Per annunciare le misure approvate durante il Consiglio dei ministri di ieri, festa dei lavoratori, sul decreto Lavoro, anziché la consueta conferenza stampa, l’inquilina numero uno di Palazzo Chigi, Giorgia Meloni, si è affidata a un video promozionale che doveva spegnere le critiche, ma in realtà non ha fatto che alimentarle.
Al di là, infatti, delle inesattezze che la premier e leader di Fratelli d’Italia ha detto nel corso del video, una su tutte quella che riguarda il più importante taglio del cuneo fiscale degli ultimi dieci anni – sia il governo di Mario Draghi, per ultimo, sia quello di Matteo Renzi, avevano stanziato più fondi per la misura -, a non piacere sono diversi elementi.
Primo fra tutti è il fatto che Meloni, con indosso un trench senza maniche nero e una maglietta bianca, mentre parla con il suo solito tono e apre le porte del potere (nello specifico quelle di Palazzo Chigi), lanci un messaggio che più che informare i cittadini italiani faccia propaganda. Poi che, con questo espediente che in realtà doveva essere un modo per rispondere alle domande di giornalisti in vacanza (era pur sempre la festa dei lavoratori), la presidentessa del Consiglio non abbia risposto, invece, a nessun quesito come accade dal 9 marzo, per lo meno dopo i Cdm; in ultima istanza, il ruolo che hanno avuto i suoi compagni di avventura nel video, utilizzati come dei figuranti – e infatti, dalla faccia dal ministro degli Esteri e vicepremier in quota Forza Italia, Antonio Tajani, un po’ di imbarazzo trasuda.
L’idea, che non è nata mesi fa – anche se è da mesi che la premier utilizza dei lunghissimi video sui social per evadere domande scomode, e Gli appunti di Giorgia ne sono un chiaro esempio -, si è trasformata in un boomerang, nei fatti. Perché, hanno detto del suo entourage, era un assist proprio ai giornalisti, specialmente quelli della carta stampata, che di base non devono il primo maggio (anche perché i quotidiani il giorno dopo non escono), che lei stessa ha avuto, ma che hanno messo in pratica dall’efficientissima macchina social amministrata da Tommaso Longobardi (e un po’ anche da Mario Sechi, il capo ufficio stampa di Meloni), la Bestiolina – che ormai si è anche mangiata la Bestia, quella creata da Luca Morisi e che, in tempi non sospetti, ha contribuito al successo di Matteo Salvini e della Lega.
Non solo, però, perché in effetti, nella scelta si può leggere anche una certa contro programmazione rispetto alla festa di quei sindacati che il giorno prima, la domenica, erano stati convocati dal governo per discutere del dl Lavoro, e che oltre che nel merito avevano lamentato anche le scelte di approvarlo proprio nella giornata dedicata ai lavoratori, che, guarda a caso, è anche il giorno in cui la triplice, come l’ha chiamata la stessa leader del centrodestra prendendo a prestito termini che richiamano una certa nostalgia verso il Movimento sociale italiano, organizza da qualche anno (decennio) il concertone in piazza san Giovanni, a Roma.
Oltre agli aspetti tecnici, che vengono lamentati anche fuori dalle redazioni di giornali e siti web, però, sotto il video di Meloni, che in realtà è stato girato prima che il Consiglio dei ministri iniziasse, e quindi prima che di fatto venissero prese le decisioni, i commenti negativi riguardano anche e soprattutto i provvedimenti presi, due su tutti l’aumento della precarietà, e la decisione di sostituire con una misura simile (ma meno remunerati) il reddito di cittadinanza.
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