Il governo in carica In Spagna, ovvero il partito socialista di Sanchez non ha ottenuto la maggioranza parlamentare auspicata. Il paese iberico potrebbe andare incontro ad una lunga fase di instabilità politica.
Le elezioni generali spagnole hanno mostrato una situazione complicata che evidenzia una spaccatura notevole, sia all’interno dell’ambito politico ma anche tra la popolazione. Il Partito Popolare ha ottenuto più voti ma non la maggioranza assoluta per governare da solo.
Le elezioni legislative spagnole che si sono tenute domenica hanno ribaltato lo scenario politico. Il Partito Socialista del primo ministro Pedro Sanchez è rimasto saldo nonostante le previsioni fossero catastrofiche, ma non ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi che sperava. Anzi, il blocco di centro-sinistra totalizza un numero di seggi inferiore a quello della destra. Uno scenario complicato che segna una crisi politica evidente e profonda.
Il Partito Popolare, i liberali di Ciudadanos e la formazione di estrema destra Vox insieme raggiungono la maggioranza assoluta ma non sono alleati e la possibilità che si uniscano in una coalizione di governo per guidare la Spagna è remota.
La posizione attuale dei socialisti e l’incapacità della destra di formare un’alleanza governativa lasciano la Spagna in un vicolo cieco politico.
Il Parlamento in Spagna è stato sospeso sine die e resta sospesa anche la nomina di un nuovo governo. Ma l’attuale esecutivo continua a operare in modo provvisorio, senza il sostegno della maggioranza della camera.
L’instabilità politica potrebbe durare a lungo, con il rischio di paralisi decisionale su questioni cruciali. Le notizie e ipotesi future che emergono parlano della necessità di nuove elezioni o di accordi trasversali che al momento non si vedono all’orizzonte.
Il Partito Popolare spagnolo, formazione conservatrice all’opposizione, ha conquistato il maggior numero di seggi alle elezioni legislative svoltesi nel fine settimana. Nonostante ciò, come sopra citato, è improbabile che la destra riesca a formare una coalizione di governo stabile dopo un voto che ha alimentato profondi timori per l’ascesa dell’estrema destra.
Il partito Vox, forza nazionalista e xenofoba, per la prima volta dalla transizione democratica seguita alla morte del generale Francisco Franco hanno conquistato seggi al Parlamento.
I Popolari hanno vinto le elezioni ma da soli non riescono a raggiungere una maggioranza, necessitando dell’appoggio di Vox e/o dei liberali di Ciudadanos.
Al momento sembra difficile che queste forze disomogenee riescano a siglare un’alleanza di governo stabile. L’ultra destra spinge per una maggiore rigidezza sulle politiche migratorie e per togliere autonomia alle regioni, posizioni difficili da conciliare con quelle di Popolari e Ciudadanos.
Il risultato probabilmente farà nuovamente affidamento ai socialisti del premier Sanchez, che risultano il partito più votato pur non raggiungendo la maggioranza. Ma l’instabilità potrebbe protrarsi a lungo e nuove elezioni sono uno scenario possibile.
Contrariamente ai sondaggi che davano per certa una netta vittoria dei conservatori del Partido Popular sui socialisti del PSOE, i primi risultati delle elezioni spagnole di ieri hanno delineato uno scenario molto meno scontato.
Con lo spoglio terminato, il PP ha ottenuto 136 seggi contro i 122 del PSOE, risultato insufficiente per governare.
Vox, potenziale alleato dei Popolari, ha conquistato solo 33 seggi anziché i 52 previsti, deludendo le attese. Analogamente Somos, alleato di sinistra del PSOE, ha totalizzato 31 seggi.
I risultati mostrano come nessuno schieramento possa raggiungere da solo la maggioranza assoluta di 176 seggi. Alla chiusura dello spoglio, PP e Vox ne hanno insieme 169, contro i 153 di PSOE e Somos.
La Spagna dunque si appresta a settimane di difficili negoziati per cercare di formare un governo, con l’instabilità politica come esito più probabile. Nuove elezioni non sono da escludere. Appare in ogni caso la nascita di una coalizione di destra, data la delusione per i risultati di Vox ben lontani dalle attese.
I negoziati fra i due schieramenti politici per la formazione del nuovo governo inizieranno dopo la convocazione delle nuove Camere, fissata per il 17 agosto.
Il Re Felipe VI di Spagna conferirà a quel punto un incarico esplorativo per verificare la fattibilità di un’alleanza di governo.
Si prevede che il sovrano affiderà l’incarico ad Alberto Núñez Feijóo, leader del Partito Popolare, in quanto primo partito per numero di seggi. Ma come già avvenuto nel 2015 quando Mariano Rajoy rifiutò l’incarico reale, anche Feijóo potrebbe decidere di non prendere questo incarico vista la difficoltà nel raggiungere una maggioranza.
Qualora il leader del PP non ottenesse la fiducia, il Re potrebbe rivolgersi al Premier uscente Pedro Sánchez, affidandogli il medesimo incarico esplorativo.
