Il Tribunale dei ministri ha deciso di chiudere i fascicoli degli ex ministri della Salute relativi all’inchiesta Covid.
L’Inchiesta è nata a Bergamo, zona altamente colpita dalla pandemia, e per competenza territoriale una parte è stata trasferita a Roma, una a Brescia. Il Tribunale dei Ministri di Roma decide oggi di archiviare i fascicoli relativi a Speranza, Lorenzin e Grillo. Facendo questo, si accoda a quanto stabilito dal Tribunale dei Ministri di Brescia. A questo punto, non c’è più pericolo di responsabilità penali a carico di questi Ministri.
L’inchiesta ha riportato alla memoria quanto accaduto all’inizio del 2020, quando la pandemia al suo picco massimo aveva colpito Bergamo uccidendo fino a 6mila persone al mese.
L’indagine si è aperta ad aprile di quello stesso anno. L’obiettivo è quello di stabilire le responsabilità di una gestione della pandemia ritenuta insufficiente, soprattutto per quanto riguarda la valutazione del rischio. Comunque, non si tratta di un semplice accanimento penale verso le figure istituzionali coinvolte.
Secondo quanto affermato dai magistrati, il fine ultimo è quello di fornire una risposta alla popolazione che ha vissuto il Covid sulla propria pelle. In particolare, la narrazione inizia nell’ospedale di Alzano Lombardo, lì dove il virus ha preso il via mietendo vittime su vittime.
I magistrati hanno cercato di appurare se la gestione dell’ospedale non avesse sofferto di qualche anomalia. A suscitare sospetti è stata la chiusura e repentina riapertura del pronto soccorso dell’ospedale anche dopo il manifestarsi dei primi casi di contagio da Covid-19.
Per questo motivo, ad essere indagati per primi furono coloro che tiravano le redini della sanità nella regione Lombardia. Dopodiché, allargandosi lo scenario, siamo arrivati alle figure istituzionali più rilevanti, come Conte e Speranza.
L’accusa principale mossa ai vertici del Governo in carica nel pieno della pandemia è quella di aver mancato nell’applicazione dei piani pandemici influenzali, in particolare del piano pandemico pronto dal 2006. Una negligenza notevole, considerando anche che l’OMS aveva fatto una serie di considerazioni ed esortazioni perché i vari Paesi tenessero sotto controllo la situazione.
Ad esempio, sia OMS che PAHO esortavano già a partire dal 20 gennaio ad applicare misure preventive come quelle utilizzate per la SARS, proprio a motivo della nozione ormai comune che il virus si trasmettesse da persona a persona.
E qualche giorno dopo, il 31 gennaio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva parlato di emergenza internazionale legata al Covid-19, invitando i Paesi a farvi fronte applicando i piani influenzali preparati in precedenza.
In più, c’è da ricordare che le malattie da Coronavirus non erano una novità, anzi, già dal 2014 erano considerate alla pari di quelle influenzali. Di conseguenza, secondo i magistrati, il Governo e i vertici del Ministero della Salute non avevano scuse valide per non applicare il piano pandemico stabilito dal 2006, come invece hanno fatto.
E tenendo da parte quel piano, ne hanno riscritto un altro, conosciuto ai più come “piano segreto”.
Ma non finisce qui, perché le accuse mosse agli indagati riguardavano anche la mancata istituzione della zona rossa in aree fortemente colpite dal Covid, che in quei giorni proseguiva nella sua scia di morte. Così come il mancato approvvigionamento tempestivo di Dpi e respiratori, davanti ad una minaccia crescente.
Con la novità di oggi, comunque, gli ex Ministri Speranza, Lorenzin e Grillo sono fuori pericolo per quanto riguarda qualsiasi responsabilità penale relativa a questa inchiesta.
E non si è fatta attendere la reazione dell’ex Ministro della Salute Roberto Speranza, che in un post su Facebook si dice soddisfatto dalla decisione del Tribunale dei Ministri di Roma. L’esito dell’inchiesta a suo carico, continua Speranza, gli riconosce il merito di aver difeso la salute del popolo italiano e aver servito il Paese in un momento terribile.
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