«L’immunità parlamentare nasce, in un’epoca in cui uscivamo dal fascismo, per garantire l’esercizio democratico dei parlamentari», spiega il Professor Paolo Pollice, già Ordinario di Diritto Civile all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. E da allora – come sappiamo – questo strumento è stato spesso usato e abusato dai nostri deputati e dai nostri senatori che, invocando proprio l’immunità parlamentare, si sono sottratti dal giudizio dei Tribunali anche per fatti che poco c’entravano con la loro attività parlamentare.
L’immunità dovrebbe, infatti, riguardare esclusivamente reati commessi nell’esercizio della propria funzione di parlamentare e non certo reati come la corruzione o il concorso esterno in associazione mafiosa come, invece, è spesso stato fatto.
Ora, però, il rischio non è più “solo” quello di estendere un principio giuridico in teoria volto a tutelare la democrazia a reati che poco o nulla centrano con l’esercizio della funzione parlamentare, ma addirittura di estenderlo a reati che la persona ha compiuto prima ancora di diventare parlamentare, inventando di fatto una sorta di “immunità retroattiva”.
Il 3 novembre, infatti, il Senato della Repubblica – quello che, qualora vincessero i sì al referendum del 4 dicembre, diventerebbe di nomina regionale – voterà, rigorosamente a scrutinio segreto, l’immunità di Gabriele Albertini per un processo che lo vede imputato per calunnia aggravata. I fatti, però, risalgono all’ottobre del 2012, quando Albertini non era Senatore.
Nell’ottobre del 2012 Gabriele Albertini, che era Parlamentare Europeo, rilasciò, infatti, alcune interviste in cui parlò anche dell’allora Procuratore Aggiunto di Milano Alfredo Robledo, che si sentì calunniato da queste dichiarazioni e quindi presentò querela nei suoi confronti.
In sede civile Albertini è, quindi, stato condannato nel settembre del 2016, mentre il prossimo 7 novembre si dovrebbe concludere il processo penale in cui egli risulta indagato per due calunnie aggravate.
Essendo all’epoca Parlamentare Europeo, Albertini chiese l’immunità al Parlamento Europeo che però l’ha sempre negata, ritenendo che “le dichiarazioni non hanno una correlazione ovvia e diretta con l’esercizio delle funzioni di Gabriele Albertini di deputato al Parlamento europeo”. Albertini reiterò più volte la richiesta, ma il Parlamento Europeo ha sempre confermato le decisioni precedenti, l’ultima volta nel marzo del 2015.
Così Albertini, che nel marzo del 2013 (e quindi 5 mesi dopo l’avvenimento dei fatti di cui è imputato) è stato eletto senatore, ha chiesto al Senato l’immunità.
Inizialmente la giunta per l’immunità parlamentare del Senato ha ritenuto che non ci fossero gli estremi per procedere ma poi ha cambiato idea, presumibilmente in seguito ad alcune interviste in cui lo stesso Albertini dichiarava che, se non gli avessero concesso l’immunità, avrebbe smesso di votare, ritirando di fatto l’appoggio al Governo Renzi, che – come è noto – al Senato ha una maggioranza molto risicata.
Il Partito Democratico ha, infatti, deciso di sostituire il relatore della decisione, ovvero il Senatore membro della Giunta chiamato a coordinare i lavori su questa delibera, e ha fatto procedere la richiesta, tanto che il 3 novembre l’intero Senato sarà chiamato a votare l’immunità per Albertini, ovviamente a scrutinio segreto.
«La decisione della Giunta per le Immunità – dichiara Alfredo Robledo – costituisce una ferita mortale al senso vero dell’art. 68 della Costituzione, al comune sentire degli italiani che già percepiscono l’immunità come un privilegio ingiusto, al Parlamento Europeo ed allo stesso Senato, Assemblee che in precedenza più volte hanno espresso il convincimento contrario con identiche motivazioni. Mi auguro che nella votazione del 3 novembre il Senato decida secondo giustizia e dignità istituzionale».
L’esito della votazione risulta, però, piuttosto scontato, visto che in Giunta hanno votato tutti a favore tranne i tre membri del Movimento5Stelle e un senatore del PD, Felice Casson. E proprio da questa votazione, che vede compatti tutti i partiti, si capisce la pericolosità di questa decisione a prescindere dal fatto in sé.
Dal momento in cui verrebbe, infatti, a crearsi l’immunità preventiva rappresenterebbe un precedente che, come spesso accade, poi in Parlamento diventerebbe prassi e quindi tutti i partiti potranno poi invocarla per qualsiasi altro Senatore, imputato di qualsiasi reato.
«Questo contro Albertini, tutto sommato, è un piccolo processo penale, – spiega il Professor Paolo Pollice – ma la pericolosità sta nell’affermare il principio che l’immunità possa retroagire e questo sarebbe molto grave. Molte inchieste dimostrano, ad esempio, come ci siano una serie di politici che sono eletti grazie alle connivenze con la criminalità organizzata e questi, una volta eletti, potrebbero invocare l’immunità retroattiva creata in quest’occasione».
Ed è per questo che il Professor Pollice ha deciso di lanciare, tramite Change.org, una petizione al Presidente del Senato, Piero Grasso, e a tutti i senatori per non concedere l’immunità (retroattiva) al Senatore Albertini.
«In un momento in cui – aggiunge il Professor Pollice – stiamo valutando l’ipotesi di un Senato composto da Consiglieri regionali, che dalle inchieste finora emerse sembrano essere i più esposti a fenomeni di collateralismo e corruzione, risulta ancora più pericolosa la creazione di un precedente di immunità retroattiva».
L’immunità – è bene ricordarlo – prevede che, a prescindere dalla colpevolezza o meno di Gabriele Albertini (già riconosciuta peraltro in sede civile) o di qualsiasi altro senatore voglia un domani farvi ricorso anche in questa nuova formula, l’imputato non si sottoponga nemmeno al giudizio del Tribunale e, quindi, non si arrivi neanche a una sentenza o verità.
La petizione in pochi giorni ha già raggiunto quasi 1500 firme ma, visto che la sentenza è prevista per il 7 novembre e Albertini e gli altri senatori che potrebbero in futuro trarne vantaggio hanno fretta, la votazione si svolgerà già il 3 novembre e, quindi, il tempo per fermare la creazione dell’immunità parlamentare retroattiva è davvero poco!
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