Emergono nuovi e agghiaccianti dettagli circa i tentativi di avvelenamento ad opera di Alessandro Impagnatiello, il barman che lo scorso 27 maggio uccise la fidanzata incinta al settimo mese di gravidanza, Giulia Tramontana.
Sembrerebbe che il 30enne nei mesi precedenti al delitto avrebbe cercato di uccidere la compagna anche con l’ammoniaca e il cloroformico, acquistato sotto falso nome nel mese di febbraio. Gli inquirenti, iniziano ad avere un quadro sempre più chiaro in merito alla vicenda, dando un senso ai messaggi che Giulia scriveva alla madre questo inverno.
Continuano le indagini circa la morte di Giulia Tramontano e del bimbo di 7 mesi che portava in grembo. Uccisa con 37 coltellate la sera del 27 maggio dal compagno Alessandro Impagnatiello. Dalle ultime indiscrezioni è emerso che il barman premeditava di uccidere la fidanzata da almeno sei mesi.
Dall’autopsia e dagli esami tossicologici, infatti, è emerso che la ragazza dal dicembre 2022 le era stato somministrato del veleno per topi. Un piano fallimentare per Impagnatiello che decise di provare ad avvelenarla anche con l’ammoniaca e il cloroformico, un composto chimico tossico e altamente irritante, acquistato sotto falso nome nel mese di febbraio, con tanto di email creata apposta insieme a un nuovo conto PayPal.
Andrea Valdi era il nome scelto per l’acquisto del prodotto altamente pericoloso, da spedire nell’appartamento di Senago, lo stesso dove Giulia è stata uccisa e trovata morta. Il barman, ritirerà poi il pacco alla Gls di Paderno Dugnano, dal momento che il corriere, nell’indirizzo contrassegnato, non troverà nessun Andrea Valdi.
Sono trascorsi poco più di 3 mesi dall’omicidio di Giulia Tramontano, incinta al settimo mese di gravidanza, dal compagno Alessandro Impagnatiello, barman di 30 anni. La ragazza è stata uccisa con 37 coltellate la sera del 27 maggio scorso ma il fidanzato da dicembre dello scorso anno avrebbe cercata di avvelenarla con più modi possibili.
Dal topicida, all’ammonica e persino con il cloroformico, un composto chimico tossico e altamente irritante. Gli inquirenti, quindi, sembrano dare un senso ai messaggi che Giulia nei mesi precedenti alla morte, avrebbe inviato alla madre, dicendo di sentirsi drogata o che l’acqua puzzasse di ammoniaca.
La ragazza, più volte, avrebbe confidato alla mamma di sentirsi spossata, stanca, fiacca. Tutti sintomi non imputabili solamente al veleno per topi ma anche al cloroformio, attualmente sequestrato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano.
“L’acqua che abbiamo preso puzza terribilmente di ammoniaca”.
Questo è uno dei tanti messaggi che la ragazza avrebbe inviato tramite la chat di whatsapp alla mamma, la quale le avrebbe consigliato, in data 9 dicembre 2022, di buttare l’intera confezione di bottiglie di acqua.
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