Il Teatro Eliseo di Roma chiude? Lo sfratto rinviato a settembre

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Il teatro Eliseo di Roma, dove si sono esibiti Totò e Luchino Visconti, rischia la chiusura, ma c’è una parziale buona notizia: lo sfratto del teatro è stato infatti rimandato al 16 settembre. Intanto non si ferma la mobilitazione, con un presidio in via Nazionale che, dopo aver appeso lo striscione “La cultura non si sfratta per interessi privati”, hanno atteso l’arrivo dell’ufficiale giudiziario che doveva avviare l’esecuzione dello sfratto. E intanto vip e gente comune tentano di attrarre l’attenzione del sindaco di Roma, Ignazio Marino, che ha anche le deleghe alla cultura.

Roma culturale nel caos: il Teatro Valle è occupato da settimane, sul teatro Eliseo da tempo pende un’ordinanza di sfratto con i lavoratori hanno iniziato un’assemblea permanente e chiedondo l’intervento delle istituzioni per fermare la chiusura della sala che ha visto tra l’altro esibizioni di Luchino Visconti e Totò. Lo storico stabile privato diretto da Massimo Monaci percepisce un finanziamento ministeriale, ed è di proprietà di tre soci (Vincenzo Monaci, Stafania Marchini Corsi e Carlo Eleuteri, titolari di Eliseo Immobiliare Srl) che vantano circa un milione di euro di crediti.

Due le offerte avanzate, che permetterebbero di salvare svariati posti di lavoro, diciassette in totale, ma anche i biglietti e gli abbonamenti già venduti (si parla di quasi 1.600 abbonamenti) e le compagnie ospiti della stagione 2014-2015 del Teatro Eliseo, con trentadue spettacoli. Come hanno rivelato i sindacati, la prima offerta è di Francesco Bellomo e comprenderebber “l’affitto dello stabile e l’ingresso nella Società di gestione Eliseo Teatro Srl“, mentre una seconda, capeggiata dall’imprenditore Cavicchi, vede formalizzata la sola proposta d’affitto per lo stabile, anche se non è chiaro cosa vorrà farci – ma il ministro Dario Franceschini ha garantito che il teatro resterà teatro.

Nel frattempo si mobilitano cittadini, artisti e operatori culturali: nei giorni scorsi è stata scritta una lettera aperta al sindaco Ignazio Marino, in cui gli si chiede di “prendere atto della grave urgenza in cui versa il sistema culturale della città. Riteniamo che sia inconcepibile che Roma Capitale non abbia un Assessore alla Cultura. La vita culturale a Roma sta collassando per paralisi istituzionale, non certo creativa. Avendo voluto Lei assumere ad interim la carica di Assessore alla Cultura, è fondamentale provveda quanto prima a comunicarci il suo progetto per la città. Musei, Biblioteche, Teatri, Istituzioni Culturali aspettano in un clima preagonico da troppo tempo le sue indicazioni“.

E anche oggi, la mobilitazione continua su Twitter, soprattutto ad opera di Alessandro Gassman, che tenta – ad ora, inutilmente – di richiamare l’attenzione di Marino e del governatore del Lazio Nicola Zingaretti. L’unico ad aver risposto – peraltro ad inizio luglio – è stato Goffredo Bettini, ex braccio destro di Valter Veltroni.

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