Un rogo ha inghiottito un edificio situato nella Striscia di Gaza, provocando almeno 21 vittime fra cui ci sono 7 bambini.
L’incendio è avvenuto all’interno di un campo profughi di Jabalia per cause ancora da chiarire e l’edificio colpito era in pessime condizioni.
Jabalia è una città palestinese situata a 4 chilometri a nord di Gaza, territorio tristemente noto alla cronaca perché spesso coinvolto in guerre e scontri derivanti dal conflitto israelo-palestinese. A far danni stavolta però è stato un imponente incendio che si è verificato in queste ore all’interno di un campo profughi. Finora si contano 21 vittime, 7 delle quali sono bambini.
Secondo le prime ricostruzioni rese pubbliche dai media locali, sembra che le fiamme siano divampate in un appartamento fatiscente, coinvolgendo tutti coloro che erano presenti ma anche nei dintorni e causando oltre alle vittime, decine di feriti.
Fra ustioni, intossicazioni e lesioni di vario tipo, l’incendio ha divorato in poco tempo la struttura e non si conoscono ancora le cause, tuttavia ci sono alcune strade che si stanno seguendo.
La periferia di Jabalia costituisce l’area più grande nella Striscia di Gaza dove trovano rifugio i profughi palestinesi e stando alle prime informazioni, il rogo si sarebbe sviluppato durante una festa.
Sul posto sono giunti i pompieri e i soccorritori con diversi mezzi per poter assistere i feriti e prelevare le salme di coloro che non ce l’hanno fatta.
La violenza del rogo è stata tale che la colonna di fumo generata è stata vista a chilometri di distanza. In poco tempo l’aria è diventata irrespirabile e le autorità hanno lavorato ore per rimettere la zona in sicurezza.
Il bilancio attuale parla di 21 vittime certe ma si teme che siano ancora di più poiché la festa di compleanno che era in corso contava molti presenti.
Sebbene sia ancora tutto da accertare, Al Jazeera ha riferito che l’incendio sarebbe stato causato da una fuga di gas e così quando sono state accese le candeline per il festeggiato, le fiamme sono divampate rapidamente e c’è stata una forte esplosione.
Alcune fonti hanno riferito che all’interno della struttura fossero presenti dei barili di benzina e questi sono stati dei letali acceleranti nel processo di combustione.
Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha espresso vicinanza alle famiglie delle vittime dichiarando un giorno di lutto nella giornata di oggi.
Sono poi state avviate le richieste per aprire corridoi di frontiera per consentire l’evacuazione dei feriti che hanno bisogno di cure mediche avanzate negli ospedali palestinesi in Cisgiordania e Gerusalemme.
Dopo ore di lavoro l’emergenza è rientrata e coloro che occupavano lo stabile sono stati accolti in altre strutture limitrofe.
Le forze dell’ordine hanno ascoltato diversi testimoni che hanno parlato non solo con loro ma anche con i giornalisti accorsi sul luogo.
Questi hanno raccontati di aver sentito le grida delle persone che erano intrappolate all’interno del palazzo però non sono riusciti a prestare loro soccorso perché le fiamme erano molto intense e lo avvolgevano completamente.
All’inizio c’è stato uno scoppio, poi le fiamme al terzo piano e poi il raduno di centinaia di persone in strada che attendevano i pompieri e le ambulanze cercando di dare conforto ai feriti.
Il campo profughi di Jabalia, insieme ad altri limitrofi, è popolato da circa 2 milioni di persone ed eventi del genere purtroppo non sono affatto rari per le pessime condizioni delle strutture ma anche per alcuni comportamenti discutibili.
Le persone che abitano in questi luoghi infatti vivono in condizioni al limite e non dispongono di elettricità, così utilizzano alternative meno sicure per riscaldarsi, immagazzinando gas da cucina, diesel e benzina in vista dei mesi freddi.
In effetti non è il primo evento simile in queste zone ma sicuramente uno dei peggiori.
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