In Italia, in meno di 10 anni, dal 2012 al 2020, hanno chiuso 77mila attività di commercio al dettaglio e quasi 14mila imprese di commercio ambulante. Questo fenomeno è chiamato desertificazione commerciale ed è un processo che potrebbe, e si sta, già intensificando a causa della pandemia da Coronavirus.
“Il rischio di non ‘riavere’ i nostri centri storici come li abbiamo visti e vissuti prima della pandemia è, dunque, molto concreto e questo significa minore qualità della vita dei residenti e minore appeal turistico” ha detto Confcommercio a proposito della desertificazione commerciale.
I dati della desertificazione commerciale
I dati sono questo fenomeno sono stati rivelati dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio “Demografia d’impresa nelle città italiane”.
Da quello che è emerso, la desertificazione commerciale riguarderà il 17,1% del commercio al dettaglio nei centri storici di 110 capoluoghi di provincia e altre 10 città di media ampiezza. Questo fenomeno riguarderà invece anche, per la prima volta nella storia economica degli ultimi 20 anni, anche la perdita di un quarto delle imprese di alloggio e ristorazione, che registrerà un -24,9%.
Anche il commercio elettronico ha registrato un calo, pari al 2,6% rispetto al 2019. Sono crollati, inoltre, anche i servizi acquistati, al -46,9%. Nelle città, con ristoranti, bar e negozi chiusi, solo farmacie e comunicazione hanno registrato segno positivo, rispettivamente +19,7% e +18,9%.
Inoltre, nello specifico, si è registrato un calo del 33% per le pompe di benzina, del 27,1% per mobili e ferramenta, 25,3% per la vendita di libri e giocattoli e del 17% per l’abbigliamento.
Nel Paese sono diminuite le aziende a titolarità italiana
Con la desertificazione commerciale in Italia sono diminuite le aziende a titolarità italiana e sono invece aumentate le imprese straniere. Inoltre, sono anche drasticamente diminuiti gli ambulanti.
“Per fermare la desertificazione commerciale delle nostre città, bisogna agire su due fronti. Da un lato, sostenere le imprese più colpite dai lockdown e introdurre finalmente una giusta web tax che risponda al principio ‘stesso mercato, stesse regole’. Dall’altro, mettere in campo un urgente piano di rigenerazione urbana per favorire la digitalizzazione delle imprese e rilanciare i valori identitari della nostre città”. A dirlo è Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio.