“Alle tre del mattino, ma meglio tardi che mai: l’Europa accetta la redistribuzione di 40mila donne e uomini arrivati sulle coste nostre e greche. Un primo passo, certo. Non sufficiente a mio giudizio”. Matteo Renzi affida alla sua pagina Facebook il primo commento dopo l’accordo raggiunto al Consiglio Europeo sulla ridistribuzione in Europa di 40mila migranti, arrivati in Italia e Grecia, a cui seguiranno altri 20mila in due anni. Per il premier italiano è stata una prima vittoria, ottenuta con fatica e alzando la voce al tavolo dei Ventotto, in particolare contro i Paesi dell’Est, contrari all’obbligatorietà e che hanno insistito fino all’ultimo per inserire la “volontarietà” dei singoli Stati. “Se questa è la vostra idea di Europa, tenetevela”, ha tuonato Renzi.
Alla fine, l’accordo è arrivato ma è ancora troppo poco. I 40mila migranti saranno ridistribuiti, ma non è stata inserita la clausola dell’obbligatorietà. Il testo finale fa sì riferimento a quanto deciso ad aprile, dove si parlava di quote obbligatorie, ma l’opposizione dei Paesi contrari ha portato all’esclusione del termine “obbligatorio” nel documento. Non è stato inserita neanche la dicitura “volontaria”: dalla ridistribuzione sono stati esclusi Ungheria e Bulgaria che già accolgono i migranti in arrivo dalla Turchia. I 20mila successivi sono indicati come “reinsediamento”: si tratta cioè di persone in arrivo dai campi profughi che i Paesi prenderanno con sé ma su base volontaria.
La discussione dell’Eurogruppo si è protratta fino a notte fonda. Sul tavolo c’erano questioni più urgenti, come la Grecia, ma l’ordine del giorno era già stabilito da tempo: si doveva parlare di immigrazione e del piano UE e si doveva trovare un accordo perché Italia e Grecia si stanno accollando il destino di migliaia di persone e non possono più farlo da sole.
Questo è stata fin dall’inizio la presa di posizione del governo italiano. Renzi è stato chiaro prima davanti alle Camere, a cui ha anticipato la strategia. All’incontro con le Regioni ha detto che devono essere accolti coloro che richiedono asilo, mentre gli altri migranti dovrebbero essere rimpatriati.
Poi è andato fino in fondo al tavolo con i Paesi UE. Nessun passo indietro, il premier ha tirato dritto per la sua strada fino a far cadere le resistenze, a iniziare dal blocco Est con Lituania, Repubblica Ceca e Slovacchia in prima linea per inserire la volontarietà della ridistribuzione.
“Non accettiamo nessuna concessione. O fate un gesto anche simbolico oppure non preoccupatevi: l’Italia può permettersi di fare da sola. È l’Europa che non può permetterselo”. Renzi ha battuto i pugni sul tavolo, come riferisce chi era presente all’incontro. “Non accetterò mai che questa discussione sia così meschina ed egoista”, ha continuato, ricordando gli ideali su cui è fondata l’UE. “Non accetterò mai un compromesso al ribasso”.
Alla fine, è arrivato un primo passo in avanti. L’accordo è “modesto”, come ha spiegato il presidente della Commissione UE Jean Claude Juncker, impegnato sul fronte delle trattative a sostenere il piano europeo contro, tra gli altri, il presidente del Consiglio UE, il polacco Donald Tusk, portavoce dei Paesi dell’Est, contrari all’obbligatorietà.
Anche l’Alto Rappresentante per la Politica Estere UE, Federica Mogherini, ha difeso il piano UE. “Se siete tutti come dite entusiasti della parte esterna della nostra strategia, dovete sapere che senza decisioni sulla solidarietà interna la nostra credibilità esterna crolla”, ha chiarito in merito al sì alle operazioni militari anti scafisti.
La Francia ci ripensa e rilascia i migranti fermati a Ventimiglia
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La situazione a Ventimiglia è a una svolta, i migranti sarebbero liberi di transitare al confine dove la polizia ha lasciato andare quattro dei profughi fermati a Mentone. Anche altre persone in fermo assieme a loro sono state scortate verso la Francia dalle Forze dell’Ordine, dopo essere state registrate presso la stazione di polizia di San Luigi. Al momento, la polizia francese di frontiera non rilascia commenti, ma il presidente Hollande continua a ritenersi contrario al concetto di quote per la gestione dei migranti richiedenti asilo.
