Oltre un milione di download in soli venti giorni: il 10 settembre erano 5,5 milioni, il primo ottobre quasi 6,7. Sono i dati diffusi dal ministero della Salute sul sito ufficiale di Immuni, l’app di contact tracing scelta dal governo per contrastare il Coronavirus.
Ad oggi la piattaforma risulta installata in circa il 18% degli smartphone degli utenti italiani, esclusi i dispositivi utilizzati dai minori di 14 anni. Certo, si tratta di valori molto più bassi rispetto a quelli che erano stati auspicati in fase di avvio, si puntava infatti a raggiungere almeno il 60% della popolazione, ma quantomeno i primi risultati degni di nota iniziano a intravedersi: finora l‘applicazione ha inviato 5.870 notifiche e al momento 357 utenti positivi hanno caricato i codici permettendo di avvisare le persone entrate in contatto con loro.
A cosa si deve questo incremento? Difficile affermarlo con certezza, ma è possibile che fattori quali il rientro a scuola nonché il progressivo aumento dei contagi registrato nelle ultime settimane abbia fatto tornare d’attualità la paura del virus. O forse potrebbero finalmente avere iniziato a sortire i primi effetti i ripetuti appelli del comitato tecnico scientifico e del mondo della politica in generale.
Venerdì scorso il premier Giuseppe Conte aveva definito il download di Immuni e la partecipazione al programma “un obbligo morale” e aveva anche più volte sottolineato che l’applicazione è sicura perché: “i dati restano anonimi e la geolocalizzazione è disattivata”.
Anche il ministro della Cultura Dario Franceschini ha ribadito l’importanza di Immuni: “Scaricate Immuni, è un dovere morale verso gli altri”, le sue parole.
Affinché l’applicazione possa incidere realmente sul contenimento dei contagi è necessario che la crescita dei download rimanga elevata. Per questo il governo ha ideato una campagna promozionale alla quale, come ribadito sempre venerdì scorso da Conte, “hanno aderito tutte le testate giornalistiche, pubbliche e private”. L’obiettivo? Seguire l’esempio di Paesi più virtuosi quali per esempio Germania (18 milioni di download) e Gran Bretagna (10 milioni in pochi giorni).
Immuni è scaricabile su base volontaria ed è gratuita. Se si entra in contatto con un positivo che a sua volta ha scaricato l’applicazione, arriva una notifica che informa del rischio. In questo modo è possibile isolarsi per proteggere se stessi e gli altri. Inoltre non ci sono rischi per la privacy: ogni utente viene identificato con un codice crittografato, senza nome e geolocalizzazione. I telefoni comunicano tra di loro tramite il sistema bluetooth. L’app è scaricabile sia con Apple che con il sistema Android.
Dal 17 ottobre Immuni inizierà a “interagire” con le omologhe applicazioni estere, come se fosse un’app unica. Previo aggiornamento all’ultima versione, si partirà da Irlanda e Germania.
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