Non fanno sconti a nessuno in Iran: donne, bambini, calciatori e, ora, anche parenti. Mentre la rivolta contro il regime continua, la nipote della Guida Suprema, Ali Khamenei, è stata arrestata per aver sostenuto i manifestanti che ricordano ancora, dopo due mesi, Mahsa Amini. Farideh Moradkhani, attivista politica e per i diritti umani, era già stata arrestata un anno fa per aver chiamato la moglie dell’ultima scià, Mohammad Reza Pahlavi, “cara regina”.
Assieme a lei, è finito in manette anche un cittadino iraniano-britannico che, secondo l’Iran, è coinvolto nella folta tela di proteste che sono scoppiate a Teheran con l’aiuto di alcune reti terroristiche e dissidenti della Bbc e di Iran International.
La morte di Mahsa Amini, la giovane 22enne morta, uccisa meglio, a settembre per non aver indossato bene il velo in Iran ha scosso tutto il mondo, che da allora la ricorda con gesti di solidarietà – come quello di tagliarsi ciocche di capelli. Molto di più stanno facendo nel suo Paese, in cui ogni giorno continuano a morire persone nonostante la rivolta pacifica in cui si chiedono solo più diritti e libertà.
Accanto ai morti, però, ci sono tante altre persone che, per aver partecipato alle manifestazioni, vengono messi in carcere. Un monito, certo, perché smettano di parlare. La stessa cosa è successa anche a Farideh Moradkhani, la nipote della Guida Suprema, Ali Khamenei, che da due mesi vede il suo regime traballare.
La 36anni, attivista politica e soprattutto per i diritti umani, è finita in manette, a Teheran, per aver sostenuto i manifestanti. Ad annunciarlo è stato il fratello, Mahmoud Moradkhani, anche lui oppositore del regime che attualmente vive in Francia da esule, in un tweet.
Non è, però, la prima volta che la nipote di Khamenei finisce dietro le sbarre. L’ultima è stata a gennaio, quando è stata incarcerata dopo essersi rivolta alla vedova di Mohammed Reza Pahlavi, l’ultimo scià deposta dalla Rivoluzione islamica del 1979, chiamandola “cara regina“. In occasione del compleanno di Farah Diba, Moradkhani le aveva inviato un messaggio con una poesia augurandosi che sarebbe tornata e avrebbe portato “la luce per spezzare l’oscurità della notte“.
Un messaggio che ha colpito direttamente lo zio e gli ayatollah, così come quando, qualche mese prima, aveva avviato una campagna contro la pena di morte e in favore dei detenuti. Dal terribile carcere di Teheran, quello di Evin, era stata rilasciata a maggio sotto pagamento di cauzione.
La donna è la figlia della sorella di Khamenei, Badri, e dello sceicco Ali Moradkhani, noto come Ali Teherani, che, dopo la rivoluzione islamica guidata da Ruhollah Khomeini nel ’79, diventò un dissidente e trovò rifugio in Iraq. Al suo ritorno in Iran, venne condannato a 20 anni di prigione, ma fu scarcerato dopo dieci.
Assieme a Moradkhani, è stato arrestato anche un cittadino iraniano-britannico, così hanno riferito i servizi di intelligence dei guardiani della rivoluzione, le forze armate dell’Iran. Secondo il regime, infatti, l’uomo sarebbe coinvolto nelle proteste coordinate dall’estero per destabilizzare il Paese. Non solo, perché per Teheran l’uomo è “uno dei principali collegamenti tra le reti terroristiche e i dissidenti Bbc e Iran International“.
La tv in lingua persiana, che è di base a Londra, è finita da tempo nel mirino del governo, che la minaccia. Sempre secondo il regime, sarebbero finanziati dall’Arabia Saudita e hanno costretto il nuovo primo ministro britannico, Rishi Sunak, a convocare l’ambasciatore di Teheran e a schierare la polizia attorno alla sede della redazione nella capitale.
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