Indagini su immigrazione clandestina: effettuati arresti e perquisizioni in tutto il paese per favoreggiamento.
La polizia ha portato avanti indagini che si sono concluse con un blitz grazie al quale sono state arrestate diverse persone dedite all’immigrazione clandestina. L’operazione delle forze dell’ordine è partita da una connessione effettuata con l’attentato che fu organizzato, a Berlino, il 19 dicembre 2016 dal tunisino Anis Amri, il quale fu ucciso, poi, a Sesto San Giovanni, durante un controllo della polizia.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Ancona coordina una operazione, su larga scala, della polizia mediante la quale sono stati messi in atto perquisizioni ed arresti in tutto il paese verso esponenti di un’organizzazione criminale che si occupava di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con proiezione trasnazionale.
Le indagini – partite dall’attentato organizzato a Berlino il 19 dicembre 2016 dal tunisino Anis Amri – e facenti parte dell’operazione Wet Shoes – hanno portato all’arresto di due tunisini e, per un terzo uomo, proveniente anch’egli dal nord Africa, predisposto gli arresti domiciliari. Sono state, inoltre, perquisite altre 40 persone.
Il reato contestato ai soggetti coinvolti sono associazione a delinquere finalizzata al favoreggiameto dell’immigrazione clandestina con l’aggravante della transnazionalità.
L’attentato a Berlino ebbe luogo il 19 dicembre 2016 e fu portato avanti dal tunisino Anis Amri. L’uomo rubò un autoarticolato polacco in Piemonte, per poi dirigersi nella capitale della Germania.
Sul posto, con il mezzo rubato, si scagliò sulla folla del mercatino di Natale Breitscheidplatz, nel quartiere di Charlotttenburg. L’uomo uccise 12 persone e ne ferì 56.
La polizia iniziò a indagare, risalendo al tunisino che faceva parte della rete salafitica, denominata La vera religione. Amri fu fermato in Italia, durante un controllo di polizia che fu effettuato all’esterno di una stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni, a Milano, luogo dove fu ucciso.
Dopo l’uccisione del giovane tunisino, furono portate avanti ulteriori indagini che condussero all’arresto, nel 2018, di altri cinque uomini connessi alla rete salafitica alla quale aveva aderito Amri. Nel mese di febbraio del 2021, furono condannati tre dei cinque arrestati, ossia Dhiaddine Baazaoui, Rabie Baazaoui e Akram Baazaoui.
L’organizzazione otteneva informazioni dalla Tunisia in merito agli sbarchi che avvenivano sulle coste della Sicilia per poi organizzare il processo di immigrazione clandestina delle persone che arrivavano sulle coste e che venivano portate a Napoli e in paesi limitrofi. Dopo aver transitato nella città partenopea, venivano spostati, in maniera irregolare, in Germania o Francia con documenti falsi.
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