Dopo l’elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato grazie ai voti dell’opposizione, il cui primo indiziato è stato il Terzo Polo, sembra ora che la delegazione della lista Azione/Italia Viva non salirà al Colle unita per le consultazioni con il capo dello Stato.
A dividere i due leader ci sarebbe il comportamento tenuto dal gruppo durante la votazione del presidente del Senato, la questione delle nomine dei vicepresidenti e dell’Ufficio di presidenza, nonché la già citata composizione della delegazione per le consultazioni.
Tensioni già dopo la prima votazione in Senato
Aria tesa in casa Terzo Polo: la lista che somma i partiti Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi cova già al suo interno diffidenze e distinzioni che crepano l’unità finora dimostrata.
Vero è anche che l’idillio iniziale si è ottenuto dall’adombramento di una delle componenti della formazione: Renzi il quale, come spesso ribadito da entrambi i leader, si è fatto da parte nel corso della campagna elettorale lasciando la conduzione della stessa al volto nuovo, o comunque sicuramente meno consunto di quello dell’ex sindaco fiorentino, di Calenda.
I sospetti hanno cominciato ad annidarsi dalla votazione in Senato per l’elezione del nuovo presidente d’Aula, nella quale i voti mancanti di Forza Italia (astenutasi) sono stati sostituiti dall’opposizione.
Primo indiziato è stato proprio l’ex premier, da tempo interessato a sostituire a livello elettorale il decadente partito di Silvio Berlusconi come rappresentante del centro liberale. Questi avrebbe così mandato un segnale di affidabilità alla maggioranza di destra in vista di future crisi.
Calenda, che ha fin da subito negato un suo coinvolgimento e deplorato chi dalla minoranza ha permesso l’elezione di La Russa, ha parlato del possibile voto non allineato di Renzi sottolineando come quest’ultimo avrebbe a sua disposizione le preferenze di soli quattro senatori.
Una posizione che se da un lato scarica parte delle responsabilità sugli altri gruppi di opposizione, al contempo non si prodiga nemmeno per eliminare i sospetti su Renzi: si nega un apporto decisivo dalla truppa dell’ex premier PD, non un suo effettivo coinvolgimento nel supportare la destra.
Lo strabismo del Terzo Polo
Se bisogna guardare alle crepe, anche piccole, per prevedere spaccature e crolli, allo stesso modo altrettanti segnali emergono a indicare le difficoltà di tenuta di una lista dai tratti posticci, unitasi per motivi elettorali in fretta e furia e che però ha generato un partito bifronte: teoricamente più legata ai temi riformisti e all’area di sinistra la componente di Azione di Calenda, maggiormente protesa verso i temi liberali e liberisti il gruppo renziano di Italia Viva.
Chissà se non sia per celare allo stesso presidente Sergio Mattarella queste incomprensioni che la delegazione del Terzo Polo si recherà al Quirinale per le consultazioni senza Renzi. Infatti Calenda sarà accompagnato dai due capigruppo (uno per ciascun ramo del Parlamento) e da Teresa Bellanova, presidente di Italia Viva. Il leader toscano sarà assente ufficialmente per impegni internazionali, ma terrà il discorso per la lista in Parlamento, fanno sapere dal quadro dirigente.
Tornando alla delegazione quirinalizia, intanto il gruppo centrista ha formalizzato le nomine dei capigruppo: Raffaella Paita di Italia Viva al Senato e Matteo Richetti di Azione alla Camera dei Deputati.
Resta ancora da chiarire la questione delle nomine dei vicepresidenti e dei membri dell’Ufficio di presidenza, ruoli da spartirsi tra i tre partiti d’opposizione e che già vede le denunce della stessa Azione/Italia Viva, che lamenta la propria esclusione dalla suddivisione.