Ricorre in questo periodo la Settimana Mondiale dell’Allattamento e Oms e Unicef hanno diffuso il dato del tasso mondiale, del 48%.
Questo significa che la pratica, del tutto naturale, è sempre più diffusa nel mondo ma l’obiettivo è far salire ancora di più questa percentuale e per farlo le due organizzazioni sottolineano la necessità di supportarla anche negli ambienti lavorativi per arrivare nel 2030 al 70% di donne che allattano. Un’esperienza bellissima e molto intima, che aiuta a entrare in sintonia con il proprio piccolo, gesto naturale a tal punto che quando viene fatto in pubblico viene visto con grande amore ed è un momento molto intenso e fondamentale per la crescita del bambino. Senza tralasciare che il latte materno è di gran lunga migliore di quello in polvere che possiamo comprare nei supermercati o in farmacia, accettabile solo se ci sono impedimenti gravi nel dare il proprio seno al neonato.
L’allattamento al seno è sempre più diffuso nel mondo e a dirlo oggi, in occasione del primo giorno della Settimana Mondiale dell’Allattamento, sono due organizzazioni importanti come Unicef e Oms, che pongono l’attenzione sulla necessità di favorire questa pratica anche nei posti di lavoro allo scopo di innalzare la percentuale odierna del 48% fino al 70% entro pochi anni.
Portavoce di queste informazioni sono il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus e dell’Unicef Catherine Russell, che hanno unito le loro voci per sostenere l’allattamento al seno esclusivo come azione importantissima per la sopravvivenza e lo sviluppo die bambini di tutto il mondo.
“Ci sono Paesi come la Costa d’Avorio, le Filippine, la Somalia e il Vietnam che hanno raggiunto un ampio aumento dei tassi di allattamento, mostrando che il progresso è reale solo se l’allattamento viene supportato e protetto. Occorre però affrontare ancora molte barriere, che impediscono alle donne di allattare” hanno detto i due numeri uno.
Secondo le organizzazioni è importante ad esempio che i luoghi di lavoro supportino le madri che sono in periodo di allattamento, a tal proposito sono fondamentali politiche di congedo di maternità retribuito, pause per allattare e stanze pensate appositamente per farlo o comunque per tirare il latte quando ce n’è bisogno. Insomma, ambienti a beneficio delle lavoratrici e dei datori di lavoro che supportino questa pratica che nel tempo si è un po’ perduta, anche a causa di prodotti sempre più innovativi che fungono da sostituti del latte materno.
Le politiche pensate per queste donne generano un ritorno in termini economici ma riducono anche le assenze a lavoro legate alla maternità. Riducono di conseguenza anche i costi di assunzione e di formazione del nuovo personale che andrà a sostituire quello mancante.
Però vogliamo ricordare in questo articolo che l’allattamento non è solo un gesto meccanico e limitarlo a qualcosa che va fatto, non è corretto. Dai primi momenti di vita di un bambino, è una pratica efficace per la sua sopravvivenza e il corretto sviluppo, ma è molto di più.
Il latte materno protegge dalle malattie contagiose e rafforza il sistema immunitario fornendo nutrienti chiave, infatti in tutto il mondo i bambini che non ricevono il latte dal seno hanno più probabilità di ammalarsi e addirittura di morire in tenera età.
La buona notizia di oggi è che il dato diffuso da Oms e Unicef rispecchia un andamento positivo monitorato nel corso di 10 anni e ci sono buoni segnali che indicato che questo dato è destinato ad aumentare, però serve lavorare per creare una maggiore consapevolezza sul tema.
Il tema della Settimana Mondiale dell’Allattamento 2023 è “Facciamo sì che l’allattamento a lavoro funzioni”, con l’obiettivo di promuoverlo perché i dati mostrano che le donne che tornano a lavoro dopo il parto, smettono di allattare perché non sono supportate nel farlo.
L’allattamento al seno porta vantaggi al piccolo ma anche alla salute e al benessere delle madri. Durante il contatto con la pelle del piccolo, il corpo risponde con il rilascio di ossitocina, una sostanza che comunemente chiamiamo “ormone dell’amore” e viene rilasciata quando il neonato si nutre dal capezzolo durante la poppata.
L’attaccamento del bambino aiuta l’utero a normalizzarsi durante la fase post-parto e a rilasciare la placenta senza troppe perdite di sangue, poiché l’utero si restringe più velocemente rispetto a quello di una donna che non allatta al seno.
Proprio l’ossitocina rilasciata aiuta a prevenire le perdite di sangue, quindi le carenze di ferro e la probabilità di diventare anemica. A parte questo però, l’allattamento è anche una buona pratica antidepressiva e aiuta a creare feeling con il bambino, che imparerà a conoscere il corpo della mamma.
È un momento di amore e attaccamento incredibile, che aiuta a consolidare il legame con il neonato. Il latte della mamma è il miglior alimento per lui, completo in tutto, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo raccomanda almeno per 6 mesi.
Si tratta di uno dei modi più efficaci per garantire la salute al bambino e se fosse esteso a livelli universali, ogni anno salverebbe la vita a tanti bambini. Oltre ad essere una ricca fonte di nutrimento, il latte materno protegge il bambino perché contiene anticorpi specifici contro ogni infezione, enzimi, ormoni, componenti bioattivi, globuli bianchi, cellule staminali e batteri benefici.
C’è poi un meccanismo particolare che entra in gioco se il neonato o la madre si ammalano durante il periodo di allattamento. Come spiegato dagli esperti infatti, in questo caso i componenti protettivi del latte tendono ad aumentare.
L’alimentazione con latte materno offre vantaggi anche ai prematuri, più esposti al rischio di malattie fatali come sepsi e patologie polmonari. Questi avranno la migliore protezione, inoltre presentano maggiori probabilità di essere dimessi prima dall’ospedale.
I professionisti considerano il latte materno un alimento ma anche un efficace trattamento medico. Oggi anche noi ci uniamo a questa battaglia per rendere l’allattamento al seno una pratica naturale per tutti, sostenuta e regolarizzata ovunque, non penalizzante. Mettere al mondo un figlio è il passaggio più importante nella vita di una donna, c’è bisogno di una cultura di massa che capisca questa cosa e non la veda come un impedimento nella propria carriera.
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