Ilva, chiesto il patteggiamento dai commissari governativi

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Attraverso i suoi legali l’Ilva, in amministrazione straordinaria, ha chiesto al Ministero per lo Sviluppo economico il permesso di avanzare richiesta di patteggiamento nell’ambito dell’udienza preliminare per il processo per il reato di disastro ambientale. In aula il sostituto procuratore Mariano Buccoliero ha chiesto la condanna a otto anni di reclusione per Roberto Primerano, funzionario di Arpa Puglia, ex consulente della Procura, accusato di falso ideologico, concorso in disastro doloso e avvelenamento di acque o sostanze alimentari. Ha chiesto il giudizio abbreviato anche l’avvocato Donato Perrini, che risponde di rivelazione di segreto d’ufficio. La richiesta del patteggiamento, secondo i parlamentari del Movimento 5 Stelle ‘è un’ammissione di responsabilità e soprattutto presupposto per il riconoscimento del disastro ambientale, come il M5S sostiene da anni. Questa richiesta fa presupporre una velocizzazione del procedimento giudiziario. Non possiamo che esserne contenti, ma restano le domande principali: chi e se pagheranno davvero i soldi di un eventuale risarcimento deciso in sede civile e soprattutto quando e come le bonifiche verranno effettuate‘. Oggi è proseguita la discussione dei difensori degli imputati, e il gup ha acquisito, su richiesta della Procura, la trascrizione integrale di una intercettazione ambientale che riguarda l’ex presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido del Parito Democratico, il quale risponde, in concorso con l’ex assessore provinciale all’Ambiente Michele Conserva, di concussione per aver fatto pressioni insieme all’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà su due dirigenti, al fine di ottenere il rilascio dell’autorizzazione di una discarica per rifiuti speciali nell’Ilva.

Il gip di Milano Fabrizio D’Arcangelo ha disposto nei mesi scorsi che 1,2 miliardi sequestrati nel 2013 alla famiglia Riva fossero dissequestrati. La richiesta era stata avanzata dal commissario straordinario dell’Ilva, Piero Gnudi. I fondi dissequestrati dal gip D’Arcangelo erano stati bloccati nel maggio 2013 dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’indagine della procura di Milano sull’ipotesi di un trasferimento all’estero da parte di Adriano Riva e del fratello Emilio, poi deceduto, di capitali sottratti all’Ilva e poi trasferiti tra il 1996 e il 2006 in 8 trust alle isole Jersey, paradiso fiscale della Manica.

Quegli 1,2 miliardi sarebbero poi stati fatti rientrare in Italia grazie allo scudo fiscale. Le accuse erano, a vario titolo, di riciclaggio, truffa ai danni dello Stato e trasferimento fittizio di beni. Nell’udienza dello scorso 17 ottobre a Milano i pm Mauro Clerici e Stefano Civardi avevano fatto presente lo stato di insolvenza della società precisando che le somme andavano destinate solo alle spese di risanamento previste dall’Aia, l’autorizzazione che permette allo stabilimento di restare in funzione e non per la spesa corrente. Il legale del commissario Gnudi, avvocato Elisa Scaroina, aveva sostenuto per conto dell’Ilva la legittimità del decreto legge “Ilva-Terra dei fuochi”. Con lo sblocco delle somme si risolve la grave emergenza finanziaria dell’Ilva legata agli investimenti previsti dall’Aia.


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