Era stato arrestato a Milano con un mandato internazionale. Artem Uss chiede di essere estradato in Russia: la decisione dei giudici.
Lo scorso 17 ottobre era stato arrestato a Malpensa con un mandato Usa internazionale. Ai domiciliari da novembre Artem Uss, imprenditore russo e figlio di un oligarca, chiede l’estradizione in Russia dopo le accuse di contrabbando di tecnologie militari e petrolio, e riciclaggio per milioni di dollari.
Il complicato caso Artem Uss. Tutto è iniziato quando dagli Stati Uniti era arrivato un mandato di arresto per l’imprenditore russo, 40 anni figlio di un oligarca governatore di una regione in Siberia, per diversi crimini. Dunque Uss lo scorso 17 ottobre era stato sorpreso dalle nostre autorità all’aeroporto di Milano, a Malpensa, mentre stava per imbarcarsi su un volo per la Turchia. Le forze dell’ordine italiane dunque lo hanno arrestato, a causa del mandato internazionale Usa dalle autorità italiane, ma adesso la questione estradizione si complica.
Adesso si trova ai domiciliari, e nella giornata di oggi i giudici Nova, Barbara e Arnaldi hanno nell’udienza svoltasi a porte chiuse deciso per l’estradizione in America, anche se l’istanza deve essere accolta informa la Procura generale. Il 40enne era stato arrestato per contrabbando di tecnologie militari, di petrolio tra Russia e Cina e di riciclaggio di denaro per milioni di dollari.
Insieme al suo difensore però il figlio dell’oligarca ha chiesto di essere estradato in Russia. Si, perché pare che anche la Russia abbia chiesto l’estradizione per Uss, accusato in patria di riciclaggio. L’imprenditore ha chiesto dunque di ritornare nel suo Paese, invece che negli Stati Uniti, negando la disponibilità per la consegna agli Usa.
Rischia fino a 30 anni di carcere negli Stati Uniti Artem Uss, che tramite i suoi legali si è opposto alla consegna negli Stati Uniti presentando una contestazione riguardante anche le imputazioni a lui rivolte.
La difesa ha fatto notare che gli Stati Uniti avrebbero intenzione di estradizione in Usa solo perché interessati a uno scambio di prigionieri – ancora una volta – e in particolare al rilascio di un altro uomo d’affari. Si tratta di Paul Whelan, che era stato condannato dalla corte russa a 16 anni di prigione circa tre anni fa.
Le imputazioni ritenute illegittime da parte della difesa sono anche di associazione criminale, oltre che per frode bancaria e i reati contestati già elencati precedentemente; con pena massima appunto di 30 anni in Usa. Per riciclaggio invece la pena potrebbe essere anche di 20 anni, considerando la severità americana in tale ambito giudiziario.
La richiesta di estradizione dalla Russia era arrivata lo scorso 7 novembre, sempre pre riciclaggio secondo Mosca, anche se le ipotesi di accusa non vengono descritte negli atti ricevuti dalla Procura italiana.
Procura di Milano che ha interrogato il 40enne, che ha ancora una volta richiesto di essere portato in Russia, e pare che i procuratori abbiano dato il loro consenso. Saranno i giudici dell’appello a dover però prendere la decisione solamente sull’estradizione in America. Intanto gli avvocati Vinicio Nardo e Fabio De Matteis hanno contestato le prove presentate da New York, parlando di un possibile trattamento di discriminazione negli Usa come motivazione della riserva sulla detenzione sul suolo americano.
Il sostituto procuratore generale Giulio Benedetti pare abbia fatto presente però che il tema “diritti umani” debba essere posto non tanto sulla detenzione in Usa, quanto in Russia e che negli ultimi anni mai vi è stata una mancata estradizione negli Stati Uniti per violazione dei diritti umani durante la detenzione in carcere di un detenuto.
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