Altri due uomini sono stati giustiziati in Iran nell’ambito delle proteste contro il regime, partite in seguito alla morte di Mahsa Amini.
Accusati di aver ucciso un basij, Mohammad Karami e Mohammad Hosseini sono stati giustiziati e si tratta solo dell’ultimo episodio di violenza in seguito alle rivolte che si stanno svolgendo in tutto il Paese.
Dopo la morte in circostanze misteriose della giovane Mahsa Amini a Teheran, sono cominciate tantissime proteste in tutto il Paese da parte di donne che chiedono l’abolizione del velo, obbligo che ormai è tale dagli anni Ottanta ed elemento che ha portato alle violenze contro Mahsa, poiché la ragazza lo indossava in maniera scorretta lasciando intravedere una ciocca di capelli.
A portare l’attenzione su ciò che sta accadendo in Iran però non sono tanto le proteste ma le azioni delle forze militari per sedarle, in particolare quelle del gruppo paramilitare basij, che riceve ordini dall’Esercito dei guardiani della rivoluzione islamica iraniana, i cosiddetti pasdaran.
Proprio perché accusati di aver ucciso un membro di questa organizzazione paramilitare, due uomini sono stati condannati a morte e con loro, sono 4 le pene analoghe per reati dello stesso tipo.
Il loro avvocato ha denunciato che è stato negato il diritto alla difesa e a vedere la famiglia un’ultima volta prima della morte.
L’Iran ha dichiarato di aver giustiziato due uomini, condannandoli per l’uccisione di un volontario paramilitare durante una manifestazione.
Queste esecuzioni hanno lo scopo di fermare le proteste nazionali che stanno sfidando da mesi la teocrazia del Paese.
La magistratura iraniana ha così innalzato a 4 il numero delle persone giustiziate e il reato è quello di aver ucciso Ruhollah Ajamian nella città di Karaj, lo scorso 3 novembre.
I basij si sono dispiegati nelle principali città del Paese e stanno attaccando con armi da fuoco le folle, nonostante queste persone siano completamente disarmate e a volte reagiscono avendo ovviamente la peggio.
Non si hanno informazioni su quale Tribunale abbia emesso le sentenze ma anche qui il discorso è molto lungo poiché i Tribunali rivoluzionari iraniani a porte chiuse sono stati criticati a livello internazionale proprio per l’emissione di condanne a morte e anche l’avvocato delle famiglie si è fatto sentire.
Sembra che ai due giustiziati sia stata negata al possibilità di difendersi e di contattare la famiglia, addirittura l’avvocato che difendeva Karimi è stato rifiutato dalla corte.
Per tale motivo Karimi aveva iniziato uno sciopero della fame in carcere.
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