, la risposta è positiva: in base alla gravità del reato, dicono, per loro si dovrebbe imporre la rimozione dei video o la chiusura del canale per qualsiasi piattaforma. Il 18%, invece, si è concentrato soprattutto su YouTube, affermando che ci vorrebbe sì un intervento, ma con regole da concordare e far applicare anche al sito, mentre per il 13% sarebbe meglio se venisse impedita la visione dei contenuti solo agli utenti minorenni. Solo il 5%, contro un altro 5% che non sa rispondere, non vorrebbe nessun intervento, perché Internet è un posto libero e lo deve rimanere il più possibile.
Ma i fatti di Casal Palocco hanno portato anche ad altre domande, che riguardano la responsabilità degli adulti: per il 70% dei rispondenti è molta o abbastanza, per il 24% è poca o nulla, e solo il 6% non si è esposto per davvero. I giovani, ovvero gli under 35, hanno confermato le percentuali, ma sono stati anche meno indulgenti nei confronti dei loro coetanei, con appena, si fa per dire, il 61% che ha dato le “colpe” ai “grandi”.
Giugno, però, non si è contraddistinto solo per il caso del piccolo Manuel – in effetti c’è stato anche un caso di femminicidio piuttosto importante e discusso, così come la morte di Silvio Berlusconi, la ratifica del Mes, la probabile guerra civile in Russia, per non citare che i più importanti -, ma in questo caso le domande posta da Quorum/YouTrend hanno riguardato il mese del Pride.
Per il 63% degli italiani, ovvero quasi due su tre, la comunità Lgbtqia+ è discriminata, e solo il 30% la pensa in maniera opposta. Le differenze si notano soprattutto a livello di simpatie politiche. Gli elettori di Fratelli d’Italia, il partito della presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, per esempio, sono spaccati: il 58% pensa che sì, le minoranza sessuali sono discriminate, mentre per il 42% non è vero. Per chi, invece, sbarra o sbarrerebbe il simbolo del Partito democratico di Elly Schlein, solo il 5% nega che ci possa essere una discriminazione nei confronti di omosessuali, transessuali, bisessuali e chi per loro.
A tal proposito, per il 57% degli intervistati si ravvede anche la necessità di una legislazione che possa tutelare i diritti della comunità Lgbtqia+, mentre per il 29% non è utile (e il 14% non sa rispondere), e pure qua le differenze si notano soprattutto tra gli elettori dei vari schieramenti. A fronte del 62% dei simpatizzanti degli altri partiti del centrodestra che la ritengono necessaria, anche di più di quelli del MoVimento 5 stelle, che si fermano al 60%, dal partito della premier sono molti di più, ovvero il 47% (contro il 42%) quelli che non pensano sia utile. Ancora una volta, dal Pd della deputata italo americana, il 90% pensa sia indispensabile, mentre solo per il 9% non lo è.
Il 53% degli italiani, ancora, giudica positivamente le manifestazioni del Pride, a cui per altro ha partecipato anche la stessa Schlein, mentre per il 33% l’opinione è negativa. Le divergenze, più che a livello partitico – ma anche qua, gli elettori di Fratelli d’Italia giocano un ruolo da padrone nella loro contrarietà -, in questo caso si vedono a livello generazionale. Gli over 55, infatti, sono spaccati in due: un 43% è a favore, l’altro 43% è contro. Mentre più si va indietro con l’età più si confermano i dati generali, con gli under 35 che fanno arrivare il giudizio positivo al 63%.
Poi c’è il grande tema della gestazione per altri. Solo il 69% degli intervistati dai sondaggi di Quorum/YouTrend sa di cosa si tratta, contro un 16% che invece non lo sa. Tra i primi, solo il 47% è favorevole alla proposta di legge della deputata di Fratelli d’Italia Carolina Varchi di rendere la maternità surrogata reato universale, mentre il 41% è a favore e il 12% non si è esposto. Sono ancora una volta gli elettori del Nazareno che sono contrari all’ampliamento del reato, e sono esattamente il 77% contro il 17% di chi, invece, si dice favorevole, e sono ancora una volta quelli del centrodestra che sposano la linea governativa, 55% quelli meloniani, 57% quelli degli altri schieramenti della coalizione. Gli elettori pentastellati, invece, sono un po’ più bilanciati: il 36% è a favore, il 56% è contro.
Nel merito, invece, della cancellazione del nome del genitore considerato non biologico, solo il 28% degli italiani è favorevole, mentre il 51% è contro (e il 21% non sa rispondere). In questo caso, da FdI si vede una parità di opinioni, mentre da Lega e Forza Italia sono più i contrari che quelli a favore (43% a favore, 46% contro), anche se con percentuali nettamente diverse rispetto ai simpatizzanti dem (4% a favore, 82% contro) e del Movimento 5 stelle (33% a favore, 60% contro).
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