In Francia è stata innalzata l’età di pensionamento che passa da 62 a 64 anni dopo il lasciapassare avvenuto con 201 voti favorevoli e 115 contrari.
Un’approvazione che non sembra andare giù ai socialisti e agli umanisti i quali attaccano a spada tratta il governo mentre i sindacati hanno già reso pubblico di avere intenzione di organizzare altri due giorni di mobilitazione.
La nuova riforma delle pensioni in Francia
Anche se numerosi sono stati gli scioperi e le manifestazioni, il governo francese ha comunque continuato il suo percorso approvando la nuova riforma delle pensioni. Questo è ciò che è accaduto dopo che si sono espresse le votazioni con 201 voti favorevoli e 115 contrari.
Una votazione che ha approvato l’articolo chiave che ha aumentato l’età di pensionamento di due anni arrivando quindi a 64 anni. A seguito di questa decisione, i sindacati hanno già reso pubblico il fatto di essere pronti ad organizzare altri due giorni di mobilitazione, la prima si terrà proprio sabato 11 marzo.
In base al piano del governo, poco alla volta l’età pensionabile legale passerà da 62 a 64 anni spostandosi di tre mesi all’anno partendo dal primo settembre del 2023 per raggiungere poi lo scopo nel 2030. Ci sarà una modifica anche per quanto riguarda il periodo contributivo il quale sarà modificato dai 42 anni attuali ai 43 anni entro il 2027, muovendosi sempre di 3 mesi all’anno.
A questo riguardo Monique Lubin, la socialista la quale si è rivolta al ministro del lavoro francese affermando “Il tuo nome sarà per sempre legato a una riforma che ci riporterà indietro di quasi 40 anni”. Non è mancato poi il pensiero di Eliane Assassi, una comunista che ha definito questo come un dibattito sciatto e il cui scopo della maggioranza senatoriale è quello di “censurare l’opposizione“.
La condanna delle violenze del governo
Nello stesso momento il governo francese non accetta tutte queste violenze che si sono verificate durante le insorgenze di martedì del momento in cui i manifestanti si sono riuniti per dare il proprio parere sulla riforma delle pensioni.
Il portavoce dell’esecutivo Olivier Véran afferma di comprendere perfettamente il messaggio dei manifestanti e di rispettare i disaccordi che questi hanno espresso nelle piazze nel momento in cui hanno scelto di scioperare. Ciò che però non accettano i rappresentanti del Governo è quello di trovarsi di fronte a situazioni violente: “Al contrario, condanniamo le violenze che hanno talvolta segnato alcune manifestazioni come condanniamo i tagli volontari di corrente”.
Il portavoce dell’esecutivo ha anche condannato tutti quei discorsi in cui si va ad invitare l’economia a restare in ginocchio, delle parole che possono essere definite irresponsabili.
I sindacati hanno fatto riferimento ad una “mobilitazione storica, la più importante in Francia negli ultimi 40 anni” insieme alla presenza di 2,5 milioni di partecipanti, tra cui 700.00 a Parigi. È sempre più evidente la differenza della realtà con quelli che sono i dati condivisi dal Ministero dell’Interno il quale ha parlato di 81.000 manifestanti a Parigi e di 1,3 milioni nell’intero Paese.
Se si prendono come veritiere le parole degli organizzatori è possibile affermare che questa è una delle mobilitazioni record mentre, secondo i numeri del ministero, è presente un calo se si fa il paragone con le ultime giornate di mobilizzazione.