Nella serata di giovedì 27 aprile, si sono radunate circa 200.000 persone che hanno manifestato, questa volta, in favore della riforma giudiziaria, anziché contro come le proteste che da mesi attraversano Israele. La protesta odierna è stata presieduta dalla coalizione al governo che è stata acclamata dai cittadini presenti e sono arrivate anche le parole di ringraziamento del premier Netanyahu.
La manifestazione era attesa e chiacchierata da giorni, una protesta voluta intensamente dal governo di destra che ha radunato i propri sostenitori per chiedere appoggio in merito alla riforma legislativa della giustizia a Israele, che ha sollevato malcontento, non soltanto da parte dell’opposizione politica ma, soprattutto, degli stessi israeliani che hanno deciso di combattere una legge che di fatto va a privare la Corte Suprema israeliana dell’imparzialità e getta nelle mani della classe politica l’ambito giudiziario.
Dopo settimane di protesta antigovernativa la giornata di oggi significava molto per la coalizione, che si è vista attaccata sia in ambito interno che a livello internazionale e con questo raduno ha voluto dimostrare di avere appoggio e sostegno da parte della popolazione.
La manifestazione è stata organizzata davanti alla Knesset, in favore della revisione giudiziaria avanzata della coalizione di Netanyahu e ben 200.000 sostenitori della destra israeliana hanno manifestato il loro sostegno alla riforma che va a riformare la giustizia a Israele.
Erano presenti anche i membri della coalizione tra cui il ministro delle finanze Bezalel Smotrich, il deputato Israel Katz (Likud), Levin, che guida le riforme, il presidente della commissione per la costituzione, la legge e la giustizia.
La partecipazione di cosi tante persone rappresenta una forte voce a favore del governo e questo era il risultato che voleva ottenere la coalizione ovvero dimostrare il sostegno popolare dopo mesi di attacchi e critiche derivate però dalle azioni intraprese dallo stesso governo di Netanyahu.
La presenza di vari ministri e parlamentari dell’attuale governo mostra sostegno ufficiale all’iniziativa di revisione giudiziaria e potrebbe rappresentare un passo per riavviare il percorso legislativo che è stato momentaneamente stoppato ma è sempre stato chiaro che sarebbe riemerso creando ulteriore caos nel Paese.
Alcuni manifestanti hanno espresso preoccupazione per la loro reputazione internazionale, spiegando che Israele viene giudicata non solo dalle sue politiche, ma anche dal modo in cui vengono rispettati i valori democratici fondamentali come l’indipendenza del potere giudiziario.
Secondi alcuni partecipanti, nonostante le idee non siano sempre in linea, la partecipazione del popolo israeliano, che ha a cuore la riforma giudiziaria o che nutre sfiducia nei confronti della Corte, è fondamentale per esternare il proprio pensiero e la finalità sarebbe poter partecipe serenamente al processo di sviluppo delle riforme giudiziarie, per assicurarsi che gli interessi dell’intera comunità siano preservati.
Lo slogan “Il popolo vuole la riforma giudiziaria” rispecchia quindi la volontà di parte del popolo di seguire la linea del governo Netanyahu, nonostante sia stata mostrata anche una grande opposizione in merito alle riforme proposte da Levin e Smotrich.
Non tutti i manifestanti hanno mostrato la stessa opinione riguardo le riforme giudiziarie proposte, con alcune persone che si sono mostrate soddisfatte delle discussioni in corso, come Elbaz di Hebron, il quale ha dichiarato al Post che “non siamo soli. Dobbiamo parlare“. Questo dimostra che ci sono ancora alcuni dubbi riguardo alla direzione che le riforme giudiziarie prenderanno, ma la partecipazione attiva dei cittadini rappresenta un passo importante per la colazione che ha preso parola per ringraziare del sostegno ricevuto.
Non sono mancati momenti di critica nei confronti dell’opposizione di sinistra che secondo il governo ha fomentato una protesta che soltanto recato danno a Israele. In realtà la situazione è più complicata in quanto la riforma è stata contestata anche a livello internazionale, in quanto alcuni punti minano realmente il sistema giudiziario andando a tutelare la classe politica di Israele rendendo manipolabile anche una decisione della Corte Suprema, se un ministro chiede una votazione e la stessa riesce a raggiungere la maggioranza, ovvero 61 voti a favore dell’annullamento su 120 sarà possibile ribaltare la decisione.
