Quando parliamo di migranti il tema scottante è il collasso dei centri di prima accoglienza, per questo il Viminale ha deciso di aumentarli.
Un esempio perfetto è quello di contrada Imbriacola, a Lampedusa, che a fronte di una capienza di 400 posti ospita costantemente più di mille persone nonostante i diversi trasferimenti perché altrettanti sono i nuovi sbarchi ogni giorno. Nei centri di accoglienza le persone possono trovare un sorriso e una mano amica ma è difficile accoglierle dignitosamente in spazi insufficienti e così per loro inizia una nuova odissea, quella di un buon alloggio. Tale situazione ha portato il Viminale a una decisione importante che è stata annunciata poco fa, cioè quella della realizzazione di nuovi hotspot.
Per allentare la pressione sui centri di prima accoglienza di Lampedusa e Sicilia Orientale, il Viminale ha deciso di crearne di nuovi. Precisamente sono 850 quelli annunciati e verranno attivati nei prossimi 20 giorni per una soluzione strutturale che consenta migliorare l’accoglienza di queste persone che arrivano già molto provate da un viaggio stremante e al limite dell’umano.
Se leggiamo le notizie riguardanti i flussi migratori si capisce chiaramente come la situazione sia ormai fuori controllo e sebbene uno sbarco sia da considerarsi una notizia positiva a fronte delle tante morti in mare, coloro che riescono a raggiungere le nostre coste si trovano ad affrontare un ulteriore dramma.
Non si fermano mai gli sbarchi, specialmente a Lampedusa dove ogni giorno l’hotspot di contrada Imbriacola riceve nuovi migranti e costantemente si organizzano trasferimenti verso altri centri di primissima accoglienza ma non basta. C’è bisogno di una politica concreta e la decisione del ministero dell’Interno potrebbe essere la soluzione giusta perché più posti significa una migliore spartizione del lavoro per coloro che mandano avanti queste strutture.
Non solo, vuol dire anche garantire un alloggio umano e confortevole, seppure per breve periodo prima di una collocazione fissa.
Sono partiti questa sera dall’hotspot dell’isola che più di tutte è ormai simbolo dei flussi migratori, con una certa urgenza visto che le persone all’interno del centro ormai sfioravano le 3000.
I primi 400 hanno lasciato Lampedusa poche ore fa ei trasferimenti proseguiranno anche domani e venerdì, per un totale di 2.500 individui. Queste operazioni sono effettuate con la collaborazione della Marina miliare, dell’Aeronautica militare, della Guardia di Finanza e della Capitaneria di porto.
Proprio ieri il ministro Piantedosi ha incontrato il sindaco delle Pelagie, Filippo Mannino, rassicurandolo che si stava lavorando a un paino d’azione concreto per gestire meglio la situazione dei migranti, non solo di quelli che arrivano ma anche per quelli che non ce la fanno e quindi le salme che vengono recuperate in mano.
“l’hotspot deve essere al centro di un sistema più ampio, che funziona”.
Hanno raggiunto quota 4.000 i migranti giunti in Italia in questo anno, un numero di 4 volte superiore a quello dello scorso anno. Il sistema di accoglienza è sotto forte pressione e nonostante i 300 milioni di dollari del prestito del Fondo monetario alla Tunisia, lo sblocco auspicato da Roma non si concretizza anzi proprio questo è il Paese da cui partono più persone.
Domani Piantedosi incontrerà il commissario all’emergenza Valerio Valenti per fare il punto della situazione, su cui è intervenuto anche Tajani dicendo che l’importanza adesso è aiutare economicamente la Tunisia per le riforme del caso e man mano, stanziare altri soldi, definendo questa come l’unica strada percorribile per arginare il problema.
E intanto proprio nel centro di accoglienza fulcro dell’emergenza si lavora giorno e notte per garantire il meglio ai migranti. Per molti sono solo numeri ma hanno un nome e una storia terrificante alle spalle. Quelli che hanno il coraggio di farlo, raccontano di torture e persecuzioni, molti invece sono riusciti a fuggire solo dopo tanti tentativi. È importante garantire loro un porto sicuro che non sia solo un posto dove attraccare ma quello che possono finalmente chiamare “Casa”.
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