È stato dichiarato lo stato di emergenza in Ecuador, dove è stato ucciso il candidato alla presidenza Fernando Villavicencio.
Le forze dell’ordine, coordinate dalla Procura, hanno riferito anche che un sospettato di aver partecipato a tale omicidio, è morto. Sono molto alte le tensioni nel Paese dopo l’evento particolarmente cruento, il politico infatti è stato assassinato con colpi di arma da fuoco al termine di un evento elettorale. Un’esecuzione davanti a un folla che stava ascoltando le sue parole, quando a un certo punto è scoppiato il panico quando la folla che lo stava salutando, ha visto Villavicencio accasciarsi al suolo, crivellato dai colpi.
Era candidato alla presidenza dell’Ecuador Fernando Villavicencio, l’uomo che è stato brutalmente ucciso con colpi di arma di fuoco davanti alla folla che stava ascoltando in piazza il suo comizio elettorale, uno dei tanti tenuti in questo periodo in un Paese particolarmente problematico dove tensioni di natura politica non mancano.
Coloro che lo hanno colpito mentre salutava i presenti prima di salire su un’auto grigia, gli hanno scaricato addosso diversi colpi fino a quando si è accasciato a terra. Il giornalista e politico è morto pochi istanti dopo, appena i soccorritori sono giunti per trasportarlo d’urgenza nell’ospedale Clinica de la Mujer.
Sotto shock i presenti che fino a pochi minuti prima avevano ascoltato il suo discorso elettorale nei pressi di una scuola della capitale, Quito. Stando alla ricostruzione, dopo il termine dell’evento delle persone non identificate hanno aperto il fuoco, colpendo Villavicencio ma causando anche diversi feriti. Sono 9 le persone soccorse dal personale sanitario a lavoro sul posto, fra cui un’altra candidata alla presidenza dell’Ecuador e due agenti di polizia.
Un assassinio premeditato e brutale, che ha seminato in poco tempo il panico nell’affollatissimo luogo dove c’erano anche dei minori. Sul posto subito sono giunte le autorità locali, i soccorritori e i vigili del fuoco.
Non sono stati identificati i responsabili dell’omicidio, ci sono solo alcuni sospetti e non riusciamo ancora a capacitarci della violenza con cui vengono messi a segno questi crimini per motivi politici, un esempio è il colpo di stato in Niger ma anche questo omicidio in Ecuador ha dei tratti criminosi importanti: non si tratta di protestare contro un’idea politica che non va bene ma di uccidere il suo promotore eliminando il problema alla radice e togliendo di fatto anche il diritto di altre persone, a votare chi vogliono per la guida del Paese.
La Procura generale ecuadoriana ha riferito al notizia, ripresa dai quotidiani locali e poi dalle testate giornalistiche internazionali. Oltre alla morte dell’esponente politico, sarebbe morto anche un individuo sospettato di aver partecipato all’esecuzione. Al termine dello scontro a fuoco con il personale di sicurezza era ferito ed è stato fermato per essere trasportato al comando di polizia di Quito. Però poco dopo è deceduto.
Nell’area erano presenti degli agenti di sicurezza ma dopo l’allarme sono intervenute altre pattuglie come rinforzo di quelle già presenti. L’operazione ha portato all’arresto di sei persone, oltre a quella che è morta dopo essere stata bloccata dagli agenti.
Non è chiaro per quale ragione abbia agito il commando però c’è da dire che spesso non ci sono altre motivazioni oltre le idee politiche non compatibili e la lotta per il potere, specialmente da parte dei gruppi di narcotrafficanti di zona. Villavicencio era uno dei favoriti, per questo probabilmente il timore che prendesse in mano le redini del Paese non è andato bene ad alcuni.
L’episodio ha portato alla dichiarazione dello stato di emergenza a livello nazionale della durata di 60 giorni, inoltre si prevedono la mobilitazione delle Forze Armate su tutto il Paese e un lutto nazionale di tre giorni. “La sicurezza dei cittadini è la priorità assoluta in questo momento. Dobbiamo garantire tranquillità ed elezioni libere e democratiche” ha detto il presidente uscente in un discorso trasmesso su YouTube.
Intanto è arrivata la condanna unanime di tutte le forze politiche, non solo di quelle che appoggiavano il candidato della maggioranza di governo alle prossime elezioni presidenziali in Ecuador – fra cui l’attuale presidente Guillermo Lasso, di cui è considerato il successore. Anche l’avversaria del 59enne, Luisa Gonzalez, ha espresso indignazione affermando che l’attentato ha portato a un lutto enorme, per tutti. È lei l’attuale favorita nella corsa all’ambito titolo ma allo stesso modo, anche altri candidati hanno commentato la vicenda.
Yaku Perez del movimento indigenista Pachakutik, impegnato nel ballottaggio, ha affermato che il Paese non merita morti assurde come questa. “È il momento di essere forti, unirci e raggiungere uno stato di pace” ha detto e a fargli eco il candidato indipendente di centrodestra Otto Sonnenholzner, che ha dichiarato che l’Ecuador sta sfuggendo di mano al governo.
Questo il travagliato cammino verso le elezioni presidenziali del 20 agosto, manca pochissimo a questa data e il contesto è molto grave. La sicurezza dell’Ecuador viene messa costantemente a rischio da azioni simili e dalla presenza sempre più forte dei cartelli della droga.
Lo stesso Villavicencio aveva denunciato nei giorni scorsi di aver ricevuto alcune minacce concrete da parte di un leader narco chiamato Fito, alias di José Adolfo Macías Villamar. Fino a oggi il governo attuale sta cercando in ogni modo di gestire la grave situazione attraverso il dispiegamento dei militari e con misure di ordine pubblico però come abbiamo visto, i risultati non sono buoni.
Sul territorio del Paese – e non solo – è in atto una vera guerra fra cartelli e mondo politico, che si fa più evidente in prossimità di eventi come appunto le elezioni: i signori della criminalità organizzata locale vogliono affermare il potere e il controllo, non accettano intralci da parte di personalità che non riescono a corrompere o che comunque ledono ai loro interessi.
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