La legge in Spagna non fissa una scadenza per la creazione del governo ma, trascorsi due mesi dal primo voto di fiducia senza che alcun candidato riesca a ottenerla, si dovrà procedere a nuove elezioni.
Al momento la formazione di un esecutivo stabile appare complessa, dato il distacco ridotto tra i due principali partiti e l’impossibilità per ciascuno di essi di raggiungere la maggioranza con i rispettivi alleati. L’impasse politica rimane dunque lo scenario più probabile.
Il Premier spagnolo Sanchez, commentando i risultati elettorali, ha affermato che i partiti “reazionari” di destra hanno subito una battuta d’arresto. Ha detto davanti alla sede del PSOE: “Abbiamo ottenuto più voti, seggi e percentuale delle precedenti elezioni. Il blocco retrogrado e reazionario che voleva fermare i progressi degli ultimi 4 anni è fallito”.
Il leader del PP Feijoo, pur ringraziando gli elettori, ha affermato che intende cercare di formare al più presto un governo e ha riferito in merito: “Il nostro dovere ora è porre fine ad un periodo di instabilità. Come candidato del partito più votato, ritengo mio dovere avviare il dialogo al più presto e cercare di governare in base ai risultati elettorali.”
Sebbene il PSOE sia risultato il partito più votato, l’esito elettorale mostra come nessuno schieramento possa governare da solo. Nonostante le dichiarazioni trionfalistiche del Premier, la strada per la formazione di un esecutivo stabile appare in salita. Solo future intese o nuove elezioni potranno sbloccare l’impasse politica.
Il leader del PP, pur vincendo, non ha la maggioranza e dovrà verosimilmente valutare alleanze con partiti più piccoli. Ma anche il PSOE potrebbe esplorare la stessa strada.
Il Premier Sanchez, che ha voluto elezioni anticipate dopo la batosta subita alle elezioni regionali e comunali di maggio, ha impostato la campagna elettorale fondata su una netta scelta tra forze progressiste e conservatrici. Sosteneva che solo il PSOE e la coalizione Sumar, guidata dal suo vicepresidente Yolanda Díaz, potessero difendere e realizzare l’agenda progressista perseguita in questi quattro anni.
Domenica sera, Yolanda Díaz ha detto ai sostenitori di Sumar: “Abbiamo vinto, oggi abbiamo un Paese migliore. Da domani continueremo a conquistare diritti e ci impegniamo a farlo: più diritti per donne, persone LGBT e lavoratori”.
La lettura del Premier e di Yolanda Díaz appare tuttavia parziale, essendosi rivelato più complesso lo scenario post-voto.Il PSOE risulta certamente il primo partito ma non ottiene la maggioranza, rendendo necessarie intese con altri partiti. Similmente, Sumar da solo non risulta determinante.
Né il blocco di sinistra né quello di destra sfondano, dimostrando che la linea di demarcazione tra progressisti e conservatori tracciata dal Premier sia in realtà molto sfumata. Mancando margini per governi monocolore, saranno inevitabili alleanze trasversali o nuove elezioni.
Il giudizio trionfalistico di Sanchez e Díaz appare dunque parziale: la reale sfida sarà al momento formare una maggioranza stabile, nonostante gli opposti proclami di campagna elettorale.
Mancando margini per governi monocolore, saranno inevitabili alleanze trasversali o nuove elezioni.
Il giudizio trionfalistico di Sanchez e Díaz appare dunque parziale, la reale sfida sarà al momento formare una maggioranza stabile, nonostante i proclami di campagna elettorale.
Il leader di Vox, Santiago Abascal, si è congratulato con Feijóo del PP per la vittoria elettorale ma ha anche sottolineato come “per molti spagnoli ci sia una brutta notizia: nonostante abbia perso le elezioni, Pedro Sánchez può ostacolare la formazione di un nuovo governo”.
Abascal ha aggiunto: “Ancor peggio, Pedro Sánchez potrebbe addirittura essere nominato primo ministro con l’aiuto di comunisti, indipendentisti catalani e terroristi”.
Sebbene nel congratularsi con Feijóo l’abbia definita una “vittoria”, Abascal dimostra di ritenere che il PSOE, nonostante non sia il partito più votato, possa ancora ottenere la maggioranza grazie ad alleati come Podemos, forze indipendentiste e altri.
Le parole di Abascal appaiono marcatamente polemiche e denotano una volontà di accentuare gli elementi di divisione politica, ricorrendo anche ad espressioni forti come “terroristi” e “comunisti”.
In realtà lo scenario post-voto è complesso, se è vero che il PSOE non può governare da solo, altrettanto vale per il PP che necessita di Vox o Ciudadanos per la maggioranza.
Manca in ogni caso una lettura equilibrata del risultato elettorale, con le forze politiche che sembrano voler imporre una propria visione deformata al fine di rafforzare le rispettive posizioni negoziali, piuttosto che ricercare intese per il bene per la Spagna.
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