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L’Impressionismo è una corrente artistica che nasce in Francia alla fine dell’Ottocento, sviluppandosi poi fino ai primi anni del XX secolo. Nata come una sorta di ‘rivoluzione’, da un punto di vista tecnico, nell’ambito della Storia dell’Arte, l’Impressionismo trova la sua fonte d’ispirazione soprattutto nel romanticismo di Delacroix e nel realismo di Coubert che, rompendo con la pittura tradizionale, introducono importanti novità nel linguaggio artistico dell’epoca: la negazione dell’importanza del soggetto, la riscoperta del paesaggio, grande interesse per il colore prima ancora che per il disegno e l’emotività dell’artista in primo piano che, attraverso la pittura, esprime sensazioni, sentimenti ed emozioni. Proprio all’Impressionismo è dedicato un grande evento cinematografico, Gli Impressionisti e l’uomo che li ha creati, in contemporanea mondiale, solo per un giorno, il 26 maggio 2015. Un viaggio esclusivo ( qui il link al sito ) attraverso alcune delle esposizioni più prestigiose del mondo, dal Museo Du Luxemburg, al Musée d’Orsay di Parigi, dalla Philadelphia Museum Of Art, alla National Gallery di Londra.
Simile ad una rivoluzione tecnica vera e propria, dunque, l’Impressionismo porta con sé un modo di dipingere completamente diverso rispetto al passato: i pittori impressionisti, infatti, lavoravano ‘en plein air’ all’aria aperta, fissando sulla tela tutti gli aspetti del mondo che li circondava, cogliendone al massimo la luce, il movimento e l’istante preciso che si voleva rappresentare.
Origine e aspetti fondamentali
Il termine ‘impressionista’ venne utilizzato, inizialmente, in senso dispregiativo – indicava, infatti, un’apparente incompletezza delle opere – e fu preso in prestito da un quadro di Monet, Impression, soleil levant, esposto per la prima volta nel 1874 a Parigi nell’ambito di una mostra che sconvolse la critica per i soggetti, le tecniche e i tratti distintivi delle opere esposte. A quella stessa mostra, considerata la prima manifestazione ufficiale della nuova corrente pittorica, presero parte quelli artisti definiti, oggi, impressionisti puri: Monet, Renoir, Sisley e Degas.
Ma quali sono gli aspetti fondamentali dell’Impressionismo? Innanzitutto il contrasto tra luce e ombra e i colori forti e vivaci, utilizzati dai pittori per cogliere le sensazioni di fronte alla natura e fissare sulla tela l’impressione visiva della realtà. Da qui la necessità di dipingere di getto, senza disegni preliminari, ritocchi o sfumature, mentre la luce viene creata accostando i colori puri direttamente sulla tela e le ombre combinando i toni più diversi. Il nero è quasi del tutto inutilizzato, preferendo i toni più scuri del blu o del marrone. Una caratteristica di questa corrente artistica, infatti, è quella di ritrarre lo stesso soggetto in diversi momenti del giorno per mostrare come la luce, nel suo continuo movimento, trasformi soggetti, cose e colori.
Come dicevamo, gli impressionisti amavano dipingere all’aria aperta, fuori dagli studi e direttamente a contatto con il mondo. Questo tipo di ricerca artistica, però, non mirava ad esprimere mondi idilliaci, mitici o rurali ma, al contrario, intendeva calarsi nella realtà urbana di quegli anni, rappresentandone gli aspetti positivi e cogliendone ogni piacevole sfumatura.
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Gli esponenti più importanti
Quelli che la critica definisce ‘impressionisti’ sono soprattutto Edouard Manet, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas, Claude Monet, Alfred Sisley e Camille Pissarro. Pur accomunati dalle medesime tecniche, ognuno di loro però ha interpretato l’Impressionismo secondo la propria sensibilità – Monet, ad esempio, non si interessò soltanto ai paesaggi urbani ma anche a quelli naturali, ritraendo, soprattutto negli ultimi anni, sempre il medesimo soggetto, le ninfe; altri come Degas o Renoir preferivano invece ritrarre le figure umane in movimento.
Chi diede vita alla corrente impressionista, però, furono essenzialmente tre artisti: Monet, Renoir e Pissarro che, intorno al 1870, si ritrovarono a dipingere, seduti sulla riva della Senna, il movimento dell’acqua, del cielo e di tutto l’ambiente naturale che li circondava. I loro quadri, però, vennero aspramente criticati poiché infrangevano, con una pittura semplicemente abbozzata, la tradizione classica dell’arte e della bellezza. La loro, infatti, era una pittura essenzialmente di colore, mettendo completamente in secondo piano la pratica del disegno.
Molti altri grandi artisti dell’epoca, infine, pur appartenendo al genere impressionista, non ne abbracciarono però tutte le sue molteplici caratteristiche: Manet, che dal gruppo ha sempre preferito dissociarsi, preparava le sue tele combinando i colori in maniera equilibrata e ragionata – gli impressionisti ‘puri’ invece, preferivano una pittura di getto; Cézanne, pur contemporaneo del movimento sviluppò una ricerca artistica del tutto indipendente tanto che da alcuni viene considerata come premessa del Cubismo; Degas, specializzato nelle figure umane – famosissime le sue ‘ballerine’ – condivideva in pieno le tematiche impressioniste ma non del tutto le tecniche, tantomeno la pratica dell’en plein air; De Nittis, tra i pittori italiani più vicini all’impressionismo, mantenne comunque una certa indipendenza sia per lo stile che per il contenuto dei suoi dipinti.
L’Impressionismo, dunque, è stata una corrente pittorica di grande fascino e totalmente rivoluzionaria rispetto al passato. Attraverso questo movimento anche la città, intesa come soggetto pittorico, viene completamente rivalutata passando, da entità malefica e malsana, a centro nevralgico di vita e di attività intellettuale. Ed è soprattutto Parigi, con i suoi teatri, i locali alla moda, i viali, le piazze, la Senna, a far da sfondo a questo tipo di pittura che attraverso opere come le ‘ballerine’ di Degas o La Gare Saint-Lazare di Monet ha regalato a questi luoghi un fascino ed una seduzione senza tempo.
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