Molti manifestanti hanno rivelato, come riporta Israel Times, hanno dichiarato di non voler passare come cittadini di seconda classe e che il governo ha ottenuto il mandato con regolari elezioni e ha il diritto andare avanti con la riforma giudiziaria.
Emerge dai media locali che la folla presente era formata in prevalenza da movimenti religiosi e molti genitori hanno portato al seguito bambini e adolescenti.
L’arrivo del ministero Levin è stato segnato da entusiasmo popolare, così come le parole degli altri ministri e dello stesso premier di Israele Netanyahu.
Il ministro della Giustizia Levin è stato accolto dalla folla con canti e cori e ha preso parola incitando i manifestanti.
Ha dichiarato che: “La nazione ha votato per una riforma giudiziaria”.
Durante il suo intervento è sembrato propendere per possibili colloqui che riescano a portare a un compromesso, andando a scontrarsi con l’idea sempre sostenuta ovvero che la riforma andasse approvata così com’è.
Levin ha precisato: “Sono convinto che possiamo raggiungere una soluzione e un accordo. Vogliamo una Corte Suprema per tutti”.
Spiegando poi che: “Ci viene detto che se passa la riforma, ci sarà una dittatura. Non c’è bugia più grande di questa. Mostrami una democrazia in cui i consulenti legali prendono le decisioni al posto del governo” ha aggiunto riferendosi alla norma che consentirà ai ministri di nominare i propri legali, evitando così a suo avviso di trovarsi in disaccordo con il legale assegnato.
Ha spiegato che l’obbiettivo è un tribunale che non salvaguardi stupratori e malviventi a discapito di soldati israeliani. Aggiungendo anche che più viene attaccato e più si rafforza.
Anche Netanyahu ha voluto ringraziare i sostenitori della coalizione e della riforma e ha detto in merito: “mi hanno scaldato molto il cuore. Sono profondamente emozionato dall’incredibile sostegno del campo nazionale che è salito in massa a Gerusalemme questa sera”.
Ha sottolineato poi: “Tutti noi, 64 seggi alla Knesset che hanno portato alla vittoria, cittadini di prima classe”.
La tensione però sembra salire nuovamente e emerge che Nir Barkat, ministro dell’ economia, è stato vittima di un’aggressione attuata da manifestanti antigovernativi a Tel Aviv.
Il ministro ha riferito che gruppo di persone di è avvicinato a lui e alla società mentre si recavano in auto e gli agenti arrivati sul posto sono stati attaccati e feriti. Si apprende che due sospettati sono stati fermati.
Dopo la conclusione della manifestazione hanno deciso di prendere parola anche gli organizzatori delle manifestazioni anti revisione, che hanno portato avanti un percorso di contestazione della revisione giudiziaria intenso che perdura da molte settimane.
L’opposizione ha dichiarato che intensificherà le azioni di protesta anche in risposta al raduno pro revisione.
I leader delle proteste antigovernative hanno riportato in una nota: “Stiamo intensificando le proteste alla luce dell’annuncio dei leader della coalizione di voler approvare il golpe giudiziario. Sabato prossimo manifesteremo per la diciassettesima settimana consecutiva”.
Aggiungendo anche che: “A partire da questa domenica, al termine della sospensione della Knesset, un solo voto separa Israele dal diventare una dittatura ultranazionalista. Questo è un pericolo chiaro e immediato per la democrazia israeliana. Le trattative guidate dal presidente si sono rivelate ingannevoli.”
Sottolineando poi che: “Israele è sull’orlo della crisi economica e dell’isolamento internazionale. Solo centinaia di migliaia di israeliani che protestano nelle strade possono fermare il golpe giudiziario”.
I leader delle proteste contro la riforma giudiziaria hanno dichiarato che sabato verranno svelate “nuove misure per fermare l’imminente dittatura”.
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