Imane Khelif: la polemica antisportiva che nasconde pregiudizi e ignoranza

Negli ultimi giorni non si è fatto altro che parlare del caso di Imane Khelif alle Olimpiadi 2024. L’atleta di boxe che nella giornata di oggi si è scontrata con l’italiana Angela Carini negli ottavi di finale dei pesi welter femminili. L’incontro è stato preceduto da una serie di polemiche da parte della classe politica italiana. La diatriba contro Khelif è proseguita anche al termine del match, a seguito dell’abbandono della competizione da parte dell’atleta azzurra. 

Imane Khelif e Angela Carini
Imane Khelif e Angela Carini al termine dell’incontro – Nanopress.it

Nonostante Comitato Olimpico Internazionale (Cio) abbia ammesso Imane Khelif alle competizioni, essendo stata dichiara in linea con “le norme di ammissibilità e iscrizione alla competizione nonché a tutte le norme mediche”; politici, come Matteo Salvini o Eugenia Roccella, non solo si sono opposti alla sua partecipazione, ma hanno anche creato l’ennesimo becero dibattito che ha posto al centro dell’attenzione mediatica l’identità sessuale di una persona in modo violento e discriminatorio.

Il match tra Imane Khelif e Angela Carini

Dell’incontro tra Imane Khelif e Angela Carini si è iniziato a parlare giorni fa. Le destre del nostro Paese fin da subito si sono opposte, definendo il match uno scontro impari. Questo a causa del fatto che la 25enne algerina è intersessuale. L’intersessualità è una caratteristica biologica che appartiene a circa l’1,9% della popolazione mondiale e che prevede livelli di testosterone più alti della media (in parole semplici).

A tal proposito, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha criticato la decisione del Comitato Olimpico Internazionale, definendo la ragazza “un pugile trans”, errando. Lo stesso ha fatto la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, la quale ha affermato:

“Desta grande preoccupazione sapere che in gare di pugilato femminili alle Olimpiadi siano stati ammessi uomini che si identificano come donne”. 

A queste visioni si è allineata anche la presidente Giorgia Meloni affermando di non essere d’accordo con la competizione proprio perché poco equa.

Imane Khelif
Imane Khelif – Nanopress.it

Il dibattito si è poi diffuso in tutto il mondo, dividendo coloro che si conformano alla visione della destra italiana e coloro che, invece, vedono la questione come “un’offensiva pagliacciata”.

Ad accentuare la situazione surreale vi è poi stata la reazione dell’atleta italiana in gara, Angela Carini, la quale ha deciso di abbandonare il match dopo soli pochi secondi dall’inizio. Questo a causa – come ha affermato Carini durante un’intervista – del troppo dolore sentito dopo il primo pugno sferrato dall’avversaria.

Va specificato che la pugile algerina ha perso nel corso delle Olimpiadi 2024 ben cinque match, questo vuol dire che altre donne sono riuscita a batterla, in conformità a quanto stabilito dal Comitato che l’ha ammessa alle competizioni.

Il caso sportivo che diventa una questione politica

Quello che sta accadendo nelle ultime ore è frutto di un’arretratezza di pensiero che caratterizza l’Italia. Oltre a testimoniare una profonda mancanza di rispetto verso coloro che non si conformano a “standard classici” di qualsiasi tipo.

L’intersessualità è una condizione genetica che può essere scoperta in tenera età o anche in età avanzata. In Italia vi è una forte ignoranza in tal senso, dettata anche dal fatto che la linea di gran parte dei medici nei confronti delle persone interessate e delle loro famiglie è quella dell’occultamento. Come riportato da “L’Espresso” il rapporto “Diritto e intersessualità” dell’Istituto Superiore della Sanità stabilisce che l’ordinamento italiano “non riconosce la specificità della condizione intersex, per cui occorre ricomporre il quadro delle tutele a partire dai diritti e dalle libertà previste nella Costituzione, dall’ordinamento dell’Unione Europea e dal diritto internazionale”. 

Tutto ciò è stato poi utilizzato da alcuni politici italiani per confermare la loro linea transfobica, discriminatoria, violenta e per giunta errata, dato che Imane Khelif non è una donna trans.

Ancor peggio, la giustificazione fornita dalla presidente Giorgia Meloni è quella di aver espresso tali considerazioni in tutela dei diritti delle donne. Questo, però, ponendo sulla ghigliottina mediatica un’altra giovane donna, all’interno di un contesto totalmente errato e, soprattutto, indagando su una sfera intima senza alcuna competenza e/o diritto di farlo. Tutto ciò ha svuotato l’incontro di qualsiasi sportività.

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