L’Istat ha ritoccato al ribasso i dati della crescita del PIL, che è arrivato a + 3,7%.
Oltretutto, come dichiarato dal Mef, devono essere effettuate delle correzioni assolutamente alle norme bonus edilizi per poter tutelare i conti 2023.
L’economia italiana, nel corso del 2022 ha registrato una crescita decisa, anche se comunque è inferiore rispetto a quella registrata nel 2021. Ciò è quanto stato comunicato dall’Istat , spiegando che il PIL è cresciuto arrivando ad un volume superiore del 3,7%.
I prezzi di mercato invece hanno raggiunto la cifra di 1.909,154 miliardi di euro, aumentando del 6,8%. Si tratta di una crescita inferiore rispetto a quanto era stato previsto inizialmente, difatti le stime di gennaio indicavano una crescita del 3,9%.
L’anno scorso, dunque nel 2022, il rapporto tra deficit e Pil italiano è stato pari a -8,0%. Il dato sul deficit era stato poi modificato tenendo in considerazione l’entrata in vigore dei bonus edilizi. Come spiega l’Istat, per il computo dell’impatto del Superbonus, è stata fatta una revisione seppur peggiorativa per la quale si è arrivati a 0,2 punti per il 2020 e di –1,8 punti percentuali per il 2021. Nel 2022 il valore assoluto dell’indebitamento è di -153.447 milioni di euro.
Il MEF ha dato il proprio parere su tutta la situazione pubblicando una nota in cui ha affermato di essere intenzionato a prendere atto delle scelte fatte dagli istituti di statistica indipendenti i quali hanno voluto così mettere la parole fine alla vicenda contabile, sui “riflessi sul bilancio dei bonus edilizi e delle cessioni dei crediti introdotti a decorrere dal 2020. Il governo con trasparenza, coerenza e responsabilità è impegnato ad assicurare un’uscita sostenibile da misure non replicabili nelle medesime forme”.
Il Mef continua affermando che il governo si è trovato in qualche modo costretto a correggere le norme sui bonus edilizi così che potessero tutelare i conti pubblici per l’anno in corso. In questo modo sono stati in grado di invertire la tendenza negativa che l’Ista aveva già confermato.
Inoltre attualmente il governo si sta impegnando per trovare una soluzione a quello che è il grave problema della liquidità finanziaria che le imprese hanno ricevuto in eredità dalle precedenti misure della cessione del credito che non sono state realizzate tenendo presente l’impatto che avrebbe avuto su di loro.
Nel 2022, parlando della domanda interna, è stato registrato un incremento del 9,4% per quanto riguarda gli investimenti fissi lordi. L’aumento dei consumi finali nazionali invece è del 3,5%. Nelle costruzioni c’è stato un aumento del 10,2%, nelle attività dei servizi del 4,8%, nell’agricoltura dell’1,8%, nella pesca dello 0,8% e nell’industria in generale dello 0,1%.
L’apporto decisivo sulla crescita del PIL nel 2022 è stata stabilita dalla spesa a tempo libero, ossia dai consumi effettuati nei settori di ristorazione, hotel, servizi culturali e ricreativi. Per i beni vi è stato un aumento di spesa pari a 2,4%, mentre per quanto riguarda i servizi, l’aumento è dell’8,8%. Nello specifico, gli aumenti sono stati i seguenti: per gli alberghi e i ristoranti si è registrato uno +26,3%; per la ricreazione e la cultura si è registrato uno +19,6%; per il vestiario e le calzature si è registrato uno +14,8%.
A questo riguardo anche l’Istat ha voluto dare un parere, affermando: “A trascinare la crescita del Pil (+3,7%) è stata soprattutto la domanda nazionale al netto delle scorte, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito contributi negativi. Dal lato dell’offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato crescite nelle costruzioni e in molti comparti del terziario, mentre ha subito una contrazione nell’agricoltura”
Infine, a causa di un aumento delle entrate totali delle amministrazioni pubbliche, la pressione fiscale del nostro paese nel 2022 è salita arrivando al 43,5%. Dai dati diffusi dall’Istat si evince che è stato registrato un aumento del 7,1%, attestandosi al 47,1% del PIL.
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