Le forze dell’ordine hanno fatto sgomberare i migranti fermi nella zona sugli scogli a Ventimiglia, a poca distanza dal confine con la Francia. Ci sono stati momenti di tensione, perché qualcuno ha opposto resistenza, ma l’allarme è poi rientrato. I profughi sono stati fatti salire sui bus della Croce Rossa, per essere trasferiti alla stazione di Ventimiglia. Soltanto circa 100 persone, soprattutto giovani, sono rimasti sugli scogli, perché si sono rifiutati di lasciare la zona e chiedono di poter attraversare il confine.
Qualcuno è stato trascinato di peso dagli agenti, altri si sono buttati a terra per non farsi prendere e per altri ancora il tutto si è risolto con qualche contusione o qualche malore. Erano presenti anche i volontari della Croce Rossa. Intanto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha detto che l’atteggiamento dei migranti e il fatto che la frontiera rimane chiusa costituiscono “un pugno in faccia all’Europa”. Tuttavia la Francia ha risposto che si tratta soltanto dell’applicazione delle regole di Schengen e Dublino.
Austria e Svizzera chiudono le frontiere
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La questione immigrazione in Europa diventa ogni giorno più complessa. Mentre l’Italia deve gestire da sola un flusso costante di migranti in arrivo dai Paesi del Corno d’Africa e del Medio Oriente, Austria e Svizzera hanno chiuso le frontiere, bloccando in un limbo assurdo centinaia di persone. La situazione è tale che nelle stazioni di Milano e Roma si sono dovuti allestire centri provvisori per dare le prime cure, cibo e acqua a famiglie intere. Stessa cosa nelle stazioni di Bolzano e Domodossola, pattugliate da agenti austriaci e svizzeri che negano il passaggio della frontiera, mentre la Germania ha riaperto i confini dopo aver bloccato il trattato di Schengen per via del G7 tenutosi vicino a Monaco.
Il nostro Paese è ora solo a gestire i migranti che continuano ad arrivare sulle coste e che sbarcano in Italia credendo di arrivare in Europa. Di fatto, l’unione tra le nazioni europee sul tema immigrazione si è sciolta come neve al sole. Dopo l’ennesima tragedia del mare in Sicilia, dopo le immagini dei corpi di donne, bambini e uomini travolti dalle acque del Mediterraneo, dopo i minuti di silenzio nelle sedi istituzionali e le promesse di solidarietà, tutto si è fermato.
“Se l’Europa non sarà solidale, si troverà di fronte un’Italia diversa; non accetteremo un’Europa egoista”, ha dichiarato il ministro degli Interni Angelino Alfano a L’Intervista di Maria Latella di Sky Tg24. Anche Matteo Renzi ha lanciato una sorta di ultimatum a Bruxelles. “Se il Consiglio europeo non sceglierà la solidarietà, abbiamo pronto un piano B. Ma sarebbe una ferita innanzitutto per l’Europa”, ha detto il premier.
Le incertezze
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Cosa sia il “piano B” ancora non è chiaro, ma dalle prime bozze circolate negli ambienti istituzionali si tratterebbe da una parte di stringere sui rimpatri dei migranti economici illegali, dall’altra di modificare il trattato di Dublino sulla ridistribuzione dei migranti nei Paesi europei.
A oggi, è questo il punto centrale della questione. Il trattato prevede che sia il primo Paese d’arrivo a farsi carico del riconoscimento e delle richieste dei rifugiati; lo stesso Paese (cioè l’Italia) deve farsi carico della prima assistenza anche per chi è senza documenti. Infine, la richiesta di asilo deve essere fatta solo per il primo Paese di arrivo e non per gli altri. In pratica, chi arriva in Italia per poi proseguire il viaggio verso il Nord Europa, non ha alcun modo di muoversi dai nostri confini se non fuggendo in maniera illegale.
È questa la leva che sta usando la Francia nel chiudere le frontiere tra Ventimiglia e Mentone, così come l’Austria e la Svizzera che stanno bloccando gli accessi alle stazioni anche a chi ha pagato il biglietto del treno. “Bisogna che l’Italia accetti di creare dei centri per distinguere i migranti economici irregolari dai rifugiati”, ha specificato il ministro francese dell’Interno, Bernard Cazeneuve, pur specificando che “la Francia non ha bloccato le frontiere”. Gli uomini delle Forze di polizia italiana invece si trovano di fronte ai colleghi transalpini e ai loro posti di controllo, vietati dal trattato di Schengen; la Svizzera continua a rimandare indietro i migranti che arrivano da Domodossola, mentre la stazione di Bolzano è un via vai di donne, uomini e bambini che non vengono fatti salire sui treni.
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