L’afghanistan sta attraversando un momento buio e sembra proprio che i progressi fatti fino ad ora siano stati improvvisamente oscurati dal ritorno nei talebani. Il 2021 ha segnato il loro ingresso al governo e in maniera ufficiale, con la promessa di allinearsi al pensiero occidentale ovviamente non mantenuta. Oggi, difatti, ci troviamo davanti a evidenti soprusi nei confronti del genere femminile e di un graduale ritorno alla rigidità del pensiero fondamentalista islamico talebano.
È nuovamente sotto torchio dal regime governativo talebano il diritto allo studio delle donne, che avevano già visto qualche intoppo nel momento della riapertura a marzo. Qualche segnale negativo che non poteva però preannunciare la notizia che è arrivata ufficialmente, ovvero la richiesta del governo, a tutti i collaboratori, organizzatori e direttori degli atenei universitari che esprime chiaramente il divieto di far entrare donne sia nell’università pubbliche che private. Questo finché non verranno attuate modifiche agli stabilimenti che potranno così essere predisposti in maniera da non andare contro alle leggi islamiche. Si tratta ovviamente di un chiaro pretesto per negare l’istruzione alle donne che gradualmente sono tornate in una condizione che viola qualsiasi diritto sociale civile e umanitario.
Il 2021 ha segnato il ritorno al comando dell’Afghanistan la parte dei talebani che,dopo aver siglato un accordo con l’Occidente, promettendo che avrebbero rispettato determinate richieste per avere così il già libera per ritornare raccomando della nazione. Ovviamente, alla luce dei fatti odierni, le promesse dei talebani non sono state mantenute ma, anzi, nel giro di pochi mesi si è assistito ad una repentina ricaduta nell’oblio per il genere femminile, che dopo aver acquistato diretti negli ultimi 10 anni grazie all’impegno negli Stati Uniti durante l’occupazione in Afghanistan. Si sono viste private di tutti i progressi fatti in termini di diritti fino a questo momento. Inizialmente i talebani hanno affermato che avrebbero attuato cambiamenti riguardo i diritti femminili e a quelli civili in genere, ma la realtà ha mostrato una facciata iniziale, dove sembrava che le tensioni legate alle leggi islamiche fossero ormai superate, ma si trattava soltanto di un escamotage per riuscire ad avere nuovamente il via libera e in maniera ufficiale, così da tornare poi nel momento del pieno potere legislativo.
I primi divieti introdotti sono stati quelli dell’uscire senza accompagnatore, anche soltanto a far la spesa, è necessaria la presenza di un uomo della famiglia. Soprattutto è stato reintrodotto il divieto di mostrare il proprio corpo, è quindi rientrato a pieno un regime autoritario fondamentalista. Dopodiché alle donne è stato vietato di praticare sport e di andare in pochi come piscine per poi vedersi negato anche il parco pubblico. Anche i Luna Park, dove solitamente le mamme accompagnano i figli insieme al marito, non sono più accessibili alle donne. La giustificazione del capo dei talebani è quella che negli ultimi anni si è andato via via perdendo il rispetto massimo, che lo stato islamico talebano ha per le leggi della Sharia e per questo, il governo, ha deciso di rientrare nel regime autoritario, che in realtà era sempre stato il suo unico fine.
La parità di genere in Afghanistan non esiste e le donne hanno un peso completamente differente nella società rispetto agli uomini. Non è gradito che studino e che pratichino altre attività fisiche o culturali. Azioni che non siano strettamente legate all’obbedienza del marito e al sostentamento dei figli e della famiglia non sono permesse. Una discriminazione piena di rancore che denota una profonda è radicata vena sessista, che sta cercando di colpire su tutti i fronti le donne afghane. Ciò che ha scatenato il malcontento attuale, che ha attirato l’attenzione di tutto il mondo, riguarda il diritto all’istruzione, che per le donne e per i giovani afghani è qualcosa di essenziale ed è l’unico strumento per il quale possono sperare poi avere una vita prospera in futuro lasciando, molte volte, il loro Paese.
Ieri e stata una giornata che ha segnato le donne afghane profondamente, dato che, quando si sono avvicinate ai loro atenei per farvi ingresso, sono state bloccate dalle guardie che avevano l’ordine di far entrare soltanto i maschi. Un ordine direttamente dall’alto che l’autorità governative hanno imposto e che gli addetti agli atenei sia pubblici che privati non possono evitare di attuare.
Sui media e stata mostrata la disperazione delle donne, che si vedono negare diritti fondamentali giorno dopo giorno e infrangere quotidianamente ogni piccolo sogno e traguardo raggiunto. Non è una cosa inusuale che nel regime islamico venga ha ritenuto un male che le donne raggiungano maggior conoscenza in quanto potrebbe renderla più autonoma e nell’islam, l’autonomia femminile non esiste. La donna deve dipendere ed essere obbediente al marito e non deve avere ambizioni lavorative né di altro tipo.
Le autorità internazionali si sono strette attorno al dispiacere e alla rabbia delle donne, che non possono sognare e sono ridotte ad un’esistenza, la cui descrizione assomiglia più a sopravvivenza. L’unica via d’uscita, che poteva rappresentare un sogno irraggiungibile era l’ottenere risultati accademici importanti che portassero ad un futuro pieno di possibilità e soluzioni, che fino ad oggi sono state soltanto un miraggio. La voglia di cambiamento e di progresso sta prendendo piede tra le afghane.
Dopo le imposizioni che sono state introdotte ieri in Afghanistan le studentesse hanno scelto di manifestare contro il divieto allo studio. Una scelta coraggiosa, dato che il regime talebano non approva le prese di posizione femminili e anzi le contrasta fortemente.
Una protesta si è accesa a Kabul dove si sono riunite decine di studentesse per protestare contro la chiusura delle università alle donne che, munite di striscione, hanno urlato slogan è dimostrato il loro dissenso. Durante le proteste si apprende dai media locali che sono state arrestate cinque donne e tre giornalisti e, stando a ciò che comunica la Bbc, le proteste si sono accese anche nella provincia di Takharn A sud-est del Paese.
Non è ancora noto quale sia l’accusa contro di loro, ma il semplice manifestare produce in Afghanistan punizioni e maltrattamenti. Il divieto d’istruzione è qualcosa che i giovani non riescono ad accettare e anche molti maschi si sono rifiutati di prendere parte alle lezioni in segno di solidarietà alle donne e compagne escluse. La similitudine che unisce i divieti iraniani e afghani nei confronti delle donne è molto profondo e nasce dal fatto che non esiste parità nel idealismo islamico seguito e, il filo di pensiero islamico interpretato in questa maniera così rigida, è frutto di cultura che si è tramandata nei secoli e dove il patriarcato è considerato quotidianità e buon senso. Alle donne è vietato avete personalità e devono sempre stare in guardia a quello che hanno dato che i maltrattamenti in famiglia sono usuali. Così come le esecuzioni pubbliche tornate da poco sulla scesa dove la crudeltà fisica prende il sopravvento in un gioco sadico che però le vittime è però vita.
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